Missione italo-francese per lo studio del relitto profondo Capo Corso 2
Risultati preliminari della campagna di ricerca.
Isola di Capraia (Livorno) 17 luglio 2023 – Tesoro di vetro di 2000 anni fa scoperto a Capraia con un robot sottomarino. «Era a 350 metri di profondità»
Si è svolta dal 1 all’8 luglio 2023 la prima campagna della “Missione italo-francese per lo studio del relittosommerso Capo Corso 2”.
Questo relitto, datato in via preliminare tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C., si trova a circa 350 metri di profondità nel tratto di mare fra Capo Corso (Corsica-Francia) e l’Isola di Capraia (Italia).
Si tratta del secondo caso noto fino ad oggi nel Mar Mediterraneo, di un naufragio di una nave romana con un carico composto quasi esclusivamente da vetro, trasportato sia allo stato grezzo; in diverse tonnellate di blocchi di varie dimensioni, sia lavorato, sotto forma di migliaia di manufatti di vasellame da tavola di vetro soffiato.
La missione è bilaterale: la parte italiana è coordinata dalla Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo (Ministero della Cultura) diretta dalla Soprintendente Barbara Davidde. Per la parte francese dal Département des Recherches Archéologiques subaquatiques et sous-marine-Drassm (Ministero della Cultura); sotto la direzione dell’archeologa Franca Cibecchini, responsabile della Corsica.
Collabora alla missione di studio del relitto anche l’Inrap, con l’archeologa specialista del vetro antico Souen Fontaine (Responsable du Pôle Subaquatique-Inrap).
Per lo svolgimento delle ricerche in alto fondale il Drassm ha messo a disposizione la sua nave di ricerca ammiraglia, l’Alfred Merlin, attrezzata con i suoi due ROV Arthur e Hilarion. Arthur, é un nuovo prototipo di ROV progettato e creato con e per il Drassm dal Professore Vincent Creuze (Università di Montpellier-LIRM), che ha partecipato attivamente alla missione.
Questo robot, uno dei più piccoli e leggeri della sua categoria, può raggiungere i 2500 metri e permette non solo di fare delle riprese video ad alta definizione ma anche di ventilare o aspirare il sedimento e recuperare degli oggetti. Il Rov Hilarion, pilotato dall’archeologo Denis Degez (Drassm) realizza video in alta definizione fino ad una profondità di 500 m.
Il relitto Capo Corso 2 si trova oggi per qualche centinaio di metri nelle acque territoriali italiane, in una zona in corso di delimitazione tra l’Italia e la Francia. Scoperto dall’ing. Guido Gay nel 2012
Tuttavia, a seguito delle ultime trattative sullo spazio marittimo tra Italia e Francia, nel giugno del 2016 ha segnalato il relitto al Ministero della Cultura italiano manifestando la disponibilità a collaborare a un progetto di studi congiunto.
Il programma di collaborazione è stato avviato nel 2022, dopo la creazione della Soprintendenza nazionale italiana, e la firma dell’accordo scientifico tra il Drassm, diretto da Arnaud Schaumasse, e la Soprintendenza nazionale nell’aprile 2023.
Nel corso della prima campagna della “Missione italo-francese per lo studio del relitto profondo Capo Corso 2” è stato fatto un nuovo rilievo fotogrammetrico del relitto per verificare eventuali cambiamenti del sito dovuti all’azione antropica (per esempio il passaggio di reti a strascico) e alla sedimentazione; il ROV ha poi realizzato la pulitura superficiale di alcune zone del giacimento per una migliore identificazione dei reperti da recuperare grazie a un sistema ad artiglio, molto delicato, montato sul ROV Arthur.
Recuperati vari oggetti di vetro (bottiglie, piatti, coppette, coppe, un unguentario) ma anche due bacili di bronzo e alcune anfore.
Tutti i materiali archeologici saranno trasportati nel laboratorio della Soprintendenza Nazionale a Taranto per le analisi scientifiche, per la caratterizzazione del degrado biologico e per il restauro.
Al momento il relitto si data tra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C.
Lo studio approfondito dei materiali potrà fornire ulteriori precisazioni sulla cronologia del naufragio e maggiori informazioni sulla rotta percorsa dalla nave nel suo ultimo viaggio.
Ad una prima analisi del carico, vista la tipologia delle anfore visibili (anfore “a carota”; anfore orientali tra cui delle probabili anfore tipo Beirut e qualche anfora Gauloise 4) e la quantità di vasellame di vetro e di blocchi di vetro grezzo; le archeologhe ritengono che la nave dovesse provenire da un porto del Medio Oriente, forse dal Libano o dalla Siria e che fosse diretta verso la costa provenzale francese.
A chiusura dei lavori, la Missione bilaterale ha avuto l’onore di ospitare a bordo la Segretaria della Convenzione Unesco 2001 per la protezione del patrimonio culturale subacqueo; Krista Pikkat, direttrice dell’Entité Culture – Situations d’urgence che ha partecipato alle operazioni in mare.
Il relitto di Capo Corso 2, con il suo carico perfettamente conservato; costituisce una sfida per i tutti i ricercatori coinvolti che potranno ricostruire una pagina di storia dei commerci del Mediterraneo; perfezionare le nuove tecnologie per esplorarlo e studiare un contesto ambientale peculiare, ancora poco indagato; che deve essere protetto e valorizzato per le future generazioni.
Vista l’eccezionalità del relitto ed i risultati di questa prima campagna d’indagine, i ricercatori di entrambi i paesi sperano di poter avviare nei prossimi anni un progetto multidisciplinare di più ampio respiro.
Le splendide immagini della ricerca e del recupero dei manufatti romani a 350 metri di profondità
Fonte Sovrintendenza Nazionale del patrimonio culturale subacqueo