Livorno 25 giugno 2020 – Così Domenico Lucaselli di Federcontribuenti durante l’audizione in Senato nella Commissione industria:
”le P.IVA lavorano di media 12 ore al giorno e a 9,47 euro l’ora dovrebbero produrre un mensile di 2.500 euro vale a dire 100 mila euro di imponibile, è davvero così?”.
La botola della recessione si aprirà a settembre.
Il debito cresce più velocemente divorando i redditi in una spirale senza scampo:
”senza reddito il debito non si ripaga creando una contrazione economica che il governo sembra non in grado di cogliere e di affrontare.
Il modello economico fin qui adottato condanna ad una crisi inevitabile; se poi i tempi di recupero, il periodo compreso tra debito fiscale/ bancario e recupero del reddito, non coincidono per chi ha subito il danno (imprese e lavoratori) il sistema non regge sia dal un punto di vista economico sia sociale e si apre una fase di instabilità di lungo periodo.
Per prevenire tutto ciò è necessario urgentemente intervenire sul prelievo fiscale”.
“Il 68% di prelievo fiscale deve essere reso utile d’impresa al netto”.
Il governo ha concesso 600 di bonus fiscale alle P.iva non tenendo conto che dietro ad ogni P.iva ci sono bocche da sfamare.
Bene avrebbe fatto il Governo ad erogare compensi di sostentamento alle famiglia delle P.iva in base al quoziente.
”Tutta la politica si indigna quando si parla di federalismo, però abbiamo il Federalismo Sociale e nessuno si indigna.
Ogni lavoratore appartiene ad una categoria ed ogni categoria ha i suoi privilegi e i suoi torti e ciò crea diseguaglianze sostanziali che minano il principio Costituzionale di eguaglianza sociale.
In questo periodo pandemico sono emersi i lati discriminatori tra lavoratori; chi ha ricevuto la cassa integrazione e chi non l’ha ricevuta.
Altri hanno ricevuto una Cig pari all’80% dello stipendio, alcuni solo il 40%; chi ha avuto il bonus dei 600 euro e chi non l’ha ricevuto.
C’è stata una categoria di lavoratori che rappresenta una cerniera importante tra le aziende produttrici e il consumatore finale, vale a dire l’agente di commercio, il promotore Finanziario dello Stato e delle aziende produttrici colui che produce gettito IVA e imposte varie per il sostentamento dello Stato.
Questa categoria e stata maltrattata; obbligata a stare chiusa in casa come tutti ma, nel momento in cui si doveva dare sostentamento alla categoria c’è stata una diatriba tra Ministero del Lavoro e INPS.
Nessuno voleva riconoscere il bonus dei 600 euro.
Eppure questa categoria paga circa il 48% in previdenza sull’imponibile tassabile, contro circa il 37% del lavoratore dipendente del commercio; pur versando circa il 10% in più non gli sono stati riconosciuti gli stessi diritti”.
La stessa classe politica al governo si è travestita da promotori finanziari promuovendo iniziative a favorire le banche, umiliando imprese sofferenti; al governo non sanno che liquidità e solvibilità sono due operazioni opposte e che non si equivalgono?
Forse il governo doveva spiegare che questa scarsa liquidità non doveva servire a salvare l’impresa, obbligata al default, ma a pagare le tasse sospese e quelle che verranno.
Però se questa liquidità non servirà a salvare le imprese e quindi non si potrà pagare il debito bancario contratto, chi lo pagherà?
Tutti i contribuenti che dovranno assolvere alla garanzia di Stato.
Il reddito degli italiani è pari a 21.600 euro, Irpef 2019, relative all’anno 2018, pubblicate dal MEF.
Il reddito medio del 2019 sarà dimezzato per gli effetti del covid e ”stanno per arrivare circa 8 milioni di cartelle esattoriali per tributi non versati
954 miliardi di debito fiscale cartolarizzato, e si prospetta un saldo e stralcio per 400 mld di cartelle esattoriali inesigibili;
questo significa che ci sono circa 554 miliardi esigibili; chiediamo chi sono questi esigibili?
Non vorremmo che i contribuenti esigibili siano proprio queste partite Iva chiamate a farsi carico del debito e del mancato reddito”