“Porto presidio di pace”: Livorno Civica espone un sudario in consiglio comunale per ricordare la strage in Palestina
Livorno 29 maggio 2025 “Porto presidio di pace”: Livorno Civica espone un sudario in consiglio comunale per ricordare la strage in Palestina
Livorno Civica è intervenuta in consiglio comunale sulla mozione di Presa in carico dell’impegno del Consiglio Comunale di Livorno che intende il porto come presidio di pace”.
Un telo bianco in segno di pace per dire no a” Livorno porto di guerra” lo hanno esposto i tre consiglieri di comunali di Livorno Civica che a margine del lorogesto simbolico dichiarano:
“E’ fondamentale per noi dare sostegno e contributi affinchè Livorno sia un porto di pace, partendo o ripartendo anche da qua, dal CC, affinchè la Pace sia concepita e praticata dalle città, attraverso forme e prassi di mediazione nonviolenta dei conflitti e sia ispiratrice e modello per le istituzioni anche extra-locali.
Il nostro riferimento e massimo principio ispiratore è sicuramente l’abolizione e il divieto della guerra e delle armi.
Ne conseguirebbe una rifondazione costituzionale dell’ONU e un accreditamento morale, politico e “valoriale” maggiore e migliore da parte soprattutto degli stati cosiddetti democratici.
Come figure presenti all’interno delle amministrazioni locali siamo il livello istituzionale più vicino ai bisogni della cittadinanza, in cui si offrono maggiori possibilità di ascolto e confronto diretto con chi ogni giorno vive il territorio. Per questo sentiamo la necessità di esprimere una profonda preoccupazione per un uso forsennato della forza attraverso le armi.
Per non parlare del profitto legato all’industria bellica e di quanto continuiamo a spendere in armamenti, soltanto il governo Meloni nel 2025 tocca “un record storico con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 (+3,5 miliardi in un anno).
Il trend era ben solido già da qualche anno e sicuramente il balzo tra il 2024 e il 2025 è stato il maggiore dal punto di vista storico, due miliardi.
Spaventa soprattutto il fatto che per comprare nuovi materiali per il nuovo riarmo si parla di 13 miliardi all’anno, mentre cinque anni fa erano poco più di 7. Quindi il balzo è spaventoso ed è quello l’elemento rilevante dal punto di vista politico e delle scelte generali, perché non si tratta di stipendi e di strutture, ma si tratta proprio di acquisto di nuovi carri armati, aerei e navi ed è per questo che sosteniamo convintamente Livorno, porto di pace.
Le politiche di austerity, quando parliamo di spese militari, non valgono più?
Pensiamo agli 800 miliardi che appaiono magicamente (presi anche da quei fondi che dovrebbero proprio servire al welfare) per riarmare gli stati dell’Unione o meglio per armarli di più.
Non abbiamo bisogno di più armi, di più basi militari o di più eserciti, abbiamo bisogno di soldi per finanziare il diritto alla casa, alla sanità, all’istruzione, agli enti locali che in questi decenni sono stati strangolati dai tagli e dai vincoli del patto di stabilità. Abbiamo bisogno di investimenti per ricostruire e fare ripartire un tessuto economico-produttivo messo in crisi, appunto, dalla guerra e dalla chiusura nei confronti di buona parte del mondo.
Possiamo fare qualcosa in tal senso, noi, nel nostro piccolo, qui da Livorno?
Se e come possiamo contribuire a costruire la Pace partendo dal nostro territorio?
Come favorire la città di Livorno come strumento di pace e motore per i diritti umani?
Come dare respiro e gambe a quanto indicato nel nostro programma di mandato e quanto sancito nel nostro Statuto Comunale, al nostro impegno di aderire al Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani?
Sostenere Livorno, porto di pace e accoglienza, è un passo in questa direzione.
La Guerra porta sempre devastazione e tragedie, la Pace, il suo perseguimento e l’ostinata volontà di costruirla sono azioni pratiche e concrete per il progresso e lo sviluppo umano e dei popoli.
Per questo sosteniamo con convinzione la definizione di Livorno come porto di pace.