Telecamere e cortei limitati in centro: PaP attacca il piano sicurezza del Comune
“Così si criminalizza la solidarietà alla Palestina”
Livorno 11 luglio 2025 Telecamere e cortei limitati in centro: PaP attacca il piano sicurezza del Comune
Il nuovo Patto per la Sicurezza Urbana, firmato dal sindaco Luca Salvetti e dal prefetto Paolo D’Attilio Dionisi, finisce nel mirino di Potere al Popolo. Il movimento di sinistra contesta due dei principali provvedimenti previsti: l’installazione di nuove videocamere di sorveglianza in centro città e il divieto, di fatto, di far passare i cortei lungo via Cairoli, arteria storicamente attraversata dalle manifestazioni cittadine.
Il piano prevede uno stanziamento di 300.000 euro per potenziare la videosorveglianza, in particolare nella zona di via Ricasoli, ritenuta frequentemente “animata da manifestazioni e cortei”. Una scelta che, secondo PaP, rappresenta un’inaccettabile deriva securitaria e una forma di sorveglianza politica preventiva verso chi manifesta per i propri diritti.
Ma è la limitazione al passaggio dei cortei in via Cairoli, a pochi metri dalla Sinagoga in piazza Benamozegh, a scatenare le accuse più forti. Il patto motiva la restrizione con l’esigenza di evitare che manifestazioni “sfocino in atti di violenza o disturbino la pubblica incolumità”, con particolare riferimento a possibili azioni contro la comunità ebraica o il luogo di culto. Un riferimento che, secondo PaP, finisce per criminalizzare in modo indiretto le mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese, che da anni si svolgono pacificamente anche a Livorno.
Il movimento denuncia quella che definisce una “classica criminalizzazione delle lotte” e contesta la visione secondo cui il problema della sicurezza venga ridotto alla repressione e alla sorveglianza, invece che affrontato con politiche sociali e redistributive. “Ancora una volta si rinuncia a promuovere una sicurezza collettiva e sociale – scrive PaP – e si colpisce chi ogni giorno lotta per salari più alti, affitti più bassi, diritti e welfare”.
Secondo il movimento, il piano rappresenta l’ennesimo passo di una lunga deriva bipartisan che, a partire dai governi PD e M5S, fino all’attuale esecutivo di centrodestra, ha puntato alla delegittimazione e alla restrizione dello spazio pubblico del dissenso, con strumenti che vanno ben oltre la sola sicurezza.