Stefano Bandecchi e Livorno: il rapporto con la città, la visione dei media e la campagna dal basso (Prima parte)
Livorno, 27 aprile 2024 – Stefano Bandecchi e Livorno
Nato a Livorno nel 1961, cresciuto nei quartieri nord, servizio militare alla Folgore, dal 1980 romano d’adozione.
Stefano Bandecchi è una figura poco approfondita. A Livorno era noto, qualche anno fa, per il finanziamento al Livorno calcio, mal digerito dalla curva più estrema dei tifosi.
A livello nazionale è noto per spezzoni di sue dichiarazioni molto dirette, alcune nel Consiglio comunale di Terni, città del quale è sindaco.
Vediamo di conoscere meglio questo imprenditore, che si accinge ad estendere la sua attività politica con “Alternativa Popolare”, in vista delle prossime elezioni amministrative, europee e regionali.
Il suo rapporto con Livorno e la livornesità
“Sono nato a Livorno. Ho sempre ricordato di essere livornese. Sono tra i pochi che, vivendo in una città fantastica come Roma, non è stato inglobato da Roma. Ho sempre tenuto a ricordare a tutti che sono di Livorno; ed essere livornese, secondo me, è una naturale differenziazione.
Livorno è una città che nasce su un carcere. Livorno è una città che prima non è piaciuta ai fiorentini, poi è stata dei genovesi. Abbiamo la costituzione liburnina, più di 40 etnie diverse, la comunità ebraica più grande prima della Seconda Guerra Mondiale.
Essere di Livorno, secondo me, è un onore: è essere un po’ mescolati, far parte di tante razze che poi alla fine danno la livornesità. E io ci tengo tanto. Per me vivere a Roma, ed essere cittadino onorario di Terni, mi rende ancora più livornese. Perché il livornese, come dico sempre io con rispetto per tutti, cerchiamo di essere chiari, è un po’ bastardo dentro.
Parliamo della rappresentazione che esce di lei sui media. È corretta? È distorta, forzata, eterodiretta?
La rappresentazione che esce di me è una descrizione di una società politica che ha paura, che gestisce molto spesso la stampa, e che tenta di far vedere ai cittadini il peggio di me; senza neppure riuscire a comprendere che continuare a parlare solo male di me, alla fine, mi farà diventare famoso.
Gli italiani non sono stupidi: quello che io ho fatto nella mia vita è sotto gli occhi di tutti. Io ho creato una delle università tra le migliori di Italia: quest’anno eravamo la prima università nella facoltà di ingegneria meccanica. Io creo delle situazioni che portano benessere e creano posti di lavoro.
I miei dipendenti non si sono mai lamentati di me. Sono andati a cercare su 2500/3000 persone – o forse sui 10mila che mi girano intorno – i due o tre soggetti (scontenti). Non è che volevo essere Gesù Cristo, perché ricordo a tutti che Gesù Cristo è voluto bene da due miliardi di persone su otto. Quindi manco Gesù Cristo ce l’ha fatta. Io ho una media più alta. Su 10.000, se si lamentano due o tre di me va anche bene. Si può anche sbagliare. Io non mi sono mai venduto come perfetto.
I famosi spezzoni video circolati la dipingono su posizioni maschiliste, sessiste e omofobe. Cosa c’è di vero e quanto è mistificazione?
Le direi che è tutta mistificazione. Io sono un uomo come tanti altri, anzi uno cui non dà fastidio che sessualmente ciascuno faccia le proprie scelte. Io ho tra i miei conoscenti persone che fanno quello che gli pare a letto. Io guardo l’intelligenza delle persone, la capacità produttiva delle persone. Il loro atteggiamento sociale nei confronti degli altri – se son persone cui piacciono gli uomini o le donne, o donne cui piacciono le donne – mi interessa poco, anzi forse niente.
Per quanto riguarda poi il mio presunto maschilismo verso le donne, (si sappia che) io ho un’azienda che è per la maggior parte guidata da donne, il 70% dei quadri della mia azienda sono donne, il 50% dei dirigenti sono donne. Quindi non so dove possa scattare questa idea di maschilismo. Ritengo, evidentemente da buon uomo italiano che se sei un uomo vero le donne ti apprezzano”.
Costanza Vaccaro, sua candidata su Livorno, raccontava della sua “incredibile” campagna elettorale a Terni e di come sia partito da zero andando poi a vincere.
Sono passato da un centrodestra che (sulla carta) avrebbe vinto al primo turno sopra al 50% e sono riuscito ad arrivare al ballottaggio. Ho camminato tanto e parlato tanto, con gli ultimi; con quelle persone che evidentemente non contano niente oggi. Con quelle persone che non contano niente per la politica, per i potenti, per nessuno. Sono andato e mi sono fermato spesso a parlare e a ragionare con chi dalla vita ha avuto più sfortuna. Quindi ho tentato di ascoltare e di parlare: abbiamo due orecchie e una bocca. Alla fine queste persone mi hanno premiato. Io credo che mi abbiano premiato più perché ho saputo ascoltarli, piuttosto che per quello che ho saputo dir loro. Mi creda: delle volte non sapevo veramente che dir loro, però forse hanno apprezzato che anziché di loro bugie o dire stupidaggini, io sia stato zitto. Però ho ascoltato. E le persone inascoltate, delle volte, premiano anche l’ascolto.
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