Cronaca 10 Giugno 2022

Quale futuro per il lavoro portuale? Le riflessioni del PCI Livorno

porto-gru-container-1Livorno 10 giugno 2022

Il PCI Livorno interviene su situazione Alp e lavoro portuale:

L’epoca in cui viviamo ha riacceso, dopo anni di pensiero unico in un modo unipolare ad egemonia liberare, una dialettica e riaperto prospettive con cui interpretare il molteplice che la realtà e la storia ci pongono d’avanti.

E’ in dubbio che la guerra cosi come la crisi pandemica, quella capitalistica e l’ascesa di nuove economie stiano mutando il quadro globale, rendendolo instabile e in continuo movimento, tanto che il domani non potrà più essere uguale a ciò che era ieri e la globalizzazione a guida occidentale che abbiamo conosciuto sino ad oggi, con la sua struttura logistica e destinata a modificarsi radicalmente.

Ed è in questo quadro di mutevole incertezza che si inseriscono i porti, come nodi della catena logistica globale, ed in particolare lo scalo labronico, che fa parte dalla catena logistica europea Ten T.

Il modello di lavoro portuale è elemento cardine sul quale poggia lo sviluppo dell’economia marittima, la legge 84/94 che ne regola le dinamiche, nasce all’indomani della fine della contrapposizione tra due diversi sistemi economici e la formazione di un mondo unipolare basato sulla centralità del mercato e della libera impresa e della libera concorrenza, che vede nella deflazione salariale il perno sul quale innescare la competitività e la crescita economica, essa recepisce pienamente questa impostazione, dove ciclicamente i prestatori di manodopera che operano in appalto, e il pool creato per i picchi di lavoro storicamente insiti nel lavoro portuale, entrano in crisi, scaricando i costi di fallimentari gestioni sulla collettività, lo dimostrano le diverse leggi che si sono susseguite negli anni, ( un metodo di fare impresa tutto nostrano dove i costi li paga lo stato e i profitti si privatizzano ).

Anche il nostro scalo, con le sue peculiarità rispetta pienamente queste dinamiche

 

Anzi in alcuni casi e stato anticipatore di distorsioni ricercate nelle pieghe della legge per acuire ed incentivare la natura classista della normativa e la concorrenza al ribasso tariffario:

Introducendo il subappalto che non trova riscontro nel 84/94, nell’uso eccessivo degli straordinari, nei mille rivoli dei contratti a tempo, par time, apprendistato, ecc.ecc.

 

Tutti espedienti volti a saturare i picchi di lavoro e ridurre l’utilizzo dell’art 17, unico elemento della legge che per sua natura ha una tariffa decisa dell’ente preposto e rimane fuori dalle dinamiche della deflazione salariale tanto care alla Confindustria e le associazioni datoriali, che a più riprese hanno ribadito la necessita del mantenimento e salvaguardia di questo modello di lavoro.

Per tali motivi come Partito Comunista Italiano esprimiamo preoccupazione rispetto alle ultime notizie che ci giungono sul art 17:

il mancato inserimento dei lavoratori di Intempo nell’organico Porto, le richieste di assunzione fatte agli art 16 da parte di ALP, il rinnovamento al vertice, di una gestione che sebbene all’interno del modello attuale, aveva prodotto una stabilizzazione di questa azienda, e l’assenza di una comunicazione sulle prospettive di sviluppo e di progettualità, ci fanno credere che si pensi a questa azienda come elemento di ammortizzazione sociale all’interno del porto, calmieratore delle distorsioni prodotte da questo sistema, dall’autorità preposte e dalla comunità portuale, ancora una volta nella politica livornese che gestisce l’apparato burocratico e si pone come intermediatrice della istanze padronali, siamo ancora al tutto cambi perché nulla cambi.

Oggi rispetto alla mutabilità che i tempi ci pongono, al gigantismo navale che sempre di più accresce la capacità di stiva ed intensifica i picchi di lavoro; avremmo bisogno di pensare a modificare il modello attuale perché esso possa essere in grado di affrontare le sfide del futuro, portando al centro un nuovo umanesimo che rompa con la centralità del mercato e della competizione sullo sfruttamento intensivo della manodopera, sia dal punto di vista dei carichi di lavoro che salariali.

Mentre come abbiamo visto la controparte di classe modifica di fatto continuamente in suo favore gli assetti sulle banchine, avremmo bisogno di pensare ad un modello di lavoro che tenga presente il quadro globale e le sfide che ci si pongono davanti di cui l’art 17 essendo per sua natura elemento di flessibilità del lavoro portuale e di fatto elemento imprescindibile, abbiamo bisogno di inserire nel apparato economico elementi di socialismo, dobbiamo rivalutare quella che un tempo veniva definita come riserva del lavoro portuale.

Quello che manca però a nostro avviso in questa discussione è la voce dei lavoratori che orfani di una programmazione che sappia promuoverne le istanze, restano sempre più isolati e divisi,

ognuno impegnato a difendere il proprio spazio, senza una capacità oggettiva di visione d’insieme, questo per l’egemonia culturale liberale che ci ha reso tutti individui, isole distanti gli uni dagli altri, dobbiamo reimparare a essere collettività solidale e cosciente della propria forza e della proprie idee, che devono penetrare all’interno di questo sistema, dobbiamo reimparare a essere classe.

Per questi motivi come Partito Comunista italiano riteniamo opportuno che si aprano spazi di confronto fra i lavoratori ed esortiamo i nostri iscritti, i simpatizzanti e tutti i lavoratori portuali, a partecipare alla riunione indetta da USB di Lunedi 13 alle ore 17:00 in fortezza vecchia, affinché attraverso il dialogo e il confronto si costruisca l’unità dei lavoratori, perché essi possano tornare a svolgere un ruolo da protagonisti nello sviluppo del nostro porto, promuovendo e attualizzando la propria visione di società.

In fine esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori di ALP in lotta e la nostra vicinanza per le giornate di sciopero indette dalla RSU aziendale.

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