Aree pubbliche 12 Febbraio 2024

Stabilimenti balneari di Castiglioncello (e di tutta Italia) nella totale incertezza: rischio di azzeramento delle concessioni e di nessun risarcimento statale

La politica, al di là delle dichiarazioni di sostegno, non pare aver offerto soluzioni

Stabilimenti balneari di CastiglioncelloCastiglioncello (Livorno). Dai Bagni Ausonia di Castiglioncello sino alle coste italiane, passando da Cecina e il resto della Toscana.

Il quadro di contesto per le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari è a tinte fosche e sull’orlo della catastrofe.

Non bastava infatti la “melina” statale verso la famosa Direttiva Bolkestein; adesso si aggiunge lo spettro del risarcimento zero per chi dovrà lasciare la propria concessione storica al vincitore della gara pubblica.

Il quadro è complesso ma potremmo sintetizzarlo in pochi punti.

 

– La direttiva europea obbliga anche l’Italia a fare gare pubbliche europee per l’assegnazione degli stabilimenti balneari;

– Le proroghe non sono quasi più ammesse e sembra che dal 2025 si dovrà per forza esperire nuove gare da zero anziché rinnovare ancora l’uso ai concessionari storici;

– è in corso un giudizio alla Corte di Giustizia della Comunità Europea sulla compatibilità tra l’art. 49 del codice della navigazione e l’art. 49 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

Semplificando al massimo, il codice della navigazione prevede che quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restino acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso. Il trattato sul Funzionamento dell’Unione tutela invece la libertà di aprire una attività commerciale.

C’è quindi il rischio che se un imprenditore balneare investe su una struttura demaniale (la spiaggia), allo scadere della concessione che va a gara europea perda tutto quanto ha investito, dato che non può richiedere il rimborso allo Stato.

Della questione è stata investita la Corte di Giustizia dell’Unione Europea col giudizio n. C-598/22.

Nell’attesa della definizione c’è sicuramente da segnalare l’assenza della politica locale e nazionale, la quale – aldilà di varie dichiarazioni di sostegno – non pare aver offerto soluzioni per chi ha investito (spesso da generazioni) sugli stabilimenti balneari, neppure per il periodo transitorio sino al 2009, anno di entrata i vigore della Direttiva.

Appare anche molto carente su questo fronte il lavoro svolto dagli europarlamentari di governo nella legislatura che volge al termine, che non sono riusciti o non si sono impegnati a sufficienza per cambiare la Direttiva Bolkestein sul tema balneare.

Abbiamo sentito l’opinione di Ilaria Piancastelli (CNA BALNEARI), che sul tema concessioni commenta:

La più grossa delusione legata al parere dell’avvocatura (che non ritiene in conflitto i due articoli 49, ndr) per me è quello che non si sia capito veramente quale fosse il meccanismo che regolava le concessioni ante Bolkestein.

L’art.49 del codice della navigazione è sempre esistito ma insieme ad esso esisteva anche l’art.37 (diritto d’insistenza) che regolava la stabilità temporale dei rapporti e garantiva continuità a tutti i concessionari meritevoli ( quelli che rispettavano le regole imposte da lo stato ).

Era più proficuo far sviluppare un territorio piuttosto che cambiare concessionario. La stabilità dei rapporti ha portato il nostro turismo balneare ed essere quello che è oggi un eccellenza!

Ecco perché non accetto che mi si dica che l’art.49 c’è sempre stato; questo lo sapevano tutti: quello che non sapevamo è che si tenesse conto solo della parte economica, che è ben poca cosa in confronto al lavoro che le persone hanno messo e investito. Parliamo di cento anni di storia.

Il lato positivo viene dal fatto che si ribadisce ancora una volta l’esclusione della Bolkestein delle concessioni ante 2009; positiva perche può dare l’avvio ad una norma seria che ci escluda dalle aste.

Aste ancor più ingiustificate se si pensa ai risultati della mappatura che anche con dati non del tutto completi hanno evidenziato che la risorsa non è scarsa; quindi come recita la stessa Bolkestein in uno dei suoi articoli non c’è necessità di andare alle aste“.