Ambiente 25 Gennaio 2023

Rifiuti zero: “Aamps, i numeri sono allucinanti e comunque non tornano!”

Livorno 25 gennaio 2023

“Aamps, i numeri sono allucinanti e comunque non tornano!”

Dopo la presentazione delle previsioni di bilancio e del piano del personale di Aamps c’è di che rimanere esterrefatti”.

Lo afferma il Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno che spiega:

“La lettera presentata da Aamps al Comune lo scorso dicembre contiene dati incredibili, che conferma al 100% il contenuto della nostra segnalazione alla Guardia di Finanza ed alle altre autorità.

Vengono previsti fino a 1,5 milioni di euro di maggiori costi annui da sostenere per l’internalizzazione del servizio di spazzamento.

Significa che, assumendo i 96 dipendenti di AVR, il Comune di Livorno dovrà corrispondere ad Aamps 1,5 milioni in più ogni anno.

Soldi che il Comune dovrà spalmare sulle bollette della TARI.

Il tutto a fronte di una situazione in cui Aamps ha già oggi molti più dipendenti rispetto alle altre aziende del gruppo Retiambiente, per non parlare della clamorosa auto-denuncia contenuta nel piano di concordato, che parla di “utilizzo non produttivo del personale” e di un “sovradimensionamento” dei dipendenti esterni, a proposito delle principali cause della crisi finanziaria.

Il problema dell’aumento della TARI è stato rinviato per ora di un anno da Aamps, che ha rimandato l’internalizzazione al febbraio 2024, giustificandosi con la necessità di acquistare nuovi camion (altri costi).

Ciononostante, Aamps ha richiesto di prolungare la vita dell’inceneritore di due mesi, oltre la scadenza dell’autorizzazione ambientale, dicendo che servirebbe per mantenere in equilibrio il bilancio 2023 messo a rischio dalle maggiori spese per l’internalizzazione dello spazzamento.

Spese in realtà inesistenti, visto che l’appalto con AVR è stato prorogato fino al 2024. A che gioco giochiamo?

Ovviamente dopo la chiusura dell’inceneritore, anche volendo credere alla favola degli utili prodotti dall’impianto, la TARI andrà comunque aumentata, a causa delle spese folli sul personale, da pagare con denaro pubblico.

A quanto pare, mentre ci si preoccupa tanto degli equilibri di bilancio quando si tratta di chiudere un impianto, che la stessa Aamps denuncia in perdita almeno dal 2011, se si tratta invece di spendere 1,5 milioni in più all’anno, a parità di servizi, allora l’equilibrio di bilancio non conta più: si fa un po’ di cassa con l’inceneritore (ma non è vero) e poi si aumenta la TARI.

A proposito di inceneritore: tutti i mega-utili di cui si è parlato nel 2022, quelli prodotti grazie alla tariffa “di guerra” per la vendita di energia elettrica, pare siano spariti dal bilancio, che si è chiuso con un modesto avanzo, in linea con gli anni precedenti. Probabilmente la guerra e l’inflazione, oltre ai ricavi, hanno fatto lievitare anche i costi (come avevamo previsto). Oppure tutti quei milioni sono andati a “calmierare” i rapporti tra Aamps, Comune e Retiambiente.

In ogni caso, Aamps ha previsto per il 2023 ricavi dall’inceneritore per 9,4 milioni, cioè meno dei 9,6 milioni incassati due anni fa, prima della guerra e dell’esplosione dei prezzi dell’energia.

Qualcuno dovrebbe dare una spiegazione, visto che per il 2023 si parla di pagare le maggiori spese per l’internalizzazione dello spazzamento (spostate in realtà al 2024) con gli extra ricavi dell’energia prodotta dall’inceneritore. Ma a bilancio non risultano.

Ricordiamo che Aamps ha presentato a luglio una media dei costi annuali di funzionamento dell’inceneritore di 11 milioni di euro (cioè poco più di 900mila euro al mese) lamentando, a fronte dei circa 9 milioni di ricavi, una perdita annua di oltre 2 milioni di euro. Perdite già segnalate ufficialmente nel piano di concordato.

Adesso la stessa Aamps ci comunica che, lasciando acceso l’inceneritore due mesi in più nel 2023, i ricavi aumenterebbero di 1,4 milioni ed i costi invece lieviterebbero di soli 160mila euro (cioè 80mila euro al mese). Come è possibile che a luglio l’inceneritore sostenesse costi per 900mila euro al mese e invece ora la spesa si sia ridotta ad 80mila euro al mese?

Tutto ovviamente senza contare le spese di ammodernamento da sostenere nel 2023, necessarie per consentire una proroga autorizzativa oltre il mese di ottobre. A meno che la salute dei livornesi per qualcuno non conti veramente nulla, lasciando che un impianto continui a lavorare senza rispettare i migliori requisiti attualmente disponibili.

Dunque, mentre si prevede di aumentare il costo del servizio di 1,5 milioni l’anno per internalizzare lo spazzamento, si cerca di prolungare la vita dell’impianto, sostenendo che produce utili ma al tempo stesso presentando cifre incomprensibili che non riescono a dimostrare nulla.

Tragicomiche anche le dichiarazioni a proposito del futuristico impianto di Peccioli, che dovrebbe sostituire il ricorso all’incenerimento nell’area vasta.
In realtà, già oggi gli impianti di Retiambiente sono in grado di ricevere quanto attualmente viene trattato a Livorno, come dimostra l’assenza di qualsivoglia emergenza durante le lunghissime fermate dell’inceneritore per riparazioni e manutenzioni.

Non c’è bisogno di aspettare la realizzazione dell’impianto di Peccioli (nel 2026?), che non sarebbe altro che un inceneritore mascherato e verrebbe probabilmente utilizzato per importare rifiuti dalle zone fiorentine: ALIA, azienda che gestisce i rifiuti di Firenze e che è già partner dell’azienda Belvedere di Peccioli, dopo aver fallito nella costruzione di un inceneritore a Sesto Fiorentino, ha provato a spedire tutto a Livorno nella raffineria ENI (il cosiddetto “gassificatore”) e magari ci riproverà con Peccioli (il cosiddetto “ossicombustore”).

L’inceneritore di Livorno tratta attualmente circa 60mila tonnellate l’anno di rifiuti di tutta la Toscana costiera, destinati a ridursi almeno della metà (con l’ulteriore aumento della raccolta differenziata e del riciclo). Materiale che, ulteriormente lavorato negli appositi impianti TMB, non lascerà allo smaltimento che poche migliaia di tonnellate all’anno.

Sulla base di queste previsioni, già pianificate dalla Regione, come possono raccontarci che è “necessario” per Retiambiente costruire un nuovo inceneritore a Peccioli con una capacità di 160mila tonnellate/anno, cioè quasi il triplo di quello Aamps?

E’ molto probabile che servirà invece per importare rifiuti da Firenze e perfino da fuori Toscana, facendo il solito business pubblico-privato a spese dell’ambiente. Peccioli non c’entra nulla con l’inceneritore Aamps, i cui lavoratori tra l’altro dovranno essere ricollocati nei nuovi impianti di riciclo a Livorno, non certo trasferiti a Peccioli.

Assurda infine anche la “gara internazionale” di Retiambiente per stabilire dove collocare i rifiuti nel caso di chiusura dell’inceneritore, visto che finora, durante le fermate per manutenzione (che possono durare anche interi mesi), venivano semplicemente distribuiti negli impianti di Retiambiente, ampiamente sufficienti. A che serve una “gara internazionale”, se hai già gli impianti necessari sul territorio e sono di tua proprietà?

Ovviamente abbiamo già chiesto un incontro urgente al Sindaco, ritenendo molto grave la diffusione di informazioni così inquietanti. Inoltre non mancheremo di aggiornare con questa nuova documentazione la Guardia di Finanza e le altre autorità di controllo.

 

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