Porto a rischio di forti rallentamenti per la nuove regole sanitarie sul coronavirus
L'ufficio di sanità marittima ha solo sei ore per autorizzare l'ingresso di ciascuna nave. In arrivo però un potenziamento della struttura da 2 a 8 addetti
Livorno -Le nuove norme nazionali per la protezione dei porti dal contagio del coronavirus rischiano di rallentare fortemente l’ingresso delle navi nel porto di Livorno. Vediamo il perchè.
Il ministero della Salute ha trasmesso agli 8 uffici italiani di Sanità Marittima le “disposizioni sull’adozione di misure urgenti relative dall’infezione da nuovo coronavirus (2019-nCoV)”. Il documento stabilisce l’obbligo per “ciascuna nave che comunichi l’accesso in un porto italiano, indipendentemente dalla provenienza, nazionale o internazionale, di richiedere il rilascio della Libera Pratica Sanitaria (LPS) all’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) competente per il territorio. Tale LPS dovrà contenere: a) dichiarazione marittima di sanità, b) copia del certificato di esenzione dalla sanificazione c) lista dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio, d) elenco dei porti toccati negli ultimi 14 giorni.
La Libera pratica sanitaria è un documento di prassi che viene utilizzato di norma solo per le navi di provenienza extracomunitaria; oggi viene esteso a tutte le navi che entrano in un porto, ad eccezione delle imbarcazioni che rientrano dallo stesso porto dal quale sono ripartite come rimorchiatori, pescherecci, pilotine e vessels per il rigassificatore. Secondo fonti della Capitaneria, dovrebbero rientrare nell’esenzione anche i traghetti per l’arcipelago toscano e (forse) quelli per la Sardegna, salvo ovviamente imbarchi imprevisti.
Il problema sta in due punti della normativa. Il primo è legato ai tempi: “La richiesta del rilascio della LPS sarà trasmessa all’Usmaf non prima di sei ore dall’ingresso in porto“. Questo tempo strettissimo è legato al fatto che il tempo tra la certificazione che va tutto bene e il tempo di ingresso in porto deve essere il più breve possibile. Il secondo punto problematico è che i documenti che compongono la LPS devono essere aggiornati per ogni porto in cui scala la nave, dal momento che i passeggeri entrano ed escono, quindi la condizione sanitaria deve essere ogni volta ricontrollata da capo.
Ammesso che il personale medico delle compagnie di navigazioni riesca a compiere tutti i controlli in tempo, il vero collo di bottiglia potrebbe essere proprio l’ufficio di sanità marittima, cui spetta autorizzare l’ingresso in porto. L’ufficio di Livorno, ad esempio, conterebbe solo due persone autorizzate a dare l’ok agli ingressi, anche se si prevede un incremento eccezionale sino a 8 unità. Il caso esemplificativo di questo collo di bottiglia è l’ingresso nave nella mattinata. Se una nave volesse entrare in porto alle 8 di mattina, non potrebbe presentare la richiesta prima delle 2 di notte, ad uffici chiusi. Dal momento che l’ufficio di sanità marittima apre alle 7.30, l’autorizzazione all’ingresso potrebbe slittare di diverse ore, frenando a catena tutti gli ingressi in porto e facendo saltare tutti gli orari programmati per le movimentazioni di merci e passeggeri.
E’ comunque presto per gridare al disastro: il locale ufficio di sanità ha capacità di regolare il dettaglio del proprio lavoro ed è attesa una nota organizzativa proprio per stamattina. Non si esclude che la finestra delle sei ore possa essere derogata o che vengano spalmati funzionari su più turni per far entrare le navi senza attesa: ieri, per esempio, le navi entrate in porto sono state 20 e questo numero dovrebbe essere abbastanza stabile per il medio periodo.