Porto e infrastrutture, per chi sono i benefici? L’intervento del candidato sindaco Cosimi (PCI)
Livorno 6 aprile 2024 – Porto e infrastrutture per chi sono i benefici? L’intervento del candidato sindaco Cosimi (PCI)
“Porto e infrastrutture per chi sono i benefici?
Livorno è una città portuale nel senso stretto del termine. Infatti porto e città sono talmente vicini e connessi da essere un tutt’uno. Questo legame ha plasmato l’essere delle genti di Livorno. Di fatto il porto oltre ad essere il fattore economico principale, è ed è stato con le lotte e le aspirazioni dei lavoratori portuali, anche un fautore della coscienza collettiva operaia cittadina, una cultura questa che data l’involuzione della nostra città si è sempre più rarefatta, ma non e mai venuto meno quel sentimento che ha spinto attraverso battaglie, lotte e rivendicazioni sindacali i lavoratori a difendere e sviluppare il porto giocando anche d’anticipo rispetto a quello che sarebbe stato in seguito lo sviluppo nazionale.
Quindi, è logico essere soddisfatti quando osserviamo attraverso gli organi di stampa che il segretario dell’autorità portuale asserisce che utilizzerà tutti i poteri che la legge gli conferisce per far sì che il terminal tdt, recentemente acquisito da Grimaldi, resti un terminal contenitori.
Da questo punto di vista è importante che venga rispettato il piano regolatore portuale, il quale delimita e disegna l’ambito e l’assetto complessivo e che vi sia un’attuazione dei piani industriali attraverso i quali si rilasciano le concessioni, anche perché l’indebolimento del terminal TDT nel suo core business, significherebbe la perdita da parte del porto di Livorno d’importanza in ambito internazionale , visto che i porti vengono misurati sui contenitori movimentati, ed una loro diminuzione potrebbe portare anche all’uscita di Livorno dalle reti europee Ten T. La preoccupazione è che possa ripetersi quello che è successo per altri terminal che hanno cambiato assetto merceologico dove questo non era contemplato nel piano regolatore portuale.
Piano regolatore portuale che rimane ad oggi disatteso in molte delle sue parti e che ritarda la strutturazione del nostro scalo, si pensi al terminal crociere che prevedeva investimenti ingenti ancora oggi disattesi, la resecazione della calata Pisa lo spostamento in zona Mk dei magazzini forestali, oggi in quella zona di porto abbiamo visto cambiare in maniera preponderante l’assetto merceologico con l’avvento dei ro-ro, aumentando i rischi alla sicurezza in una zona del porto dove si sovrappongono diversi cicli lavorativi in spazi sempre più angusti.
Credo altresì che si debba ritornare invece ad una visione razionale del nostro scalo attraverso una programmazione e pianificazione degli assetti portuali e non più sottostare all’anarchia degli interessi particolari che insistono sul nostro scalo, d’altronde è inopinabile che il nostro scalo soffra di una mancanza di spazi retro banchina, per questo bisogna accelerare la costruzione della darsena Europa e dare risposte concrete allo sviluppo infrastrutturale del porto, bene le opere di mantenimento come lo scavalco e l’ampliamento del canale di ingresso che servono a reggere standard accettabili, ma occorre arrivare al completamento del primo step o versione light delle darsena Europa.
Altro tassello importante che deve essere velocemente raggiunto è l’istituzione della zona logistica semplificata un insieme di agevolazioni finanziarie e facilitazioni burocratiche, volte a velocizzare il flusso delle merci e attrarre nuove aziende, quindi anche la creazione di nuovi posti di lavoro, per una città come la nostra in crisi ormai da troppi anni, rappresenta qualcosa di positivo
Quello che preoccupa però è a chi gioveranno questi investimenti. Visto che l’attuale modello di lavoro portuale che riteniamo insufficiente per affrontare le sfide future, già offre situazioni delicate in termini di rapporti di forza. Oggi infatti con la trasformazione che c’è stata nella composizione datoriale che ha visto arrivare nel nostro scalo grandi gruppi armatoriali e fondi di investimento, c’è da chiedersi oltre a chi anche quanto rimane realmente sul territorio del risultato di questi investimenti, in un porto come il nostro, uno dei porti con più alta produttività e dove il costo del lavoro è fra i più bassi in Italia e quindi dove vi è un maggior sfruttamento della forza lavoro. Chiaramente lo sviluppo auspicato necessario al miglioramento delle condizioni di vita dei nostri concittadini possa essere con le attuali condizioni deviato verso questi grandi gruppi che già in questi anni hanno fatto registrare guadagni record.
Perciò, anche per quella che è la storia di Livorno come dicevamo in apertura, la nostra comunità ha saputo anticipare le trasformazioni necessarie perché le componenti storiche del lavoro portuale rimanessero protagoniste dello sviluppo del nostro scalo conquistando un’egemonia che le ha rese tali nel corso degli anni. Oggi è basilare trovare gli spazi affinché queste componenti possano aprire una discussione sul futuro del lavoro portuale e ciò possa avvenire secondo le esigenze che esistono nella classe lavoratrice, consci che il divenire delle cose che sono in movimento non aspetta chi si attarda.
Livorno ha tutte le caratteristiche perché tale dibattito possa non solo portare a quelle modifiche che sono in discussione a livello nazionale ma che si possa dare soprattutto un apporto innovatore, tale da cambiare radicalmente l’attuale modello di lavoro portuale, prima che siano altri interessi e componenti a realizzare tale cambiamento”.
Lorenzo Cosimi