Politica 26 Agosto 2020

Regionali, Rossi (Toscana a Sinistra): “Lo scenario della sanità a Livorno, alcuni dati preoccupanti”

Livorno 26 agosto 2020 – Oriana Rossi  candadata nella lista livornese di Toscana a Sinistra per le prossime regionali e la sanità a Livorno:

“Lo scenario della sanità a Livorno: alcuni dati preoccupanti

 

Regionali, Rossi Toscana a Sinistra Lo scenario della sanità a Livorno alcuni dati preoccupanti

Oriana Rossi (Toscana a Sinistra)

I tagli subiti la sanità pubblica negli ultimi 20 anni sono purtroppo evidenti a tutti ma la Regione Toscana, sotto la guida del PD; ha deciso ulteriori drastici tagli attraverso alcune riforme tese alla “razionalizzazione” del sistema sanitario regionale.

Oltre alla aziendalizzazione delle unità sanitarie locali il governo toscano, per ulteriori risparmi:

ha voluto infatti realizzare un accorpamento delle USL he da 12 sono passate a 3

 

Ovvero da valenza territoriale provinciale a valenza territoriale di area vasta mettendo insieme realtà locali estremamente diverse tra loro.

Infine con la stessa norma ha creato i presupposti per un cosiddetto privato “sociale“ convenzionato. 

Queste strutture sono in grado di competere con le strutture pubbliche dissanguandone le già scarse risorse.

 

Questo pacchetto, approvato dalla maggioranza PD al governo della regione Toscana con un provvedimento del 28 dicembre 2015, ha evidenziato:

la totale assenza di considerazione delle 55 mila firme raccolte per la richiesta di referendum abrogativo.

La realtà livornese presenta alcuni bisogni specifici. Bisogni mai presi in considerazione dalle politiche socio sanitarie regionali che tengono conto nelle attribuzioni economiche alle singole Aziende USL solo delle quote capitarie; ovvero legate al numero degli abitanti, ma non sulla base delle necessità sanitarie vere come il numero di malattie croniche, tumorali, mentali etc. tra i cittadini di una determinata area.

A questo proposito è utile citare una recente indagine del sole24 ore in epoca pre covid.

Secondo l’indagine la qualità della sanità della provincia di Livorno risulta in modo preoccupante molto bassa posizionandosi 102° su 107 nella classifica totale.

Livorno risulta la penultima provincia per numero di geriatri, 91° su 107 totali province per pediatri e 97° per medici di base. Inoltre il numero dei posti letti è risultato insufficiente se rapportato al numero degli abitanti posizionandosi 98° per ricettività ospedaliera e ultima in Toscana.

Altri parametri evidenziano un numero elevato di diabetici attraverso l’analisi dell’alto consumo per quantità di antidiabetici (95°).

Particolarmente rilevante la mortalità per tumore (91°) e per infarto nonché per altri criteri di salute considerati come:

il consumo di farmaci antipertensivi e antidepressivi, speranza di vita e malattie respiratorie.

Tali pessimi risultati sono legati indubbiamente a:

un servizio sanitario pubblico impoverito che non riesce a far fronte alle necessità di questo territorio;

ad un cattivo stato di salute dei Livornesi.

Quali siano i motivi per cui i livornesi si ammalano di più di malattie croniche anche gravi può dipendere oltre che dall’invecchiamento della popolazione, non difforme peraltro dal resto della Toscana, da vari fattori, tra cui un alto tasso di inquinamento ambientale associato a livelli preoccupanti di disoccupazione e povertà, soprattutto nei quartieri nord.

In questi quartieri in modo particolare risulta significativo il cosiddetto indice di deprivazione legato a situazioni di povertà.

 

Situazioni che contribuiscono a una maggiore incidenza di malattie croniche come quelle respiratorie, cardiache, metaboliche nonché tumorali.

Questi dati sono purtroppo noti a tutti e presentati in studi epidemiologici pubblicati a livello nazionale e finanziati dal Ministero della Salute come lo studio Sentieri, il cui ultimo aggiornamento è del 2014.

Il programma di Toscana a sinistra vuole ribaltare questi concetti e ripartire da una sanità che sappia individuare e disporre delle necessarie risorse basate sui bisogni.

 

In particolare occorre incrementare le azioni di prevenzione ma anche incrementare una medicina territoriale che possa contribuire a promuovere la salute e a evitare quei dati preoccupanti soprariportati”.

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