PCI su interdizioni porto di Livorno
“Non è un caso se il polverone che si è alzato sul porto di Livorno sia avvenuto proprio sul traffico dei ro ro, in cui l’Italia è la nazione con la maggior quota di traffico a livello mondiale e lo scalo labronico è il primo in Italia per tale traffico.
In questi anni grazie alla guerra economica e speculativa che si è scatenata a mare, gli armatori scaricano sui porti, e quindi sul lavoro portuale, i costi e i mancati profitti del loro core business, ricordiamo che Grimaldi è fra chi pensa che i porti non devono guadagnare, con tale tendenza si è modificata la composizione strutturale della filiera che trovava nel 84/94 il suo fondamento legislativo ,con la discesa a terra degli armatori e dei fondi di investimento che comprandosi terminal di fatto stanno privatizzando i porti.
Da questo contesto bisogna partire se si vuole capire quello che accade sulle banchine livornesi, la mancanza di spazi retro banchina che dovrebbero essere generati dalla costruzione della darsena Europa , e l’acquisizione da parte della toremar/moby di ltm autostrade del mare, e quella di sintermar dove all’interno del border vie è anche Grimaldi, essendo da prg quelli gli spazzi adibiti alla movimentazione dei ro-ro, ha fatto sì che gli accosti pubblici 14e/g/f in radice alla darsena toscana diventassero preziosi nelle dinamiche di mercato interne al porto di Livorno.
E’ evidente che per ragioni di spazio che ognuno tiene per i propri traffici e di concorrenza in termini di costi, che vi è un’utilizzazione privatistica della concessione, usata come arma nella guerra commerciale in atto, questo a differenza di quello che accade negli areoporti in cui le compagnie di volo non possono comprarsi o gestire gli scali, che rimangono pubblici.
Quello che ci interessa sottolineare nel caso delle interdizioni, al di là delle vicende giudiziarie, o interpretative della legge, sul come e con quali modalità debbano essere gestiti gli accosti pubblici, è il retroterra culturale sul quale tali vicende poggiano, negli ultimi trent’anni abbiamo assistito al dispiegamento dell’ideologia capitalista per cui solo il privato genera lavoro, e quindi tutto: risorse economiche e leggi devono essere messe a disposizione del mercato e del iniziativa privata che è diventata così il perno sul quale tutto ruota, emblematiche in questi giorni sono state le dichiarazioni del nuovo presidente di assoporti: quando afferma che le autorità portuali sono mediatrici di interessi che si districano fra il rispetto delle leggi e la capacita di non perdere traffici, e come se non bastasse aggiunge ”il punto sostanziale è un altro, bisogna riuscire ad adeguare le leggi perché riescano a marciare alla velocità delle dinamiche di mercato”.
Siamo convinti anche noi che il retro pensiero culturale con cui si sono mossi i vertici dell’autorità portuale, ma più in generale i funzionari pubblici, siano orientati nell’attuazione delle loro funzioni proprio da tale ideologia cosi come afferma il presidente di assoporti, ma è proprio su questo piano culturale e da questa prospettiva che derivano le distorsioni e le contorsioni a cui assistiamo continuamente.
Come Partito Comunista Italiano siamo convinti che sia necessario intraprendere una lunga e continua azione culturale per portare la collettività, i cittadini ed i lavoratori al centro delle logiche delle leggi e delle istituzioni, abbiamo bisogno di riportare al centro dei nostri pensieri l’uomo il cittadino ed introno costruire un mondo a sua misura, crediamo che sia necessario inaugurare un nuovo umanesimo non velleitario fondato sugli interessi dei molti, e che questo non potrà che non passare da una nuova stagione di lotte di classe, di conflitti sociali, per l’emancipazione ed il progresso della società”.
Direttivo Partito Comunista Italiano