Aree pubbliche 17 Marzo 2021

Pedonalizzazione di Borgo Cappuccini, la riflessione di un residente

Livorno, 17 marzo 2021 –

“Giovedi – ci scrive un nostro lettore –  si terrà in Consiglio Comunale una discussione per la pedonalizzazione di Borgo Cappuccini, che ha visto scatenare tanto interesse fra i cittadini del quartiere e non solo. Vorrei pubblicare alcune riflessione dei residenti e ricordare le origini di Borgo dei Cappuccini.

Anno Domini MDCXII.  Da Borgo passava l’antica via di Montenero, divenuta in seguito strada maestra dei Cappuccini

 

popolata e abitata da genti di tutti i mestieri: contadini, corallaie, materassaie, lavandaie, calafati, e tutti i lavori legati al mare, alle barche e alla pesca.

Non mancarono poi i ricchi mercanti stranieri e le loro belle abitazioni, che si aggiunsero a questo borgo nato da umili origini ma già cosi variegato per esperienze di vita e di mestieri, fra diverse culture intrecciate e ricchezze.

Oggi Borgo parla con la voce viva dei suoi abitanti, dei suoi commercianti e delle numerose botteghe; risuonano nella strada le chiacchere allegre delle massaie, di chi la mattina distrattamente s’incontra o il saluto repentino degli amici del bar al motociclista di passaggio.

La strada aperta, ieri come oggi, pulsa ancora come un cuore che trasporta il prezioso ossigeno ai suoi abitanti.

 

La strada aperta di Borgo è un organismo vivo, in simbiosi con i suoi abitanti e le loro vite. Dunque perché chiudere e far morire la strada ?

Gli abitanti abitano in armonia dentro questo organismo urbano sin dalle origini. Una morte annunciata dal Comune come la trasformazione in un macabro salotto sul mare o, peggio ancora, una strada riempita di tavoli fino ai tetti, come suggerisce qualche oste.

Quale retaggio culturale possa aver prodotto tali visioni è un mistero. Se fosse per il fatto di agevolare qualche attività di ristorazione, perché a beneficio solo di pochi e a danno di tutti gli altri ?

Quale ratio legis può suggerire questo? La strada è stata già generosa con la ristorazione, avendo donato loro i  gazebi estivi  installati sulla propria pelle di asfalto.

Non tormentiamo di nuovo la strada come nella passata estate, flagellata e resa sorda dal chiasso, dagli schiamazzi e dagli impianti stereofonici che hanno soverchiato con prepotenza e arroganza le diverse voci e anime del quartiere.

 

Ci domandiamo come abbiano fatto nel passato a vivere assieme tanti mestieri e diverse genti, senza azzannarsi l’uno con l’altro, per accaparrarsi la risorsa della strada.

E poi non saranno le prepotenze o la voce grossa a spaventare le genti Borgo; persone vocianti e chiassose ma di cuore che sanno dare pane al pane e vino al vino.

Superiamo questa emergenza Covid, estirpiamo questo incubo di chiudere la strada di Borgo e ritroviamo tutti assieme la serenità della vita nel quartiere, con la strada aperta che ha portato benefici per secoli alle osterie, ai commerci e agli abitanti del quartiere”.

Lettera firmata

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