Perdita del lavoro e case all’asta: considerazioni e proposte del Sunia Cgil provincia di Livorno
A PROPOSITO DI ASTE IMMOBILIARI. UN’INGIUSTIZIA TROPPO SPESSO LEGATA ALLA FRAGILITA’ DEL LAVORO
Considerazioni e proposte del SUNIA CGIL provincia di Livorno
Livorno 5 gennaio 2020 – La questione delle vendite all’asta delle case pignorate a seguito di indebitamento è una piaga contro la quale non si sta facendo abbastanza. Il lavoro è sempre meno e sempre più precario, ogni giorno licenziamenti e famiglie che cadono nell’indigenza. Da tempo il Sunia provincia di Livorno sollecita interventi ma, a tutt’oggi, solo il Comune di Livorno ci risulta abbia stanziato una cifra per aiutare le famiglie che incorrono in tali situazioni.
Il supporto del Comune di Livorno interviene a pignoramento avvenuto e consiste nella concessione di una cifra per il passaggio in un’altra casa. In alcuni casi può servire, quando magari si dispone di minori entrate familiari ma si ha un lavoro, in tutti gli altri casi è ovvio che nessuno si fiderà a dare in affitto appartamenti a chi ha perduto il proprio, e certo non si va per il sottile a capire ed aiutare.
Secondo fonti del Ministero della giustizia nei prossimi 5 anni si porteranno a termine ben 248mila esecuzioni immobiliari. Si é parlato di un fondo salva-casa che vuole affrontare l’impatto sociale senza penalizzare i diritti legittimi dei creditori. Una sorta di accordo di buona volontà che punta a non far perdere la casa e a non danneggiare le legittime aspettative dei creditori i quali, in media su immobili di medio valore, recuperano non più del 33% del valore del debito, lasciando nel contempo le famiglie gravemente indebitate e senza casa. La proposta del sen. Pesco è interessante ma resta iniziativa tra privati e associazioni no profit e non ha il rango di legge.
Da accertamenti da noi svolti la soluzione della crisi da sovra-indebitamento può consistere oggi, anche in una ristrutturazione del debito che viene però concessa dall’Organismo di Composizione delle crisi da sovra-indebitamento, detto Occ., con sede presso la Camera di Commercio, come da legge del 27 gennaio 2012 n.3. La legge introduce nell’ordinamento italiano tre procedure per la soluzione delle crisi da sovra-indebitamento. L’autorizzazione a concedere tale ristrutturazione viene decisa dalla suddetta Occ composta da avvocati, commercialisti, esperti contabili e notai che ovviamente non tengono conto del problema sociale che rappresenta. Servono quindi interventi sociali da parte di Regioni e Comuni in rete con le realtà territoriali sia di debitori che dei creditori. Le banche certamente sempre meno inclini a concedere crediti, hanno ormai un patrimonio immobiliare immenso di cui, si legge, si stanno interessandosi grandi gruppi speculativi transnazionali…le conseguenze di un mercato di questo genere saranno la perdita della possibilità di regolamentare i mercati immobiliari sia di vendita che di affitto, problema doppio se analizzato insieme alla crisi del lavoro.
Per gli affitti ci sono diverse possibilità e finanziamenti (certo insufficienti data l’ampiezza del fenomeno), per chi ha acquistato invece poco o niente. Pensiamo che si debba dare maggiore attenzione all’unica proposta attualmente in essere, il fondo salva-casa e che i Comuni della nostra provincia si debbono porre seriamente il problema altrimenti i due casi di Cecina, saliti all’attenzione, e i molti altri finiti nell’ombra, ricadranno in ogni caso sulle politiche sociali. Anche le famiglie che hanno potuto acquistare anziché chiedere aiuti sociali hanno diritto, al momento del bisogno, di essere aiutate. In Italia le case di proprietà rappresentano circa il 73% ed è un dato medio alto considerando gli altri paesi europei. Ho verificato, seguendo recentemente un caso, che siamo solo a proposte di principio. Lo stesso proponente del fondo salva-casa, il senatore Daniele Pesco sostiene che non servono leggi, ma reti. Noi non siamo convinti. Servono risorse e regole, il fenomeno è in aumento e presto avremo eserciti di famiglie nella stessa situazione.
La proposta del SUNIA fatta più volte ai tavoli comunali – ma la Regione o lo Stato sarebbero i luoghi opportuni – è quella di pensare a un fondo per acquistare le abitazioni ad un prezzo leggermente superiore a quello stabilito per l’asta, facendo un accordo ragionevole con il creditore, lasciare quindi gli immobili ai proprietari incolpevoli, che pagheranno una sorta di affitto inferiore al mutuo. Se i proprietari riusciranno a tornare solvibili può essere effettuata una ristrutturazione del debito, altrimenti potrebbe essere considerata la possibilità di fare una nuda proprietà in modo che l’immobile, quando non ci saranno più i proprietari, venga acquisito al patrimonio ERP o comunque dei comuni. Un modo per tutelare le famiglie e fare l’interesse dei cittadini.
Patrizia Villa, segretaria Sunia Cgil provincia di Livorno