Referndum inceneritore, Rifiuti Zero: “5 domande a Comune e promotori”
Le 5 domande di Rifiuti Zero a Comune e promotori del referendum
“Non abbiamo condiviso, alla vigilia delle elezioni comunali di due anni fa, l’iniziativa di chi ha voluto promuovere un referendum propositivo sul tema inceneritore e impianti di gestione dei rifiuti, scegliendo invece di sottoporre ai candidati a sindaco un protocollo che li impegnava a scelte concrete e coerenti con la strategia Rifiuti Zero, compreso ovviamente lo spegnimento dell’inceneritore.
L’attuale Sindaco era tra i candidati che sottoscrissero quell’impegno ed in questi due anni abbiamo verificato che le sue scelte e gli atti relativi alla materia fossero in tal senso coerenti. Il piano industriale di Aamps prevede lo spegnimento dell’inceneritore in coincidenza con la data di scadenza della sua autorizzazione (ottobre 2023) ed investimenti per un impianto di trattamento dei rifiuti organici, anche finalizzato al mantenimento dei livelli occupazionali dell’azienda.
In questo quadro la scelta di voler comunque insistere con un referendum propositivo che, relativamente allo spegnimento dell’impianto, risulterebbe di fatto solo confermativo di una scelta già assunta dal Comune, appare francamente poco comprensibile.
Ma il quesito presentato chiede invece anche significativi investimenti al Comune, per “nuove attività di trattamento dei rifiuti”, molto superiori a quelli previsti nel citato piano industriale di Aamps. Ne consegue una formulazione del quesito lunga e difficilmente comprensibile, assai lontana dalle caratteristiche di “brevità, chiarezza ed univocità” richieste dallo Statuto comunale.
Appare così evidente quanto lo strumento referendario sia poco adatto a richiedere l’espressione dei cittadini su temi troppo complessi per essere sintetizzati in un quesito vincolato ad un sì o un no. In sostanza si chiede ai cittadini l’assenso “al buio” ad un nuovo piano industriale probabilmente noto solo a chi ha scritto il quesito, viste le ambigue ma “rivelatrici” cifre indicate (da 10 a 49 milioni di euro, ricavo da 1 a 5 milioni, quantitativi intorno alle 650 ton/giorno, fino ad 80 posti di lavoro, avvio delle procedure spegnimento dell’inceneritore entro il 30/09/2022).
Supponendo che il quesito, in larga parte modificato rispetto a quello originario nel 2019, sia frutto di un confronto con il Comune che ne ha sancito l’ammissibilità, chiediamo pubblicamente all’amministrazione comunale e ai proponenti di chiarire:
1) come è possibile che nel quesito si chieda al Consiglio Comunale di “decidere” l’immediata creazione di nuove attività di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani per quantitativi di gran lunga superiori al fabbisogno comunale, quando tale organo non è competente a definire la dotazione impiantistica a livello di ATO, né ad autorizzare la costruzione e l’attivazione degli impianti;
2) quando verranno presentati il progetto ed il relativo piano finanziario, dato che le cifre indicate di maggiori spese e di presunta copertura delle stesse rivelano un progetto industriale che non può essere descritto solo da titoli o schemi, ma deve essere con trasparenza presentato ai cittadini a cui si chiede di condividerlo con una risposta univoca. Attualmente molti impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB o “fabbriche dei materiali”) sono a servizio di inceneritori ed altri impianti di combustione (molto inquinante) del CSS (combustibile solido secondario) prodotto dalle “fabbriche dei materiali”. Un impianto del genere è stato progettato anche all’interno della discarica di Scapigliato, un altro anche a Colleferro (provincia di Roma), per produrre CSS da bruciare in cementifici e centrali elettriche. Ad assistere alla presentazione del progetto c’era anche l’avvocato Cerroni, proprietario della mega-discarica di Malagrotta, intenzionato a modificare il suo gassificatore in un impianto di produzione di metanolo, similmente alle intenzioni espresse da ENI per Stagno;
3) dato che si indica per la copertura dei costi un ricavo annuo da 1 a 5 milioni di euro, è evidente che l’investimento iniziale dovrà essere coperto con un finanziamento pubblico dello Stato o della Regione (che non possono certo essere costretti a farlo dal Consiglio comunale), oppure con il contributo di soggetti privati (quali soggetti?), oppure mediante mutui bancari: come si concilia questa eventualità con quanto disposto dallo Statuto comunale, che vieta la celebrazione di referendum su provvedimenti “inerenti l’assunzione di mutui”?
4) rispetto al quesito originario, che chiedeva lo spegnimento dell’inceneritore entro il 31/12/2021, quello attuale si limita a chiedere solo l’avvio (anziché la conclusione) delle procedure di spegnimento “entro il 30 settembre 2022”: quale strategia o progetto giustificano l’indicazione di tale formulazione?
5) considerando che il risultato del referendum non vincola comunque il Consiglio Comunale ad approvare la proposta, chiediamo all’amministrazione comunale di far sapere da subito ai cittadini cosa ne pensa del quesito, visto che ha presentato insieme al Comune di Capannori un diverso progetto (che abbiamo valutato positivamente) per la riconversione impiantistica di Aamps, che a fronte della chiusura dell’inceneritore nel 2023 dovrebbe garantire i posti di lavoro, limitandosi a trattare la frazione organica con modalità già previste dalla pianificazione territoriale, a fronte di capacità ed investimenti molto più contenuti.