Rugby: piene di significato le storie delle scelte dei nomi delle società livornesi Lions Amaranto e Granducato
Lions Amaranto Livorno e Granducato sono consolidate realtà nel panorama rugbistico nazionale.
Sono curiose e piene di significato le storie che hanno determinato la scelta dei nomi delle due società.
LIONS: LA SELEZIONE DELLE QUATTRO FEDERAZIONI BRITANNICHE.
La prestigiosa selezione internazionale di rugby espressione delle quattro Federazioni britanniche (quella inglese, quella scozzese, quella gallese e quella irlandese) è chiamata British and Irish Lions e si è costituita nel 1888.
Da allora ha effettuato numerosi tour nell’emisfero sud, in particolare in Sudafrica, in Australia, in Nuova Zelanda e in Argentina.
Si tratta di tour con partite ufficiali: sono considerati test match gli incontri giocati da tutti i contendenti. Insomma, i migliori rugbisti d’oltremanica hanno indossato (stanno indossando o indosseranno) la maglia dei Lions, che come colori sociali annovera il bianco, il blu, il rosso e il verde, in rappresentanza rispettivamente di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda.
Il logo dei British and Irish Lions raduna i simboli delle quattro Federazioni. Nel 1999, a Livorno, si è posto il (gradevole) problema per i due soci fondatori di una nuova realtà rugbistica di attribuire un nome significativo alla propria creatura. I soci fondatori di quel sodalizio – affiliato poi alla FIR nel 2000 – sono Mauro Fraddanni ed Emanuele Bertolini. Il primo ha fin da subito ricoperto il ruolo di presidente, mentre al secondo (tuttora allenatore delle giovanili e dirigente addetto agli eventi) è stata demandata la parte più squisitamente tecnica.
È stato Fraddanni a battezzare la società Lions Amaranto.
Con Lions si è scelto di rifarsi alle tradizioni dell’importante formazione britannica, a una squadra tra le più note dello sport mondiale, ma soprattutto si è preso a modello un club aperto a tutti quanti (possono diventare protagonisti di tale selezione atleti di ben quattro nazioni).
È, quella dei British and Irish Lions, una compagine accessibile e non chiusa a priori.
Lo stesso spirito che ha animato, fin dai suoi primi vagiti, la società allestita da Fraddanni e Bertolini.
Non è un caso che, oltre ad una prima squadra – impegnata con buoni risultati in serie B -, siano attive, in rappresentanza del sodalizio labronico, formazioni (di buon livello) nelle varie categorie giovanili, oltre a una compagine Old (quella dei Rinocerotti), a una formazione femminile (che partecipa al campionato amatoriale touch, ma che in passato ha giocato addirittura in serie A) e a una squadra del tutto speciale (quella delle Pecore Nere) composta da atleti-detenuti, che effettuano allenamenti e disputano partite all’interno dell’istituto penitenziario cittadino de ‘Le Sughere’.
Per sottolineare la livornesità del progetto, ad affiancare il nome Lions, si è aggiunto Amaranto, vocabolo che deriva dal greco e che vuol dire “fiore che non scolorisce mai”.
Il termine Amaranto, ovviamente, richiama da vicino il colore proprio della città dei Quattro Mori.
Nelle prime divise indossate dai giocatori Lions erano in bella mostra, nel simbolo, quattro colori distinti: oltre all’amaranto (posizionato sulle maglie all’altezza del cuore), campeggiavano il bianco (a ricordare il circolo Carli Salviano, dove il progetto è nato), il giallo e il blu (i colori sociali del CUS Pisa, la polisportiva nella quale a lungo Fraddanni e Bertolini hanno militato, con ruoli differenti).
Da quel lontano 1999 la società labronica ha compiuto passi da gigante, non solo a livello tecnico.
Tra le ‘mete’ più belle ed importanti il successo nel bando promosso nel 2018 dal comune di Collesalvetti, relativo alla gestione per otto anni dello splendido plesso sportivo ‘Emo Priami’ di Stagno.
Evidentemente è stata giusta l’intuizione di richiamarsi, nella scelta del nome, ad una delle più blasonate selezioni del pianeta, ad un fiore che non scolorisce mai e ad un colore splendido, amato da tutti gli sportivi livornesi.
GRANDUCATO: IL RICHIAMO ALL’ANTICO STATO TOSCANO.
Anche la scelta del nome del sodalizio sinergico del Granducato, capace di raggiungere con le proprie rappresentative risultati di primissimo piano (terzo posto nel campionato nazionale under 16 nel 2016 e settimo nel campionato nazionale under 18 nel 2018) e di lanciare due atleti ad altissimi livelli (Gianmarco Lucchesi e Federico Mori) e altri ad alti livelli (Ratko Jelic, Rocco Del Bono, Albert Einstein Batista, Andrea Bertini, Nadir Krifi, Edoardo Mannelli e Jonathan Migliori su tutti) si sta dimostrando vincente.
La franchigia – ora la più longeva tra le realtà giovanili a livello nazionale – fu presentata ufficialmente mercoledì 22 luglio 2015 nella sala Ferretti della Fortezza Vecchia, uno dei luoghi simbolo della città dei Quattro Mori.
La franchigia, frutto della proficua collaborazione tra Lions Amaranto ed Etruschi Livorno, ha fin da subito assunto il compito di formare le leve degli under 16 e degli under 18.
A cominciare dalla stagione 2015/16 le società dei Lions e degli Etruschi hanno girato in prestito al Granducato tutti i propri elementi delle due categorie. Un progetto aperto a tutto il movimento toscano.
Da qui la scelta del nome (Granducato appunto). Nel tempo, anche realtà di altre province (CUS Pisa e Bellaria Pontedera) hanno, ufficialmente, aderito alla franchigia. I colori sociali del club dei Granduchi, oltre al giallo, sono quelli della Regione Toscana, il bianco e il rosso.
Nel simbolo, oltre alla rappresentazione grafica della Toscana, colorata in bianco e in rosso, anche un logo che richiama da vicino lo stemma del Granducato di Toscana, l’antico stato esistito per quasi 300 anni, dal 1569 al 1859