Sanità: consultori, la Toscana vuole potenziarli. Al via il percorso di partecipazione
Riforma dei consultori, la Toscana vuole potenziarli. Al via il percorso di partecipazione
Saranno coinvolti addetti ai lavori, amministratori e associazioni. Giani e Bezzini: “Con la riforma dei consultori valorizziamo ulteriormente il legame tra salute e diritti che da sempre contraddistingue la sanità toscana”
E’ partito dall’auditorium di Santa Apollonia a Firenze, il percorso di partecipazione sulla riorganizzazione dei servizi dei consultori: 152 al momento in Toscana.
La legge regionale che li istituiva è del 1977: un modello a suo tempo altamente innovativo. L’intenzione ora della giunta regionale è quella di dare ulteriore impulso ed efficacia a queste attività, che ben si legano all’architettura di una nuova sanità pubblica, quale quella disegnata dal Dm77 e che sarà nei prossimi anni, con servizi diffusi sul territorio, sempre più vicina al cittadino: potenziare dunque i consultori, valorizzarne il ruolo per la salute delle donne, dei bambini e delle famiglie, incidere sulla loro organizzazione, farli ancor meglio operare in rete ed aggiornarne le attività.
Sta tutto in una delibera regionale, allo studio, che l’assessore e la giunta intendono sottoporre nei contenuti al confronto con addetti ai lavori ed amministratori.
“I consultori hanno una funzione importante nella tutela e promozione della salute della donna e dei giovani, e nell’integrazione socio culturale di persone provenienti da contesti di fragilità – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Confermiamo dunque la scelta fatta anni fa, ma intendiamo ancora andare oltre, per sviluppare ulteriormente la capacità di queste strutture di essere un luogo di prevenzione, assistenza ed educazione sui progetti di vita, sempre più connesso con il territorio e le persone”
“Vogliamo investire importanti risorse sui consultori e rispondere così ai bisogni di nuovi segmenti di cittadinanza: donne, giovani e famiglie che provengono da Paesi con forte pressione migratoria” sottolinea l’assessore regionale al diritto alla salute, Simone Bezzini. “Li vogliamo dunque riorganizzare – spiega -, integrare con la rete dei servizi ospedalieri, garantire la presenza di personale non obiettore riguardo le interruzioni di gravidanza volontarie, offrire mediazione culturale e dunque accesso alle informazioni per i migranti, potenziare telemedicina e teleconsulti ed ancora rivolgerci ai giovani con una specifica attività di prevenzione”.
Nella riorganizzazione dei servizi una particolare attenzione sarà infatti riservata ai giovani, facendo di alcuni consultori luoghi dedicati ai ragazzi, con programmi di informazione, prevenzione e promozione della salute a partire dalla sfera sessuale e riproduttiva o riguardo i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Negli indirizzi c’è anche il miglioramento dei percorsi di accesso all’interruzione di gravidanza volontaria – chirurgica e farmacologica (quest’ultima attiva in Toscana dal 2020) -, l’accesso gratuito alla contraccezione già confermato da una delibera dello scorso gennaio che ha stanziato 350 mila euro l’anno, la promozione di una sessualità consapevole e di una procreazione responsabile e pacchetti salute con un insieme di prestazioni gratuite e organizzate per essere fruite insieme, in modo da prevenire specifiche patologie e più in generale promuovere corretti stili di vita.
I numeri dei consultori
Quando i consultori sono nati, più di quaranta anni fa, la popolazione target già era costituita da donne, bambini, ragazzi, coppie e famiglie. I consultori sono così diventati un punto di riferimento del servizio sanitario, in particolare delle fasce cosiddette vulnerabili della popolazione: soprattutto per i percorsi nascita, le interruzioni volontarie di gravidanza, i programmi di screening e per l’accesso alla contraccezione, gratuito dal 2018 in Toscana.
In Italia si conta un consultorio ogni 32 mila abitanti. In Toscana ce n’è uno ogni 24 mila. Dei 152 che sono complessivamente, 42 sono definiti “principali” (vi operano cioè all’interno tutte e quattro le figure professionali di base: ostetrica, ginecologo, psicologo ed assistente sociale), 73 sono “secondari” (contano cioè solo il ginecologo o l’ostetrica e un’altra figura professionale) e 37 sono “proiezioni”, ovvero sedi distaccate dove opera solo una figura professionale.
L’ostetrica è la figura più diffusa, seguita dal ginecologo. Oltre a psicologi ed assistenti sociali lavorano nei consultori toscani anche mediatori culturali, pediatri, infermieri professionali, urologi, dietisti e, in alcuni casi, neuropsichiatri infantili, educatori professionali e consulenti legali.
Nel 2021 i consultori toscani hanno erogato quasi 53 mila prestazioni: 14,4 ogni cento abitanti, grossomodo il valore medio nazionale, in ripresa verso i valori pre-Covid. Il 98 per cento di queste prestazioni si è rivolta alla popolazione femminile, in particolare per il percorso nascita. Sono cresciuti però anche i giovani tra 14 e 19 anni che si sono avvicinati ai consultori: più di uno su dieci vi fa ricorso. Complessivamente il 47,1 per cento delle prestazioni riguarda l’area maternità, il 25,5 per cento la prevenzione oncologica, il 9,5 per cento la contraccezione e l’8,1 per cento la ginecologia, il 4,4 per cento le problematiche psico-relazionali e del disagio.