Rifiuti Zero: “Tutte le gaffe del Vescovo sul mega inceneritore Eni”
Livorno 02 gennaio 2020 – “Proviamo a capire cosa sta succedendo a Livorno dopo il tentativo della multinazionale petrolifera ENI di accaparrarsi (senza gara pubblica?) il business regionale dello smaltimento dei rifiuti (facendosi pagare con la bolletta TARI e accumulando profitti), “grazie” al fallimento del progetto di mega-inceneritore nella piana fiorentina e con un abile marketing che sembra voler cercare di camuffare il progetto del mega-inceneritore di Stagno con slogan come “bio-raffineria”, “nuova raffineria”, “emissioni zero”, “bio-metanolo” e così via.
Uno dopo l’altro, tutti i “poteri forti” della città sembrano allinearsi nella narrazione propagandistica della “creazione di posti di lavoro” con tutte le “garanzie ambientali”: industriali, sindacalisti, giornalisti, ecc….mancava all’appello solo la curia diocesana.
Ecco la prima gaffe del Monsignore: domenica 22 dicembre Papa Francesco riceve in piazza San Pietro una delegazione delle “magliette bianche”, compresi i cittadini livornesi che chiedono la bonifica dell’area della raffineria di Stagno, con queste parole: “saluto la delegazione di cittadini italiani che vivono in territori gravemente inquinati e che aspirano ad una migliore qualità dell’ambiente e a una giusta tutela della salute”.
Cosa fa monsignor Giusti? Il giorno dopo attacca sulla stampa locale proprio le “magliette bianche” livornesi, che avevano appena manifestato contro il mega-inceneritore che ENI vuole costruire dentro la raffineria, indirizzando loro parole di fuoco: “non si può pensare che si remi contro la città proprio dentro la città”, “bisogna dare una risposta alle migliaia e migliaia di disoccupati” (???), “non si può dire solo no e fare battaglie ideologiche”.
Una presa di posizione in netto contrasto rispetto a quella del giorno prima di Sua Santità Papa Francesco, oltretutto incomprensibile: la stessa ENI non parla di “migliaia e migliaia” di nuovi posti di lavoro, per dare risposte ai disoccupati livornesi, ma – al massimo – di 60 tecnici in pianta stabile, probabilmente neanche nuovi assunti ma tratti dalle file degli attuali dipendenti ENI.
Non riusciamo a capire poi cosa ci sarebbe di “ideologico” nelle parole di Papa Francesco e nelle proteste di chi chiede maggiori tutele, visto che si basano tra l’altro sugli studi scientifici del Ministero della Salute (vedi foto).
Di fronte alle reazioni sbalordite di moltissimi cittadini e fedeli, il Monsignore ci sembra abbia cercato di recuperare la gaffe, con l’inevitabile risultato di commetterne ulteriori: la stampa locale ha riportato una nota del giornale diocesano e stranamente le reazioni perplesse delle “magliette bianche” agli attacchi del vescovo sono diventate un “attacco delle magliette bianche” al vescovo, insomma l’esatto contrario di ciò che in realtà è successo.
Nella nota diocesana si cita l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, dandole una strana ed inedita interpretazione: l’ecologia proposta dal Papa tutelerebbe tutto l’ambiente, uomo compreso, quindi siccome l’uomo lavora dobbiamo dire “sì” a qualsiasi tipo di attività industriale che prometta qualche posto di lavoro, basta che rispetti la legge.
Non troviamo traccia di tale concetto nel testo integrale dell’Enciclica, in cui anzi il Papa scrive frasi come queste:
– “molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone”
– “il discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe i valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine”
– “non possiamo pensare che i programmi politici o la forza della legge basteranno ad evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente”
– “in ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà?”
– “le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono come lettera morta. Si può dunque sperare che la legislazione e le normative relative all’ambiente siano realmente efficaci? Sappiamo, per esempio, che Paesi dotati di una legislazione chiara per la protezione delle foreste, continuano a rimanere testimoni muti della sua frequente violazione”
– “pretendere di risolvere tutte le difficoltà mediante normative uniformi o con interventi tecnici, porta a trascurare la complessità delle problematiche locali, che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti”.
Insomma, tutto il contrario di quello che viene affermato dalla curia livornese, che incredibilmente parla di “120 possibili nuovi posti di lavoro”, i quali non ci risulta siano mai stati promessi da ENI.
Perché lanciare cifre a caso, cercando di fare leva sul reale problema occupazionale della città? Perché tacere anche stavolta sulla gravissima crisi sanitaria che affligge la popolazione, secondo i dati ufficiali, causando malattie e morti solo per la massimizzazione del profitto di certe industrie? Perché non richiamare queste industrie alle loro responsabilità, invece di dipingerle come ipotetiche dispensatrici di lavoro e benessere? Mistero.
Di fronte alla richiesta di incontro pubblico formulata dai cittadini preoccupati per la loro salute, infine, Monsignor Giusti sembra tirarsi indietro, rimandando “a quando sarà reso noto il progetto esecutivo dell’impianto”.
Ma come? Prima si scaglia contro chi “rema contro” e poi ammette di non sapere praticamente niente sul progetto?
In realtà, rimandare ai futuri dettagli non ancora resi noti può sembrare una volontà di nascondersi dietro un dito, perché ENI ha già tracciato le linee principali del progetto, illustrandole pubblicamente sia a Livorno che nelle sedi istituzionali preposte (commissione ambiente della Regione Toscana). I dettagli non possono ribaltare ciò di cui si sta parlando: costruire, in aggiunta alle attuali fonti inquinanti (NON in sostituzione), un mega-inceneritore di rifiuti indifferenziati, che verrebbero convogliati da tutta la Toscana e oltre, per consentire ad ENI di incassare una tariffa prelevata dai contribuenti per il servizio di smaltimento, producendo centinaia di migliaia di tonnellate l’anno di emissioni gassose, liquide e solide.
Se ENI vuole smentire tutto ciò, se abbiamo capito male, allora ovviamente ogni precisazione è benvenuta e le nostre scuse sono pronte. Ma certe cose le stiamo ripetendo da parecchio e le smentite non sono mai arrivate, anzi più passa il tempo e più gli slogan (es. “bio-raffineria”) coniati da certi circuiti mediatici crollano miseramente.
Se il vescovo di Livorno è davvero interessato, come vogliamo pensare, alla creazione di posti di lavoro, può aprire subito un dialogo con le associazioni e i movimenti ambientalisti. Lasci perdere i petrolieri e i trafficanti di rifiuti. Grazie a noi, che abbiamo insistito tanto per lo sviluppo della raccolta differenziata, a Livorno il Comune e Aamps hanno potuto creare decine e decine di nuovi posti di lavoro, grazie alla diffusione della raccolta porta-a-porta.
Possiamo creare ancora altri posti di lavoro, riconvertendo le vecchie industrie inquinanti alla vera “green economy”, per esempio sostituendo il vecchio inceneritore Aamps con piattaforme di selezione e riciclo e con impianti di compostaggio, centri del riuso, isole ecologiche. Pensando un futuro per la raffineria ENI che sviluppi le energie rinnovabili pulite, come ENI stessa sta facendo in altre città italiane ed in varie parti del mondo.
Altro che “no a tutto”. Noi diciamo “sì” a tutto ciò che crea lavoro senza attentare alla salute dei cittadini. Restiamo in attesa che lo facciano anche gli altri”.
Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno