Potere al Popolo sulle esternalizzazioni nella sanità
“La DG dell’ASL Toscana Nord Ovest, Maria Teresa De Lauretis, pochi giorni fa ha commentato trionfalisticamente l’esternalizzazione di alcune prestazioni di diagnostica ai privati. I tempi d’attesa sono stati praticamente azzerati e in base a questi risultati vengono annunciate altre esternalizzazioni. Del resto è da un bel po’ di tempo che il presidente della Regione Rossi e l’assessore Saccardi spingono per la privatizzazione della diagnostica e della specialistica, e non solo loro, visto che in Italia il fatturato del privato convenzionato ha ormai superato la metà di quello del settore pubblico (4,6 miliardi di euro l’anno a fronte di 8,8):
Che questo sistema funzioni non è certamente sorprendente: se le poste tengono aperti sette sportelli invece che due è ovvio che sarà molto più rapido pagare un bollettino o spedire una raccomandata.
Ma ci sono diverse domande da porsi, e non si tratta di dettagli di poco conto.
La prima domanda è: quanto costa una prestazione da un privato convenzionato? In un ottimo articolo uscito sul Corriere.it qualche settimana fa (http://www.corriere.it/ dataroom-milena-gabanelli/ sanita-fiume-denaro-privati- convenzionati/f89a4870-0768- 11e8-8886-af603f13b52a-va. shtml), la ex conduttrice di Report, Milena Gabanelli, segnalava che in Italia ai privati convenzionati vengono riconosciuti dal sistema sanitario pubblico rimborsi esorbitanti, addirittura superiori alla tariffa praticata dal privato non convenzionato. Per fare un esempio, una clinica privata fa pagare una prestazione 50 euro (ed evidentemente ci guadagna) mentre le ASL rimborsano al privato convenzionato 60 euro. Secondo la Gabanelli, il rimborso riconosciuto ai privati convenzionati arriva talvolta al triplo del costo effettivo.
Ne consegue un’altra domanda: perché, se il privato ci guadagna, la prestazione non può essere effettuata direttamente dal pubblico alle stesse condizioni? Perché non si assumono operatori e non si tengono aperti gli ambulatori 12 ore al giorno? Molto probabilmente perché nella maggior parte dei casi il privato che eroga le prestazioni è politicamente vicino a chi amministra la sanità (il mondo di un certo privato sociale, le coop, enti religiosi, privati “puri” ecc.) e c’è un interesse trasversale a favorire il privato anziché il pubblico, così come è stato messo in evidenza nel caso del project financing per la costruzione dei nuovi ospedali. La Gabanelli spiega che gli enormi profitti derivanti dalla diagnostica e dalla specialistica vengono poi investiti in attività finanziarie, immobiliari, SPA e resort creando veri e propri imperi economici.
Quindi per valutare l’esternalizzazione di cui parla la DG De Lauretis bisognerebbe comparare i costi dell’erogazione diretta con quelli della prestazione esternalizzata.
Resta comunque sconcertante che chi riveste un ruolo dirigenziale nella sanità pubblica, esulti per l’affidamento di esami a operatori privati. Quel finale “indietro non si torna” è un chiaro sintomo di inadeguatezza rispetto al ruolo rivestito. Sarebbe stata sicuramente più adeguata una dichiarazione di rammarico per l’andamento a rilento della sanità, la lunga attesa per effettuare esami, lamentarsi per la mancanza di medici e strutture in grado di ridurre i tempi di attesa e chiarire che la sanità deve restare pubblica. L’affidamento di alcuni esami a strutture private deve essere solo una breve parentesi emergenziale dovuta alla scarsa attenzione che la politica regionale ha prestato alla sanità facendo lievitare i tempi di attesa per essere visitati e curati”.
Potere al Popolo Livorno