Festa di Sinistra Italiana, Riflessioni dopo la prima sera
“Ieri sera al Circolo Arci Divo Demi alla Guglia alla nostra festa di Sinistra Italiana abbiamo avuto ben più di un assaggio di ciò che oggi la sinistra può e dovrà attivare.
Non per mera operazione di sopravvivenza ci siamo incontrati in quel cortile, ma per far capire che è ancora possibile attivare percorsi insoliti che uniscano realtà del Paese, lontano dallo spirito autoreferenziale di una proposta politica priva di discussione sui contenuti che guarda solo allo schema delle alleanze e per nulla alla proposta.
Napoli e Bologna sono due realtà diverse, la sinistra è riuscita ad organizzarsi e ad ascoltare le voci della società e per questo costruisce anche se nel caso di Bologna non governa la città.
Interpretare il conflitto è possibile anche stando dentro le istituzioni, questo dovremmo imparare a praticare. Il consenso oggi va costruito senza barriere, i punti di riferimento da guardare non sono più gli stessi così come gli interlocutori con i quali intessere relazioni alla pari, senza imposizioni, promesse, favori, veti o ordini di scuderia.
La politica deve cambiare il suo volto, organizzarsi per dare risposte attraverso l’azione diretta, bruciando le distanze e aprendo quel varco che si è chiuso attraverso la pratica dell’indifferenza fra chi decide e di chi subisce.
Abbiamo disatteso il primo articolo della Costituzione troppo a lungo e serve ricreare quella connessione che oggi faticosamente ogni individuo ricerca per farsi ascoltare.
Pensare ad un accordo con il PD per Sinistra Italiana di Livorno non è una strada percorribile, la memoria e la paura della destra incalzante non è un motivo sufficiente.
Certi errori sono incorreggibili per il danno che hanno provocato irreversibilmente nella vita delle persone e per il quale non si ravvisa nemmeno un minimo di autocritica.
Gli anni passati e già vissuti non puoi riprenderli. Sono nelle nostre tasche e pesano come una zavorra che ha mutato aspettative, spento idee condannandoci ad una lotta che invece di spegnersi nella consapevolezza dell’uguaglianza fra chi sta male, ha accentuato e solidificato muri e barriere fra noi.
Il cerchio rosso si è spezzato irrimediabilmente e ha mostrato un volto che non appartiene nemmeno alla storia di ciò che eravamo.
Questa città ha un disperato bisogno di cambiare, ha bisogno di un modello al quale aggrapparsi e ciò che servirebbe non sono gli uomini e le donne di buona volontà che si mettono in gioco, ma serve la competenza, servono le idee, serve ascoltare, registrare in modo chirurgico ciò che accade nel particolare delle nostre vite affidandosi qualche volta alla saggezza non dei vecchi, ma all’analisi dei giovani che sono coloro che pagano di più.
Per conoscere la povertà bisogna praticarla, viverla davvero. Per conoscere la precarietà serve essere senza futuro. Nessuno di noi può continuare ad accontentarsi di una vita senza prospettive. I mali di chi vive in questa città sono i mali stessi che vediamo attraversarla.
Siamo convinti che Livorno possa farcela e non è solo la politica che può salvarla, ma sono i cittadini, quelli che vivono al di fuori delle garanzie, senza rete, nella quotidianità che oggi cerca di dividere più che di unire.
A chi crede nelle facili ricette, possiamo solo dire che serve stare nella polvere per capire, stare lontano dai salotti buoni, lontano dalle assemblee dove non si decide nulla e servono solo a tacitare le coscienze.
Uno scatto d’orgoglio da parte della sinistra a Livorno è indispensabile non per recuperare il terreno perduto, ma per riavere la credibilità che merita. Come? Sedendoci ancora una volta ‘dalla parte del torto’ per ripartire da lì e difendere chi va difeso con l’azione e non per partito preso”.
Sinistra Italiana Livorno