Truffe messaggistica: si finge la figlia e si fa dare 1000 euro, denunciata una 35enne
Piombino (Livorno) 24 ottobre 2025 Truffe messaggistica: si finge la figlia e si fa dare 1000 euro, denunciata una 35enne
I Carabinieri della Stazione di Piombino, dopo alcuni accertamenti e indagini, hanno identificato la presunta artefice di un raggiro ai danni di una donna sulla settantina, artatamente studiato e pianificato attraverso l’impiego di una nota applicazione di messaggistica istantanea.
La vittima era stata tratta in inganno dal tono confidenziale di un messaggio che le era giunto sulla propria utenza mobile, benché proveniente da un’utenza a lei sconosciuta, con il quale era stata indotta a credere di interloquire con la figlia che, con un nuovo numero telefonico, le chiedeva l’invio immediato di denaro per far fronte a un pagamento improrogabile.
La donna, credendo di far cosa giusta, e non nutrendo dubbi circa la buona fede dell’interlocutrice del messaggio, si è recata presso una tabaccheria ed ha effettuato un pagamento di quasi 1.000 euro tramite “t-bonifico” a credito su un IBAN che le era stato fornito dalla “sedicente” figlia.
Poco dopo, però, la persona creduta essere la figlia, adducendo un pretesto, le ha chiesto di fare un analogo pagamento di simile importo, ma la vittima, a seguito di un blocco bancario, ha cominciato a nutrire dei dubbi e ha deciso di contattare la “reale” figlia tramite il nipote, scoprendo così il raggiro truffaldino, in quanto la predetta assicurava alla madre di non averle mai chiesto del denaro e di non aver mai rotto il cellulare. Maturata pertanto la certezza di essere stata raggirata, la donna si è rivolta ai Carabinieri della Stazione di Piombino i quali, mediante serrate attività di indagine condotte in modo capillare sia sul fronte degli accertamenti bancari che sulla conoscenza del territorio, sono riusciti a identificare la presunta autrice della truffa, una 35enne originaria del sud Italia con precedenti specifici che è stata denunciata in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Livorno per il reato di truffa aggravata.
