Salvini non sarà tra la gente: vittoria dei contestatori violenti e restringimento della democrazia?
Livorno 9 ottobre 2025 Salvini non sarà tra la gente: vittoria dei contestatori violenti e restringimento della democrazia?
Matteo Salvini tornerà a Livorno, ma non attraverserà le vie insieme ai cittadini come era stato inizialmente annunciato: l’appuntamento previsto non si svolgerà al mercatino del venerdì in forma aperta, bensì con modalità più circoscritte. Il cambio di piano arriva dopo le contestazioni e gli scontri del 7 ottobre davanti ai bagni Pancaldi, quando un evento elettorale della Lega fu turbato da tafferugli, lancio di oggetti e momenti di alta tensione tra manifestanti e forze dell’ordine.
C’è chi interpreta la decisione come una vittoria politica dei contestatori: impedendo l’accesso diretto al leader, la mobilitazione avrebbe ottenuto il risultato pratico di limitare il confronto “a tu per tu”. Ma questa lettura apre anche un altro fronte di riflessione: fino a che punto la protesta può spingersi senza compromettere il diritto stesso alla partecipazione?
Se alcuni ricorrono alla violenza — guerriglia urbana, lancio di sassi, petardi o tentativi di forzare i dispositivi di sicurezza — finiscono per mettere in stallo la democrazia.
È legittimo sostenere che azioni violente e comportamenti di alcuni, non solo danneggiano le persone e le proprietà, ma neutralizzano il dialogo pubblico: trasformano la piazza da luogo di confronto a teatro di scontro, e danno argomenti a chi vorrebbe restringere la libertà di manifestare.
Detto questo, la risposta non può essere solo repressiva né ridursi a chiusure preventive. Una democrazia matura deve difendere il diritto di cittadinanza a parlare con i propri rappresentanti e, allo stesso tempo, garantire che chi usa violenza risponda dei propri gesti secondo la legge. Limitare gli spazi di partecipazione per paura delle tensioni è una sconfitta civica: rischia di negare ai cittadini comuni la possibilità di incontrare chi li rappresenta, proprio come è accaduto in questa circostanza.
In definitiva, la vicenda livornese mette in luce due criticità collegate: da un lato la necessità di cacciare con decisione chi strumentalizza la protesta con gesti violenti; dall’altro il dovere delle istituzioni di garantire che le misure di ordine pubblico non diventino pretesti per escludere il confronto. Solo così si potrà preservare il diritto di manifestare — pacificamente — e la possibilità, per la cittadinanza, di incontrare e interpellare i propri rappresentanti anche se nel caso di Livorno questo non è accaduto