Coronavirus e disabilità, la riflessione di Fabrizio Torsi
Livorno 31 marzo 2020 – “Non posso non pensare alle enormi difficoltà che stanno affrontando le famiglie che hanno al loro interno una persona con handicap, o come affronta la quotidianità chi vive solo e non è autosufficiente .
La paura che si prova quando il tuo Helper ha un colpo di tosse e non può stare lontano da te un metro.
Le mani che afferrano i corrimano per spingere le ruote della tua carrozzina superleggera che da terra calpestano tutto , anche l’espettorato del tizio in bici che ti ha appena sorpassato sul marciapiede…
Covid che ti blinda in casa con tutto il bello e brutto che hai e ti appartiene.
Chi conosce una disabilità ha il vantaggio di sapere cosa significa “cambiamento” e “rinunciare”, della resilienza ne ha fatto stendardo … un mese di quarantena si aggiunge ai giorni che hai già perduto nel tempo , tempo rubato alla vita .
Il dolore vissuto prima dell’ 8 marzo 2020 è stato l’allenamento per non disperarti se perdi un familiare ed è così facile evitare un contatto .
Molti hanno saputo “reinventarsi” una vita dopo una evento invalidante ed hanno dimostrato talento e forza, adesso questi sono “esempi di vita” dai quali trarne energia per combattere la “paura “ che ha impadronito molte anime, penso a chi ha deciso di suicidarsi davanti al panorama luttuoso che la pandemia da Covid ci manifesta .
Paradossalmente questo momento ti restituisce “esistenza” , sei a casa come tutti, non vai al cinema come tutti, non entri nei negozi come tutti… Non è uno scalino a rendenti diverso ma un virus a dirti amaramente che siamo davvero tutti uguali in questo periodo di smarrimento .
La pensione di invalidità ti assicura un pezzo di pane che l’esercente chiuso da tempo non può permettersi… disabilità che diventa “fortuna”? Follia !! Una lezione Covid unica , ti guardi dentro e ti accorgi che sei vivo tra 10 mila deceduti, che la tua vita è davvero una fortuna anche se sei piantato su una sedia a ruote … oggi più che mai.
Tornerà la normalità , tornerà il tempo in cui la disabilità tornerà ad essere una “porzione” minima di società e si dimenticherà che in questa “battaglia” molte persone con disabilità erano al lavoro a fianco di colleghi normodotati e che quel ruolo al 118 , al centralino, in un laboratorio di un ospedale è stato fondamentale perché davvero parte attiva di una comunità che ti auguri riesca a ricordare e che non torni ad emarginare.
… “insieme ce la faremo” non è un semplice slogan, ma una verità che assume sembianze di spinta forte specie per chi sente di non farcela.
Il mio abbraccio virtuale va a tutti coloro che hanno perduto un affetto, a chi non si è tirato indietro, ha chi ha regalato un sorriso o rifornito uno scaffale di un supermercato, a chi ci ha regalato una canzone ed uno sketch on line, a chi è rimasto a casa… a tutti coloro che si sono sentiti facenti parte di una comunità unita fatta di tante diversità”.
Fabrizio Torsi