Primo Maggio, la lettera degli Anarchici livornesi
Livorno 30 aprile 2020 – “Il Primo Maggio quest’anno arriva in un contesto particolare: la pandemia dilagante ha fornito alle classi privilegiate e al governo l’occasione per dare fiato alla retorica nazionalista.
Chi sta sul ponte di comando per i propri interessi vuole imporre agli sfruttati miseria, malattia e morte.
Ricordiamo le origini anarchiche di questa giornata.
Il 1° maggio 1886 i lavoratori di Chicago scesero in piazza per ottenere la giornata lavorativa di otto ore.
Il governo si vendicò condannando a morte cinque degli organizzatori: Adolph Fisher, Albert Parsons, August Spies, George Engel, Louis Lingg. Cinque anarchici.
Il Congresso Operaio di Parigi nel 1889 proclamò il Primo Maggio giornata internazionale di lotta in ricordo dei “Martiri di Chicago” e per la riduzione della giornata lavorativa.
L’anno successivo, nel 1890, si celebrò per la prima volta il Primo Maggio e anche a Livorno lo sciopero e le manifestazioni operaie ebbero un grande successo.
In città la reazione repressiva delle autorità non si fece attendere: Pietro Gori fu arrestato come organizzatore e imprigionato nel carcere dei Domenicani.
Ancora oggi il Primo Maggio è in tutto il mondo una giornata di lotta e di festa, e proprio in questi tempi serve per affermare la pratica dell’azione diretta, dell’autorganizzazione, dello sciopero, assieme alla libertà come dimensione collettiva.
Questo periodo ha visto anche un nuovo protagonismo della classe operaia, della classe lavoratrice, che con gli scioperi di marzo e le lotte per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ha tutelato la salute di gran parte della società.
La spinta verso una frettolosa riapertura dei settori produttivi chiusi dimostra che anche nella società contemporanea la forza lavoro è il fondamento della produzione capitalistica.
È la classe operaia che forma il corpo vivo dell’immensa massa di mezzi di produzione accumulati dal lavoro umano, mezzi di produzione di cui i capitalisti si appropriano e che sono ridotti ad uno scheletro in decomposizione senza la presenza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il rallentamento dell’epidemia non ci sarebbe stato senza le lotte spontanee in tante realtà produttive, che hanno costretto il governo a prendere misure di chiusura tardive e parziali.
Oggi che si prospetta una frettolosa e confusionaria riapertura, la tutela della salute collettiva è affidata all’azione diretta e all’autorganizzazione del movimento operaio, il solo che può impedire che la sete di profitto dei capitalisti si trasformi in una nuova tragedia.
È il momento di intervenire in prima persona, di organizzarsi, di attivarsi, di rafforzare le reti di solidarietà per respingere il ricatto della miseria e della disoccupazione.
Il 25 aprile ha dimostrato l’attaccamento diffuso verso una data che ha visto l’insurrezione popolare sconfiggere un governo tirannico, nazionalista e guerrafondaio.
In molte città giovani e meno giovani sono scesi in piazza, prestando attenzione alla salute propria e altrui e sfidando la repressione del governo.
Il Primo Maggio non festeggiamo il lavoro, festeggiamo le classi sfruttate in lotta per la trasformazione sociale, festeggiamo la solidarietà internazionale di chi lotta per la libertà”.
Collettivo Anarchico Libertario Federazione Anarchica Livornese