“Mercoledì 9 maggio abbiamo ascoltato la terza e sesta commissione congiunta sul tema del braccialetto elettronico ai lavoratori AVR dell’appalto di AAMPS.
Vogliamo dirlo chiaramente sia al sindaco Filippo Nogarin, che al gruppo consiliare movimento 5 stelle di Livorno: da parte nostra ma anche di nessuna persona che stia al fianco dei lavoratori, la prosecuzione della linea di AVR sull’uso dei braccialetti ai dipendenti in un appalto di società pubblica, con la vostra complicità e compiacenza, non può essere accettata, oltretutto perché contro la legge. La scenetta nella sala del consiglio comunale di oggi da parte di AVR è stata avvilente per l’intelligenza della nostra città e per i rappresentanti della politica livornese. Le parole risuonate più volte che “con quel braccialetto non è tecnicamente e tecnologicamente possibile controllare lo spostamento dei lavoratori” sono menzogne a cui la giunta non vede l’ora di credere dato che proprio oggi è stato detto che l’uso dei braccialetti è stato chiesto da AAMPS, partecipata al 100% del Comune di Livorno.
Il fatto che gli esponenti delle commissioni della nostra città non siano in grado di capire a livello tecnologico e sindacale cosa sta accadendo, è un problema grave che ricade sull’impreparazione politica presente nelle giunte della nostra città da tempo.
Vogliamo inoltre sottolineare altre considerazioni di tipo strettamente sindacale: AVR ha falsamente sostenuto che non serve accordo sindacale perché si ricade nel 1° comma dell’articolo 4 della legge 300 e non nel 2°. Questa è un’altra falsità che l’assessore al lavoro dovrebbe sapere dato che è stato chiarito anche dall’ Ispettorato Nazionale del Lavoro nella sua Circolare n° 2 del 7 Novembre 2016: http://www.lavoro.gov.it/
dove si legge:
“In linea di massima, e in termini generali, si può ritenere che i sistemi di geolocalizzazione rappresentino un elemento “aggiunto” agli strumenti di lavoro, non utilizzati in via primaria ed essenziale per l’esecuzione dell’attività lavorativa ma, per rispondere ad esigenze ulteriori di carattere assicurativo, organizzativo, produttivo o per garantire la sicurezza del lavoro. Ne consegue che, in tali casi, la fattispecie rientri nel campo di applicazione di cui al comma 1 dell’art.4 L. n. 300/1970 e pertanto le relative apparecchiature possono essere installate solo previo accordo stipulato con la rappresentanza sindacale”.
La giunta comunale a 5 stelle sta chiudendo gli occhi davanti all’illegalità in un appalto di una sua partecipata. Non è possibile far finta di nulla di fronte a questo attacco ai lavoratori che state supportando. Per l’uso di quel braccialetto serve un accordo sindacale che la proprietà si rifiuta di fare.
Come ha giustamente sostenuto anche la CGIL: con una mappa dei cestini e il braccialetto che segna l’orario a cui si è smarcato, si ha chiaramente un controllo a distanza e anche una sorta di geolocalizzazione postuma. E comunque il dispositivo è fornito di sistema GPS. E’ stato inoltre segnalato un problema di igiene per l’operatore che deve avvicinarsi alla parte bassa del cestino che è sempre sporca con il braccialetto, oltre al fatto che lo stesso dispositivo viene usato da più lavoratori. Inoltre pochi mesi fa Aamps ha annunciato il raddoppio dei cestini, ma non abbiamo sentito parlare di altrettante nuove assunzioni.
Non serve purtroppo commentare infine, la ridicola posizione dell’esponente del Partito Democratico Martelli che ha individuato la causa di tutto questo nella raccolta Porta a Porta. I soliti sostenitori degli inceneritori evidentemente continuano a essere fuori luogo e a sostenere le fabbriche di tumori. Anzi segnaliamo che anche il Prefetto di Livorno nella relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sui rifiuti ha sottolineato che grazie al Porta a Porta, Livorno sta rispettando la normativa sulla percentuale minima di raccolta differenziata del 65% (ma vaglielo a spiegare ai piddini…).
Chiediamo pertanto che la giunta o i consiglieri comunali impongano il ritiro dei braccialetti da parte di AVR dato che in un appalto di una società pubblica, non si sta rispettando lo Statuto dei Lavoratori, già molto compromesso dopo l’abolizione dell’articolo 18 e l’introduzione del Jobs Act.
Qui sotto un breve riassunto delle principali dichiarazioni che trovate anche nel video:
La prima è la posizione della giunta tramite l’assessore al lavoro Francesca Martini: c’è stata una rivendicazione sul migliorare il servizio, ma “non l’aver proposto sistemi di controllo fuori dalla disciplina di legge”. E’ stata rivendicata la scelta di migliorare il servizio nel rispetto del diritto di tutti. Poi però l’assessore ha dichiarato come si può sentire dallo streaming della commissione: “il servizio va migliorato nel rispetto del diritto dei contribuenti e dei lavoratori che sicuramente vedono in questo sistema il pieno e sacrosanto rispetto di tutti i diritti riconosciuti dallo statuto dei lavoratori e da tutte le norme attuative”, poi ha definito il dibattito “di strumentalizzazione della posizione dell’amministrazione”, e ha difeso il rappresentante dell’azienda AVR e dando piena fiducia alle sue parole (senza però purtroppo, considerare minimamente le parole contrarie dette dai sindacati e dai lavoratori).
Poco prima era intervenuto infatti Claudio Nardecchia di AVR che ha spiegato che a suo avviso il braccialetto non ricade nell’applicazione del comma 1 dove serve un accordo sindacale, ma nel comma 2 dell’articolo 4 della legge 300. Chiaramente questa frase è assolutamente errata e serve solo ad aggirare l’accordo con i lavoratori e i sindacati nell’uso dello strumento di controllo. Per questo le parole dell’assessore Martini sono state gravi. Il rappresentante di AVR ha preso in giro tutta la commissione quando ha più volte sostenuto che il braccialetto “non è tecnicamente e tecnologicamente idoneo a controllare lo spostamento dei lavoratori”. Poi ha paragonato il braccialetto allo smartphone dicendo che nei telefoni si può disattivare il gps…. Ovviamente sappiamo tutti che le compagnie, le questure, e comunque le autorità risalgono più o meno lecitamente e a posteriori, a ogni spostamento dei nostri telefoni. Non ci poteva essere esempio più infelice. Così come sostenere che l’attivazione è volontaria e quindi “non ricade nella necessità di accordo”, ma se il dispositivo non viene attivato, il lavoratore non avrà smarcato il cestino e sarà passibile di sanzione, quindi anche la volontarietà non sussiste.
Desta preoccupazione che l’ingegner Nardecchia di Avr vada a dire in un’aula istituzionale che il dispositivo non è idoneo per il controllo dei lavoratori. Perchè il dispositivo è prodotto dalla Sensor ID http://www.sensorid.it/index.