“Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno”: lo slogan della mostra su Fattori che divide cittadini e opinione pubblica
Livorno 18 maggio 2025“Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno”: lo slogan della mostra su Fattori che divide cittadini e opinione pubblica
Sta facendo discutere – e non poco – la campagna pubblicitaria scelta per promuovere la mostra in onore del pittore Giovanni Fattori, a 200 anni dalla sua nascita.
Si tratta dei quattro cartelloni affissi i fuori da villa Mimbelli con l’illagine del pittore e la frase “Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno”, accompagnata dal vistoso stemma del Comune in alto a destra. Una scelta comunicativa che, se da un lato intende evocare lo spirito identitario e ironico della città, oppure come un riferimento del legame con la città di Livorno a Fattori, o come un invito a seguire il proprio istinto e andare a Livorno per vivere la propria vita senza restrizioni; dall’altro solleva interrogativi sulla pertinenza e l’opportunità di accostare un motto ormai divenuto luogo comune al simbolo istituzionale di un ente preposto al rispetto delle regole.
Questa frase, tipicamente livornese, è entrata da tempo nel lessico cittadino con una valenza ironica e trasgressiva, spesso pronunciata all’impronta di gesta “fuori norma”; un’auto parcheggiata sul marciapiede, un ciclista contromano, o altri comportamenti incivili in generale. Eppure, se usata in ambito privato o in contesto goliardico può far sorridere,ma la sua presenza sotto il logo ufficiale del Comune rischia di suonare come un invito implicito all’illegalità e all’anarchia. Ed è proprio questo il punto che ha acceso il dibattito sui social media e tra i cittadini.
Molti osservano che, in un periodo storico in cui cresce la percezione di insicurezza urbana, uno slogan del genere – “promosso dallo stesso ente che dovrebbe tutelare decoro e legalità” – può risultare infelice e controproducente. Alcuni lo leggono quasi come una “licenza di trasgredire” concessa da chi invece dovrebbe garantire l’ordine.
Ma da dove nasce davvero questo modo di dire?
Le sue radici affondano nelle Leggi Livornine, promulgate nel 1593 da Ferdinando I de’ Medici, Granduca di Toscana. In esse si concedeva libertà assoluta a chiunque volesse stabilirsi a Livorno: mercanti, ebrei, musulmani, cristiani, turchi, mori, greci, e via dicendo. Non solo: si garantiva anche amnistia per i delitti e i debiti precedenti, salvo poche eccezioni come l’eresia e la contraffazione di moneta. Un atto rivoluzionario per l’epoca, volto a trasformare Livorno in un porto fiorente e cosmopolita, ma che – come effetto collaterale – attirò anche personaggi meno raccomandabili.
Secondo alcune letture storiche, proprio da quel “liberi tutti” istituzionalizzato sarebbe nato lo spirito libertario e scanzonato della città, che oggi si traduce nel celebre detto; “Se vuoi fare come ti pare, vieni a Livorno”.
Se dunque lo slogan scelto per promuovere la mostra su Fattori voleva rievocare le origini accoglienti e inclusive della città, l’obiettivo è stato in parte centrato: se ne parla, eccome.
Ma resta da capire se era davvero necessario farlo con una formula ambigua fin dalle sue origini, che può suggerire il contrario di ciò che intende celebrare, se non, addirittura, portare alcuni a interpretare questa frase come un invito a entrare in una sorta di “zona franca” dove ancora oggi vige una specie di “amnistia” per delitti e debiti sociali, ma che così non è.
Nel frattempo, il bilancio vero lo daranno i numeri al termine della mostra che inizierà a settembre, si saprà allora se quella frase tanto divisiva sarà riuscita davvero a portare più visitatori o solo nuove polemiche.