Cronaca 26 Luglio 2019

“Porti insabbiati dal Ministero”

L'intervista all'ex viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi

Italia – «In questo momento non sembra stiano arrivando dal MIT quelle risposte che il cluster portuale si aspetta. La debolezza del sistema e le fratture intervenute in Assoporti stanno portando a una situazione nella quale, tra inchieste giudiziarie e assenza di scelte politiche, si stanno affidano ruoli sempre più onerosi alla Guardia Costiera. Dubito però che i militari abbiano l’ambizione di fare i commissari nei porti».

Edoardo Rixi, responsabile nazionale trasporti e infrastrutture della Lega Nord, derubrica a fantapolitica tutte le indiscrezioni sulla stampa che attribuirebbero al Governo l’intenzione di affidare alle Capitanerie la vigilanza della AdSP e non usa mezzi termini per descrivere il momento particolarmente critico che sta vivendo la portualità italiana. «Da quando sono andato via – accusa l’ex vice ministro ai Trasporti – l’attività portuale si è bloccata. Siamo finiti nel pantano dell’immobilismo. Non è stato fatto alcun passo in avanti sul terreno delle riforme di cui pure avrebbe bisogno il Paese per rilanciare i propri porti».

Non è tutto. «So che è allo studio l’ipotesi, che giudico estremamente negativa, di smembrare la direzione generale dei Porti: significherebbe andare in controtendenza rispetto alle esigenze non soltanto del settore ma anche dell’intera nazione». Rixi crede invece che si debba procedere nella direzione opposta, ovvero «accentrare nel MIT quelle competenze che un tempo facevano capo al Ministero della Marina Mercantile e che oggi sono distribuite tra i vari ministeri, dal dicastero dell’Ambiente sino a quello dell’Istruzione e dello Sviluppo Economico. Solo così possiamo restituire snellezza e celerità ai procedimenti burocratici quotidiani».

Più in generale, occorre procedere a una puntuale analisi delle criticità dell’ultima riforma portuale: «Avevamo già sviluppato delle idee in proposito e la Conferenza Nazionale dei Porti (indetta a Roma per l’11 e 12 giugno, e poi rinviata dagli uffici del MIT a data a destinarsi a seguito delle sue dimissioni Ndr) avrebbe dovuto costituire in tal senso il primo tavolo programmatico in cui mettere in fila i problemi, confrontarsi e proporre delle soluzioni condivise».

Quella della condivisione è per Rixi una questione fondamentale: «Le idee nascono dall’attenta analisi dei problemi del territorio. Nessuna vera riforma può essere varata e incidere senza il coinvolgimento dei diretti interessati, ovvero delle Autorità Portuali. Purtroppo, si è preferito rinviare la Conferenza sine die: un grande errore e un danno all’economia del sistema. Si è approfittato di una situazione di incertezza per non decidere e tenere tirato il freno a mano».

Nel frattempo il clima in banchina è sempre più teso: tra ispezioni e inchieste, non sono pochi i presidenti di AdSP che si sentono sotto assedio. Anche Assoporti si trova a dover affrontare una crisi interna che minaccia seriamente la sua stessa esistenza. «Tanto le inchieste giudiziarie degli ultimi mesi quanto quelle interne condotte dal Ministero hanno contribuito a seminare una diffidenza totale tra i componenti del settore portuale. E Assoporti, non potendo contare su una interlocuzione costante e articolata con il MIT, ha via via perso la propria funzione di collante, trovandosi in balia di opposti individualismi».

Per Rixi il Ministero vigilante non ha più una visione di sviluppo della portualità: «L’ultima operazione fatta, quella della istituzione dell’AdSP dello Stretto di Messina, è risultata un completo fallimento: i presidenti delle due Regioni interessate, Sicilia a Calabria, hanno appreso della nomina del nuovo presidente direttamente dai giornali, senza alcun coinvolgimento preventivo in Conferenza Stato-Regioni, come peraltro espressamente richiesto dalla legge».

L’esponente leghista chiede un deciso cambio di passo: «Se non sapremo ricostruire il clima di fiducia che è andato perduto in questi mesi, difficilmente riusciremo a tenere unito il settore. Da viceministro avevo lavorato proprio perché il cluster portuale, sia pure con i doverosi distinguo, trovasse un punto di equilibrio attorno ad alcuni temi condivisibili. E ci ero riuscito. Ora provo soltanto amarezza per il tempo perso e il lavoro buttato via».

Marco Casale, Port News