Attualità 6 Ottobre 2020

Sicurezza e immigrazione c’è il via libera al nuovo decreto. Tutte le novità

Il Consiglio dei ministri, ha dato il via libera al decreto su sicurezza e immigrazione.

 

Palazzo Chigi

Palazzo Chigi

Italia , Politica – 6 ottobre 2020

“Approvato ora in Consiglio dei Ministri il decreto immigrazione. I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista”. Lo scrive il segretario Pd, Nicola Zingaretti, su Twitter.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifica agli articoli 131-bis e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento e di contrasto all’utilizzo distorto del web.

MISURE PER LA SICUREZZA DELLE CITTÀ, L’IMMIGRAZIONE E LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifica agli articoli 131-bis e 588 del codice penale; nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento e di contrasto all’utilizzo distorto del web (decreto-legge)

Il provvedimento apporta modifiche alla disciplina vigente, tra l’altro;

in materia di requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno per esigenze di protezione del cittadino straniero; di limiti all’ingresso e transito di unità navali in acque territoriali italiane; di inapplicabilità della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” ad alcune fattispecie di reato.

 

Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive:

il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura.

Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti pertanto:

se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare.

 

In tali casi, si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale.

Sempre in materia di condizione giuridica dello straniero:

il provvedimento affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro.

Alle categorie di permessi convertibili già previste, si aggiungono quelle di:

protezione speciale; calamità; residenza elettiva; acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide; attività sportiva; lavoro di tipo artistico; motivi religiosi; assistenza ai minori.

 

Il provvedimento riforma anche il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione; con la creazione del nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione”.

Le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari.

Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni:

il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione.

Il testo interviene poi sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale.

 

Si prevede nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare; il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture, previa informazione al Presidente del Consiglio.

Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro.

Sono pertanto eliminate le sanzioni amministrative introdotte in precedenza.

 

Ancora, il decreto introduce norme che rafforzano i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica.

Implementa le misure del divieto di ingresso nei pubblici esercizi e nei locali di pubblico trattenimento o nelle loro adiacenze, nonché le misure di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti attraverso siti web.

 

Nel primo caso, si rafforza il cosiddetto “Daspo urbano”. Questo possibile per il Questore l’applicazione del divieto di accesso nei locali pubblici anche nei confronti dei soggetti che abbiano riportato:

una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla:

vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Inoltre, si interviene sul trattamento sanzionatorio conseguente alla violazione del divieto, prevedendo, in particolare; la pena della reclusione da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro.

Con il secondo intervento, si estende il meccanismo dell’oscuramento, già utilizzato per il contrasto alla pedopornografia online a quei siti che; sulla base di elementi oggettivi, devono ritenersi utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.

Si inaspriscono le pene per i soggetti coinvolti in risse.

 

Si prevede  che, qualora qualcuno resti ucciso o riporti lesioni personali; il solo fatto della partecipazione alla stessa sia punibile con la reclusione da sei mesi a sei anni.

Sono previste, altresì, disposizioni per rendere più efficace l’esercizio delle attività del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Si stabilisce, infine, un rafforzamento delle sanzioni applicate in caso di comunicazioni dei detenuti sottoposti alle restrizioni di cui all’articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 e si prevede una nuova fattispecie di reato che sanziona chi introduce o detiene all’interno di istituti penitenziari telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione.

 

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