Shoah e Medio Oriente, Mosseri: “Trasformare gli ebrei da vittime a carnefici, parallelismi inaccettabili”
Livorno 24 gennaio 2024 – Shoah e Medio Oriente, Mosseri: “Trasformare gli ebrei da vittime a carnefici, parallelismi inaccettabili”
In occasione della Giornata della Memoria, il presidente della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, condivide il suo stato d’animo amareggiato e triste. Rivolgendosi alla comunità, Mosseri sottolinea la difficoltà di commemorare i sei milioni di ebrei vittime dell’Olocausto, specialmente quando alcuni negano l’opportunità di ricordare e altri, in modo inopportuno, traggono paralleli inaccettabili con gli eventi in corso in Medio Oriente.
Attraverso le sue parole, Mosseri invita alla riflessione sulla persistenza dell’antisemitismo e dell’odio razziale, evidenziando il cambiamento nella vita degli ebrei dopo il 7 ottobre.
Nelle sue dichiarazioni, Mosseri esprime preoccupazione per una nuova ondata di antisemitismo, sollevando domande cruciali sulla trasmissione della memoria e la necessità di connetterla ai valori, alla vita e alla giustizia. In questo articolo, esploreremo il suo pensiero e la sua chiamata all’azione in un momento cruciale di ricordo e consapevolezza.
Queste le parole del presidente della Comunità Ebraica Vittorio Mosseri:
“lo stato d’animo in questa Giornata della Memoria non è certo felice, ma devo dire è ancora più amareggiato e più triste di quanto uno possa essere pensando a 6 milioni di ebrei passati nei camini. E’ difficile perchè, quando alcuni comuni pensano che; sia inopportuno ricordare 6 milioni di ebrei, quando pensano che sia inopportuno posizionare pietre di inciampo.. facendo dei parallelismi con quello che sta succedendo in medio oriente.
Questi parallelismi sono inaccettabili ed inopportuni perchè oggi noi stiamo ricordando 6 milioni di persone che sono morte. Trasformare però gli ebrei da vittime a carnefici è il sogno di tutti gli antisemiti perchè; gli da un motivo in più per darci addosso e continuare a fare quello che hanno fatto i nazisti qualche decennio fa.
La giornata della Memoria è stata istituita perche ci invitasse alla riflessione, almeno una volta all’anno, sulle conseguenze del pregiudizio e dell’ odio.
Abbiamo avuto oltre un ventennio di cerimoni, incontri nelle scuole, testimoni diretti dell’orrore e tutto questo avrebbe dovuto fornire alla società civile di riconoscere i sintomi dell’antisemitismo e dell’odio raziale nella speranza che potessero anche combatterlo. Invece dopo il 7 ottobre per gli ebrei nel mondo è cambiata la vita. Di nuovo insicurezza, timori nel palesare la nostra identità; i nostri luoghi di culto presidiati dalle forze dell’ordine e le nostre scuole blindate.
Questo non ce lo aspettavamo, ne dopo i 20 anni e più delle giornate della memoria e dopo aver passato quello che abbiamo subito durante la seconda guerra mondiale. No questo è un affronto che non potevamo e non possiamo accettare.
Stiamo vivendo una nuova ondata di antisemitismo che ci porta a riflettere e a porre delle domande, una su tutte; dove abbiamo sbagliato nella trasmissione della memoria?
Decenni di lavoro per spiegarla, per rompere il muro delle indifferenze per aprire squarci di responsabilizzazione e consapevolezza, perchè i nostri sforzi per tramandare correttamente la memoria non sono riusciti ad arginare lo sfogo di odio contro gli ebrei?
A mio modo di vedere uno degli errori commessi è stato quello di isolare la Shoah da un più ampio contesto storico. Ci siamo limitati a parlare di quanto accaduto agli ebrei dal 33 al 45 senza aprire una conoscenza di base sulla storia e sulla cultura ebraica.
Gli ebrei sono sempre stati trattati e visti come vittime, come le pecore destiate al sacrificio enfatizzando i numeri e non i nomi e le loro storie.
Ci si è più concentrati più sulle vittime che sui carnefici creando una narrazione che metteva al centro il sacrificio umano piuttosto che; coloro che lo avevano progettato e quasi portato a termine l’eliminazione scientifica e sistematica di un intero popolo.
Si è continuato a parlare dell’ebreo vittima senza mettere l’accento sulla loro capacità di resilienza, sulle loro storie di vita e sulla loro resistenza; una resistenza senza armi, resistenza che si esprimeva attraverso la voglia di nascondersi, di aiutare un amico, di salvare una famiglia dalla furia nazista. Tra gli ebrei europei che hanno vissuto quegli anni c’era vita, c’erano ancora quei valori comportamenti ed etici da salvaguardare e da difendere, non c’era rassegnazione al tremendo destino.
Lo studio della Shoah ha trasmesso un’immagine dell’ebraismo simbolo di un corpo sacrificale di una collettività nata per essere tale. Dunque incapace di difendersi dalle persecuzioni o peggio che non può difendersi se discriminata o attaccata.
Questa è la realtà che viviamo oggi, non possiamo difenderci.
Una collettività su cui piangere e rivolgere la propria compassione ma non da difendere al suo legittimo diritto alla vita e alla promozione dei valori individuali e collettivi. L’errore fatto nella trasmissione della memoria insegnandola nelle scuole agli ignoranti agli indifferenti é; non averla collegata alla vita, ai valori e al senso di giustizia, all’azione, alla solidarietà alla vita”
Shoah e Medio Oriente, Mosseri “Trasformare gli ebrei da vittime a carnefici, parallelismi inaccettabili”