Recuperata tartaruga marina intrappolata in una rete alla Meloria
L'animale è stato trasferito per le cure all’Acquario di Livorno
Livorno – Nella mattina di domenica 2 dicembre ARPAT, su segnalazione di un pescatore di Livorno, ha attivato la Capitaneria di Porto per il recupero di un esemplare di tartaruga marina rimasta intrappolata nelle reti da posta. L’esemplare è stato trasferito nelle vasche curatoriali dell’Acquario di Livorno per verificarne lo stato di salute.
Si tratta dell’ottavo recupero di un esemplare di tartaruga viva ed ospedalizzata avvenuto nel 2018, fatto che conferma il buon funzionamento della rete regionale per il recupero di cetacei, tartarughe e grandi pesci cartilaginei spiaggiati o catturati accidentalmente in Toscana – che conta 44 recuperi nell’anno – costituitasi nel 2007 e consolidata in questi anni grazie alle attività di coordinamento della Regione Toscana e al suo Osservatorio Toscano per la Biodiversità (OTB) di cui alla L.R. 30/2015 (ex Osservatorio dei cetacei)
All’interno di questa rete, e nell’ambito di una procedura standardizzata di intervento, ARPAT riveste un ruolo di coordinamento tra le diverse parti interessate e, subito dopo la segnalazione del pescatore, ha attivato la Capitaneria di Porto di Livorno per il recupero della tartaruga marina. L’esemplare è rimasto intrappolato nelle reti da posta all’imboccatura nord del porto labronico, a circa 1 miglio di distanza dalla costa in direzione Secche della Meloria, ed il pescatore, Umberto Di Meglio se ne è accorto intorno alle ore 7,00 quando stava salpando le reti a bordo del suo peschereccio, il “Ruela”. La tartaruga, un animale di circa 15 kg di peso e lungo 65 cm (59 cm del solo carapace), era ancora viva ed abbastanza reattiva, non riportava segni evidenti di ferite o lesioni sul carapace; si è ritenuto comunque utile trasportare la tartaruga nelle apposite vasche curatoriali dell’Acquario di Livorno.
Il pescatore era informato sulla procedura da seguire per aiutare la tartaruga marina pescata accidentalmente grazie anche alla campagna di informazione promossa dalla Regione Toscana e dal suo OTB ed in particolare dalla Guida per i pescatori (Pubblicazioni e brochure).
Il trasferimento è avvenuto grazie agli uomini e ai mezzi della Capitaneria di Porto che, appena allertati, hanno operato, come sempre, con grande tempestività.
Al suo arrivo presso l’Acquario di Livorno, la tartaruga è stata prontamente accolta dallo staff acquariologico e veterinario della struttura. L’esemplare si mostrava emaciato, senza presentare lesioni evidenti su carapace e piastrone. Dall’esame radiografico non si evidenza la presenza di corpi estranei metallici, quali ad esempio ami da pesca ecc.
In attesa dell’esito degli esami diagnostici effettuati, l’animale sarà ospitato all’interno della struttura dove seguirà le dovute cure da parte dello staff dell’Acquario di Livorno.
Caratteristiche dell’esemplare all’arrivo
Si tratta di un esemplare femmina di tartaruga Caretta caretta, presumibilmente femmina
Peso all’arrivo: 15kg
Lunghezza carapace: 65 cm
Larghezza carapace: 47 cm
La Caretta caretta, abita tutti i mari delle regioni temperate, ed è sostanzialmente piscivora. Vive in mare aperto, ritornando sulla terraferma solo per il fondamentale e delicato momento della deposizione, quando predilige spiagge in prossimità di coste rocciose, con fondali sufficientemente sicuri e ricchi di risorse alimentari
Tutte le tartarughe marine sono tutelate dalla Convenzione di Washington (C.I.T.E.S, la convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione), la cui applicazione è affidata e coordinata a livello nazionale dal Servizio C.I.T.E.S. del Corpo dei Carabinieri. Questi animali, spesso subiscono danni e sono sottoponibili a ricovero per varie cause, tra le principali:
– interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti (possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali);
– ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica, forse scambiati per meduse (parte della dieta naturale di questi rettili) o semplicemente perché disponibili in movimento nella colonna d’acqua;
– impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo (più di rado altrove);
– inquinamento con petrolio
La Guardia Costiera ricorda che tutte le comunicazioni, per segnalare ogni tipo di emergenza in mare, comprese le situazioni riguardanti i mammiferi marini o le tartarughe bisognose di assistenza, possono essere effettuate tramite il numero blu 1530, gratuito ed attivo su tutto il territorio nazionale, 24 ore su 24, che permette di contattare la Capitaneria di porto più vicina, per un intervento immediato. In questo modo verrà prontamente allertata la rete di recupero che fa capo all’Osservatorio Toscano della Biodiversità dando così avvio a tutte le procedure necessarie soprattutto per definire a quale istituto affidare l’animale per le eventuali cure.