Prolungamento vita inceneritore: “impianto altamente inquinante, Salvetti e soci non in grado di rispettare il programma elettorale”
"I responsabili di questa gestione fallimentare nel giugno 2024 vadano tutti a casa"
Livorno 18 novembre 2023 – Prolungamento vita inceneritore: “impianto altamente inquinante, Salvetti e soci non in grado di rispettare il programma elettorale”
L’intervento sull’inceneritore del gruppo territoriale M5S:
“Come temevamo da tempo si sta andando verso il prolungamento della vita dell’inceneritore. Questo impianto nocivo e inquinante infatti è attualmente fuori norma, ma Salvetti e soci non sono stati in grado di rispettare il proprio programma elettorale e, dopo infiniti balletti con Regione e Retiambiente, sentenziano in modo ridicolo che comunque l’inceneritore non dovrà andare oltre il 2027, anno nel quale dovrebbe entrare in funzione l’ossicombustore di Peccioli!
Si rimanda così al #doposalvetti ciò che il sindaco aveva promesso in campagna elettorale, cioè di spegnere l’inceneritore entro la fine del 2021, con tanto di firma del protocollo di intesa con Rifiuti Zero.
Nonostante le promesse e le firme poi disattese, nel programma elettorale del sindaco non vi era alcun indicatore temporale preciso per la dismissione dell’inceneritore, della quale si parlava, ma in termini un po’ vaghi:
“Tale percorso di dismissione non potrà essere vincolato a traguardi temporali prefissati senza alcun riscontro oggettivo, ma dovrà essere responsabilmente integrato e attuato di pari passo con la realizzazione di impianti industriali di lavorazione, trattamento e riciclo – nell’ambio del distretto di economia circolare che vogliamo realizzare a Livorno – e per i quali sussistano prospettive concrete di sviluppo.”
Dismissione dell’inceneritore sì, nel corso dei 5 anni di mandato 2019-2024, ma senza indicare esattamente quando.
Successivamente, nel Documento unico di programmazione la giunta ha scritto- e il consiglio comunale ha approvato-che l’inceneritore sarebbe stato spento entro la scadenza dell’Autorizzazione integrata ambientale, cioè entro fine ottobre 2023.
Questo intendimento è stato reiterato negli anni, nonostante la raccolta differenziata stesse calando vertiginosamente (ormai siamo a oltre 10 punti percentuali in meno rispetto al 2019) e nonostante non ci fossero progetti alternativi e ambientalmente più sostenibili del bruciare i rifiuti. AAMPS ha quindi navigato a vista fra opposti indirizzi politici all’interno del PD per 4 anni e mezzo.
Il sindaco però, fino a un certo momento, ha continuato a spergiurare che l’inceneritore sarebbe stato chiuso entro quei termini: fine ottobre 2023. Se non che, ad un certo punto, si è cominciata a ventilare l’ipotesi secondo la quale ci sarebbe stato bisogno di qualche mese in più e che magari saremmo arrivati a fine anno, ma che comunque entro il 31 dicembre la chiusura sarebbe stata certa.
La città avrebbe salutato il 2024, anno delle elezioni comunali, senza più l’inceneritore, con l’aria più pulita, la gestione dei rifiuti più efficiente e naturalmente tutti i lavoratori impiegati nell’impianto inquinante sarebbero stati ricollocati ad altre funzioni meno dannose per la loro salute.
Ad oggi possiamo invece dire che l’autorizzazione è effettivamente scaduta il 31 ottobre 2023, ma l’inceneritore è ancora in funzione, il comune e la regione incredibilmente tergiversano ancora e di fatto una nuova autorizzazione formalmente non c’è.
Questo accade anche se il comune ha chiesto che la regione autorizzasse il proseguimento dell’attività dell’impianto, naturalmente in barba al programma elettorale votato dai cittadini livornesi e alle promesse fatte in campagna elettorale.
Ma la cosa più triste è che Salvetti, Cepparello e Simoncini non intendono assumersi alcun tipo di responsabilità a fronte di questo cambio di rotta, rimpallando tutto alla regione (che deve autorizzare o meno) e a Retiambiente (che deve decidere se economicamente conviene di più tenere l’impianto acceso o se spegnerlo).
Alcune domande sorgono quindi spontanee:
-ma in tutti questi anni non è stata ancora fatta una stima di quanto costi spegnere l’inceneritore (alle condizioni attuali) rispetto a tenerlo acceso, adeguandolo con il cosiddetto “revamping” (questa seconda opzione sappiamo che costerà ai livornesi oltre 11 milioni di euro)?
-chi pagherà per questa gestione vergognosa dei rifiuti, in termini ambientali ed economici?
– che certezza c’è che l’ossicombustore di Peccioli apra nel 2027?
-che senso ha indebitarsi per l’ ammodernamento (che poi sarebbe provvisorio) di un impianto cinquantenne da chiudere poi definitivamente? I costi del debito, con i suoi interessi – al momento alti – farebbero schizzare la Tari. Cui prodest?
– Si intende lasciare tutto ciò alla futura amministrazione o si deciderà di fare un po’ di chiarezza?
Sappiamo già che non otterremo risposte soddisfacenti a queste domande ma ci auguriamo che tutti i cittadini livornesi non paghino per questa situazione inammissibile e che i responsabili di questa gestione fallimentare nel giugno 2024 vadano tutti a casa”.