Cronaca 30 Novembre 2020

Storie di Covid. Una lettera di ringraziamento per il lavoro e l’umanità degli infermieri e dei medici

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Reparto di rianimazione, foto Asl Toscana Nord Ovest

Livorno, 30 novembre 2020 – La lettera

“Gli occhi degli angeli”.

“Io non so se siete credenti o meno, ad ogni modo rispetto ogni uno di voi ed il vostro singolar pensiero.

Ma se oggi qualcuno mi chiedesse se ho mai visto un angelo o se questi esistono, non esiterei un solo istante nel risponderli di SÌ.

Insieme a mia moglie abbiamo avuto l’onore di osservarli, a minuti, per ore poi divenute giorni, mentre noi fuori seduti sui gradini di una scala antincendio,

loro dentro a lavorare come tante instancabili api operaie, che a ciclo continuo entrano ed escono da quelle stanze per quei corridoi, affacciandosi a quelle finestre sempre aperte, solo per comunicarci dell’avventura consegna di un nostro messaggio e virtuale abbraccio, parlarci della situazione fisica e morale del nostro caro, o per un semplice saluto con la mano.

 

A questi angeli tu intravedi soltanto i loro dolcissimi, meravigliosi occhi, pieni di energia, amore, compassione e voglia di vivere, unica ancora di salvezza per tutti i nostri cari ricoverati lì.

Questi angeli, sono tutti i nostri infermieri dell’area Covid e non solo, qua presso l’ospedale di Livorno e presso tutti gli ospedali d’Italia e nel mondo.

 

Ambra e Patricia sono i nomi di due di loro, vorremmo citarli tutti ma non c’è stato mai né il tempo né tantomeno il modo di chiederlo.

Non ci sono parole adatte e forse neanche mai coniate per ringraziarli abbastanza per ciò che giornalmente fanno per tutti i nostri malati che purtroppo colpiti da questo virus lì sono ricoverati e la rischiano di diventarne vittime innocenti.

Questo nemico invisibile e spietato ha colpito 6 componenti della mia famiglia me compreso che sto scrivendo queste esili parole, a confronto di ciò che ad ogni giro d’orologio fanno questi impagabili combattenti.

Questi angeli riescono, anche a loro spese, a colmare ciò che di più atroce ed inumano questo Covid 19 ti lascia..,la più totale solitudine.

 

Sei solo con te stesso ed il tuo destino, strappato in maniera brutale ai tuoi affetti, amori, ambienti e vieni proiettato inerme, positivo e malato in un mondo parallelo ai confini della realtà.

Fortunatamente però esistono questi occhi che, se pur stremati da turni impossibili, vestiti come astronauti in viaggio su Marte, cercano con tutte le loro forze di colmare questo vuoto,

di ricucire questo straziante strappo emotivo. Vi garantisco che ci riescono.

A loro spese anche, poiché non sono sufficienti quelle poche terapie di gruppo a cui loro stessi mi hanno confessato di partecipare, là dove lo stress emotivo li sta giorno dopo giorno ormai sopraffacendo.

Ho provato sulla mia pelle questo strappo e la violenza che questo virus fa al tuo corpo, alla tua mente, alla tua anima minando i tuoi valori.

 

Tutta questa assurda situazione ci ha permesso però di vedere e toccare con mano una realtà che, articoli o servizi giornalistici fino ad oggi, non sono riusciti neanche lontanamente a rendere il giusto merito a tutti questi giovani infermieri a cui si intravedono solamente gli occhi da dietro delle visiere appannate.

Questo sciame di soldati non è certo abbandonato a se stesso, ma viene coordinato e gestito in maniera esemplare

dai vari primari come ad esempio per citarne alcuni, la dottoressa Marrelli del secondo padiglione, dove tuttora è ricoverata mia madre, e tutto il suo splendido team da lei diretto…,o dal primario di rianimazione padiglione 15 dottor Paolo Roncucci, che con la sua grandissima esperienza ed umanità, ci ha saputo spiegare, come un padre ai propri figli, in maniera limpida, la situazione estremamente critica di nostra madre, aiutandoci a comprendere anche l’inevitabile.

Per ultimo ma solo in scaletta, non possiamo non ringraziare di cuore per la sua competenza e disponibilità il primario del reparto malattie infettive al nono padiglione dottor Spartaco Sani.

A tutte queste splendide persone ed ai loro eserciti, che lavorano in totale sinergia senza sosta, orario né calendario, va il nostro più sincero e vero ringraziamento.

Questa vita ci ha permesso di conoscere e stimare anche il “cervello” dell’ospedale, rappresentato dalla sua dirigenza e capitanato in maniera umana ed egregia dal Dottor Luca Carneglia e dalla Dottoressa Sabina Sanguineti, di cui ci sentiamo onorati di averne fatto la conoscenza.

Questa totale sinergia tra cervello, cuore e braccia, hanno permesso che l’ospedale di Livorno venga considerato un punto di riferimento regionale, per quanto concerne la gestione e il modo di affrontare l’epidemia dettata dal corona virus.

Grazie di cuore a tutti e ….viva la vita!

Spero che questa mia lettera porti un poco di conforto a tutti i parenti dei degenti da Covid e non solo che combattono per la vita a Livorno, in Italia e nel mondo.
E ricordate sempre…la malattia più diffusa al mondo non è il Covid ma l’Amore!!!!.❤️”

Famiglie Paradisi, Meyer e Manti
Alessandro e Beatrice

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