Sequestrato patrimonio a imprenditrice livornese. 6 immobili e denaro nelle mani del fisco
A Livorno ulteriore sequestro di beni fittiziamente conferiti in un trust per sottrarsi alla procedura esecutiva del fisco
Le fiamme gialle pongono i sigilli al patrimonio di un’imprenditrice labronica, cautelando 6 beni immobili, denaro e quote di partecipazione in una societa’
Nella giornata odierna, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno stanno dando esecuzione, su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, ad un decreto – emesso dal G.I.P. del Tribunale labronico, Dott. A. Del Forno – finalizzato al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, quote societarie e di immobili conferiti fittiziamente da un’imprenditrice livornese in un trust.
Il provvedimento scaturisce dalle indagini condotte dal 1° Nucleo Operativo del Gruppo della Guardia di Finanza di Livorno, sotto il costante coordinamento della locale Procura della Repubblica, nella persona del Sost. Proc. Dott.ssa Sabrina Carmazzi, nei confronti di C.S., settantottenne imprenditrice livornese attiva nel settore della produzione di pasticceria, con circa 700.000 euro di debiti verso l’Erario per cartelle esattoriali non pagate e per un avviso di accertamento elevato dall’Ufficio finanziario all’indomani di un’ispezione fiscale. Le investigazioni condotte dai finanzieri hanno, infatti, svelato come l’imprenditrice, con il fine di rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte dell’Erario, si fosse spogliata, sul finire del 2016, dei beni mobili e immobili di proprietà (un villino con due annesse autorimesse a Collesalvetti e due appartamenti a Livorno, uno nel centro cittadino, l’altro in località Ardenza, del valore di circa 550.000 euro e quote sociali), conferendoli in un trust, e conservando la proprietà solo di un fondo commerciale a Livorno in disuso, del valore di appena 60.000 euro.
Si tratta del terzo c.d. “sham trust” individuato dai militari di Livorno nell’ultimo anno, con conseguente sequestro di beni ivi fittiziamente conferiti.
Il trust, dal significato letterario di “fiducia” o “affido”, è un istituto giuridico di matrice anglosassone, che da lungo tempo è stato recepito nell’ordinamento italiano, attraverso il quale un soggetto disponente (definito settlor) aliena beni o diritti di sua proprietà al trust, affidandoli alla gestione di un soggetto terzo, che viene definito trustee: in questo modo i creditori del settlor (compreso, quindi, l’Erario) non possono soddisfarsi sui beni conferiti nel trust in quanto questi sono nella disponibilità del trustee. Talora, si assiste, tuttavia, ad utilizzi impropri di tale strumento giuridico che, essendo diretto alla creazione di un patrimonio autonomo e segregato rispetto al disponente, può prestarsi, in chiave patologica, a possibili finalità fraudolente, come è stato il caso dell’operazione attuata dall’imprenditrice livornese.
La non genuina finalità dell’operazione immobiliare architettata da C.S. non è passata inosservata alle Fiamme Gialle livornesi, da tempo impegnate nell’individuazione di potenziali condotte volte alla lesione delle garanzie patrimoniali erariali e perpetrate da soggetti economici sedenti nel territorio labronico: analizzando i contratti stipulati dall’imprenditrice, è, infatti, venuto alla luce come la stessa avesse, in buona sostanza, ceduto solo formalmente i suoi beni al trust, continuando ad avere un potere di ampia gestione e controllo del patrimonio immobiliare e della società di cui si era apparentemente spogliata.
La creazione del trust è così risultata essere stata attuata al solo fine di sottrarre alla procedura di riscossione coattiva il consistente patrimonio immobiliare e mobiliare: l’imprenditrice è stata, dunque, denunciata per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte alla Procura della Repubblica di Livorno (reato che prevede la pena edittale, nel caso di specie, della reclusione sino a sei anni).
In sede di esecuzione del provvedimento cautelare, in data odierna, i militari hanno provveduto a ricostruire – anche valorizzando il patrimonio informativo a disposizione attraverso le molteplici banche dati in uso al Corpo – il patrimonio oggetto di fittizia spoliazione, per un valore complessivo di circa 700.000 euro, sottoponendo a vincolo nella forma “diretta” disponibilità finanziarie, quote sociali e tutti gli immobili sottratti all’esecuzione fiscale, oltre (con sequestro “per equivalente”) al fondo commerciale.
Le attività d’indagine eseguite si collocano tra quelle volte – anche nel solco tracciato dalle direttive impartite nel nuovo “Manuale Operativo in materia di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali” della Guardia di Finanza, in vigore dal 1° gennaio del corrente anno – ad individuare i contesti più strutturati e/o peculiari di frode, aggredendo i patrimoni accumulati illecitamente, a tutela dell’economia, dell’Erario e dei soggetti puntualmente ottemperanti agli obblighi fiscali, in un’ottica di stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria e in aderenza alle direttive del Comando Regionale Toscana.
Livorno, 4 giugno 2018