Turismo e commercio a Cecina, lettera aperta della Lega
Cecina (Livorno), 03 maggio 2020 – “Dimenticati e abbandonati.
Così si sentono i titolari di partita IVA di fronte alla grande emergenza che non è più solo sanitaria.
Molta burocrazia, molte spese e nessuna certezza: questa la ricetta per le imprese da molti anni, e l’emergenza COVID-19 non ha reso capace il Governo Conte di andare incontro ad una categoria già così tanto vessata.
Per Cecina i comparti turistico e commerciale sono un vero polmone: il suo mare, la sua pineta, il suo clima sono la sua forza. Anche per tutti quei piccoli paesini del vicino entroterra pisano, è considerata un vettore attrattivo e snodo per i trasporti e i collegamenti. I negozi della città ne hanno scritto la storia e i nostri stabilimenti balneari segnano i ricordi delle migliori estati per tanti giovani e meno giovani, cecinesi e “forestieri”.
Purtroppo, però, Cecina non sarà più la stessa. Nel silenzio assordante di una città vuota, il grido di preoccupazione dei commercianti e degli imprenditori si fa sempre più forte.
Non si sa quando riapriranno molte attività, non si sa come si potrà svolgere il proprio lavoro. Si sa solo che per molte imprese il ricorso all’indebitamento sarà l’unica via e senza garanzie di efficacia.
Per pochi, pochissimi “fortunati” 600 euro in tasca e per tanti dipendenti neanche l’ombra della cassa integrazione.
Mancati incassi per migliaia o, in certi casi, decine di migliaia di euro in un periodo dell’anno che per molti costituiva riserva di produttività con cui affrontare anche mesi di “magra” che vengono in altre stagioni.
Rimane però il fardello di una burocrazia oppressiva, anzi: si parla di “protocollo condiviso anti covid-19” emanato dal Ministero della Salute a tutela dei lavoratori, obbligatorio per ogni impresa, si parla dei vari aggiornamenti sui DVR sul rischio biologico e sul manuale dell’autocontrollo. Il tutto per ulteriori spese sulle spalle delle aziende, senza considerare i costi che dovranno essere sostenuti per le sanificazioni.
Certamente, di fronte ad una emergenza sanitaria tutto questo è importante. Ma in che modo lo Stato è venuto incontro alle imprese e ai lavoratori per permettere di poter sostenere questa situazione?
Molti imprenditori cecinesi si stanno chiedendo se convenga aprire, con spese difficilmente sostenibili e con l’assunzione di estreme responsabilità civili e penali in caso di contagio all’interno della propria attività, in un Paese in cui non vi è certezza del diritto e spesso la magistratura ordinaria, per non parlare di quella del lavoro, hanno dimostrato di essere ideologicamente avverse a chi fa impresa. Si corre il rischio di avere attività storiche, commerciali e turistiche, con la serranda chiusa per la stagione 2020, con ricadute immani anche sull’occupazione territoriale, soprattutto giovanile.
Alcuni esercenti hanno anticipato la cassa integrazione ai propri dipendenti, nella speranza che lo Stato faccia presto ad erogare quanto promesso a suon di conferenze stampa del Presidente del Consiglio.
Per anni la politica ha eluso le proprie responsabilità, la necessità di ridurre il cuneo fiscale e di rivedere i meccanismi dell’austerità europea in una fase che necessitava di politiche fortemente anticicliche, affidandosi sempre ai tecnici a cui oggi, ancora una volta, il Governo delega tutte le responsabilità politiche.
Da Monti a Colao, oggi anche il M5S ha completamente fatta propria la linea culturale e ideologica del PD, del quale non a caso è alleato di Governo.
450 tecnici e 17 super tecnici, sotto la supervisione dell’Unione Europea. Due mesi di reclusione forzata per gli italiani, di cui molti ormai alla fame, senza considerare l’aumento delle violenze domestiche e l’aggravarsi dei disturbi mentali.
Nello sconforto di chi chiede soltanto di poter lavorare, nel massimo del rispetto delle misure di sicurezza, PD e M5S hanno saputo rispondere con l’uomo solo al comando, circondato da esperti per giustificare scelte non democratiche e non discutibili, con la scusa del “lo dice la scienza” che è il nuovo modo per dire “la democrazia taccia, non può capire”.
Polizia e Carabinieri alla ricerca del podista solitario o di qualche sacerdote cattolico, ma del tutto assenti di fronte agli assembramenti con falce e martello il 25 Aprile.
“Siamo prontissimi a fronteggiare il virus”, “il vero virus è il razzismo”, “abbraccia un cinese”: queste erano le parole e le iniziative della sinistra e del partito 5stelle all’alba dell’epidemia.
Servivano misure drastiche e brevi per fermare i contagi nella fase espansiva, poi tornare a lavorare con tutte le misure di sicurezza. Buona parte dei morti dipende dalla congestione del sistema sanitario, ma nessuno si riconosce responsabile di scellerate politiche di tagli sulla sanità e di aver sostenuto i parametri di Maastricht senza se e senza ma.
E in questo disastro sembra che la sete di sangue dello Stato burocratico non sia ancora soddisfatta, e tornano le campane di nuovi accertamenti fiscali, perché in Italia si sa: chi lavora, chi fa impresa, è brutto e cattivo, nemico del popolo e del proletariato. Forse il 25 aprile 2020 il Governo ha festeggiato la liberazione dal lavoro. Tutti più liberi, senza impresa, senza fatica, e senza pane. Dovremo ringraziare il M5S, Renzi e il PD”.
Chiara Franchi – Lorenzo Gasperini – Andrea Quiriconi (Presidente Commissione Commercio – Capogruppo – Consigliere Comunale)