Stop Comprensivi: “A Livorno e all’Elba due pesi e due misure”
Una riflessione dei docenti scuole Borsi, Mazzini, Micali, Bartolena, Carducci – “Stop Comprensivi” sulle differenti modalità con cui le conferenza zonali di Elba e Livorno hanno affrontato la questione dei comprensivi scolastici.
Il tema è stato oggetto di discussione della seduta del consiglio provinciale del 30 dicembre.
“Due pesi e due misure”
Il dibattito sul futuro della scuola livornese, che sta animando il finire dell’anno, si arricchisce di ulteriori capitoli che a nostro avviso denotano, ancora una volta, la superficialità con cui le istituzioni locali stanno affrontando trasformazioni radicali e profonde che richiederebbero maggiore cura ed attenzione.
Il riferimento è alla questione elbana, legata al processo di accorpamento di due istituti superiori, il liceo Foresi e l’istituto tecnico per geometri Cerboni ed in particolare al dibattito che ha animato l’ultima seduta del consiglio provinciale, che per l’appunto, ha affrontato proprio questa delicata questione.
Un processo questo che presenta analogie forti con il parallelo percorso di comprensivizzazione degli istituti scolastici cittadini sostenuto dall’amministrazione comunale e dall’ufficio scolastico provinciale, ma che nei fatti sta delineando due risposte diverse da parte delle istituzioni locali.
Nonostante, infatti, le obiezioni pervenute alla conferenza zonale che ha proposto l’accorpamento dei due istituti elbani, da parte del territorio, dei sindacati e di tutte le componenti che animano il mondo della scuola, siano, nella sostanza, identiche a quelle mosse dalla nostra rete di scuole (mancanza di reale confronto con le parti in gioco, perdita d’identità degli istituti, rischio concreto di perdita di posti di lavoro per dirigenti e personale tecnico amministrativo), gli esiti sono stati opposti. Per l’accorpamento del Cerboni-Foresi si sta delineando un rallentamento del percorso nel tentativo, giusto e sacrosanto, di affrontare la questione con maggiore attenzione e soprattutto con il coinvolgimento di tutte le componenti in gioco.
Per il processo di comprensivizzazione delle scuole livornesi invece si va avanti senza esitazioni o ripensamenti.
L’aspetto interessante della questione è l’ottica con cui le istituzioni locali osservano, valutano e giudicano questi due processi simili ma distinti.
Da un lato il processo di comprensivizzazione degli istituti livornesi visto come un percorso ordinario che tenta di riallineare le scuole del territorio labronico ad un format amministrativo-gestionale ormai prevalente in buona parte della nazione.
Dall’altro il caso elbano vissuto come un percorso di natura straordinaria, ancorato alla specifica contingenza delle scuole dell’isola e quindi vissuto come un caso sui generis, slegato da qualsiasi logica di adeguamento ad un sistema consolidato.
Questa diversa prospettiva però pone in evidenza alcuni elementi comuni. In primo luogo la difficoltà delle istituzioni locali di costruire percorsi realmente partecipativi in grado di coinvolgere all’interno di questi processi tutte le componenti implicate nelle trasformazioni, in secondo luogo rende evidente come la ricerca affannosa del risultato e dell’efficienza politico-amministrativa faccia perdere di vista la natura irreversibile di queste trasformazioni che pertanto andrebbero pensate, ragionate e progettate con estrema attenzione prima di essere attuate; in terzo luogo manifesta la superficialità con cui si affrontano temi complessi affidandosi esclusivamente alla burocrazia, al coinvolgimento di facciata, al monitoraggio a posteriori senza considerare che ogni realtà scolastica ha un propria anima che si è costruita e consolidata nel tempo che per potersi modificare e trasformare ha bisogno di tempo.
Oggi giustamente si concede tempo alla questione elbana, ci chiediamo perché di fronte alle medesime istanze portate dal territorio livornese, sebbene nella specificità dei percorsi, non si sia deciso di agire col medesimo metro. Anche a Livorno si perderanno posti di lavoro, anche a Livorno le segreterie si ritroveranno, in periodi così difficili, ad affrontare carichi di lavoro aggiuntivi, anche a Livorno si rischia la perdita dell’identità di alcune scuole che potrebbero non riuscire a proporre la propria offerta formativa così com’è stato negli anni precedenti.
Certo ci rendiamo conto che nel caso elbano manca in modo evidente la questione pedagogico-didattica legata alla verticalizzazione, all’accompagnamento dei bambini e delle bambine dalla scuola dell’infanzia fino alle soglie della secondaria di secondo grado, alla continuità assicurata dal continuo confronto tra docenti dei vari gradi, facendo emergere in modo chiaro ed evidente la natura più squisitamente economica del processo di accorpamento. Ma è evidente, ed è la storia lunga e articolata che accompagna la vicenda dei comprensivi a renderlo tale, che se queste trasformazioni non vengono affrontate con la dovuta attenzione, con il dovuto coinvolgimento, con l’idea che non si tratta di mere questioni amministrativo-burocratiche, la questione pedagogico-didattica rimarrà drammaticamente sullo sfondo utilizzata come semplice grimaldello per nascondere un’operazione di razionalizzazione economica pura e semplice, esattamente come il caso elbano”.