“Vaccinarsi, una scelta libera: non si dovrebbe usare il lavoro come strumento di ricatto per obbligare a vaccinarsi”
La lettera di un lavoratore portuale
“La lettera l’ho scritta io, ma ci sono diversi operai che come me dal 15 ottobre dovranno pagarsi i tamponi per poter lavorare, con tutte le conseguenze che questo comporterà per le famiglie.
Sono molti i livornesi in questa situazione e mi sembra giusto dare voce a questo grande disagio vissuto da chi come noi ha scelto di non vaccinarsi e che chiede la libertà di poter lavorare in totale serenità senza sopportare una misura lesiva delle nostre libertà e anticostituzionale.
Sono Carlo Banchieri, livornese, ho 40 anni, faccio il portuale, sono sposato, ho due bambini e sono autore di racconti e romanzi che scrivo nel tempo libero.
Sono uno di quelli che non ha fatto il vaccino e sta per arrivare il 15 ottobre: giorno in cui per me la distopia diventerà realtà.
Scrivo perché non ho sentito una parola, una sola voce verso chi dal giorno 15 dovrà affrontare una gran brutta situazione.
Partendo dal presupposto che la scelta di vaccinarsi o meno dovrebbe essere libera e che non si dovrebbe usare il lavoro delle persone come strumento di ricatto per obbligare a vaccinarsi, aspetto ancora di capire se e come si pongono le istituzioni locali (tutte) rispetto alla misura che scatterà nei confronti dei lavoratori che per andare a lavorare dovranno pagarsi il tampone per avere il green pass.
Ognuno ha la sua idea, io credo come molti altri che sia una cosa insensata ai fini di contenere il contagio e molto grave perché si chiede in sostanza di pagare per lavorare.
Anche se riesco a seguire poco tutto ciò che riguarda la politica a livello nazionale, nel mio piccolo, come livornese, mi riferisco alla politica locale, anche se so ad esempio che Cacciari e Landini si sono messi in una posizione critica rispetto al green pass.
Ma un operaio che deve pagarsi il pass, cosa se ne fa di vedere uno in televisione che la pensa come lui?
Io vedo molto semplicemente che ad oggi, siamo a dieci giorni dalla scadenza, i sindacati stanno ancora in silenzio, nonostante questa misura sia contraria alla costituzione e alle norme europee.
Dov’è la solidarietà, mi chiedo, di fronte ad un qualcosa di così discriminante per le persone da parte del sindaco, degli altri operai, dei sindacati?
Parlo di Livorno. Ma penso che sia così un po’ ovunque. Quindi il mio ragionamento si espande poi a tutte le realtà.
Tutto quanto scritto è solo una mia opinione e non voglio scatenare ulteriori polemiche con quello che scrivo.
Ma non credo sia un’opinione dire che se il governo avesse voluto contenere il contagio senza andare a mettere lastre di marmo sulle spalle dei lavoratori, avrebbe sicuramente agevolato l’accessibilità a questi tamponi.
E avrebbe fatto di tutto per non creare differenze tra chi si è vaccinato e chi no.
Credo anche che il vaccino non impedisca di andare in terapia intensiva, in molti casi. Che ci sono persone con malattie del sistema immunitario che non dovrebbero essere vaccinate. Che chiederti di fare un vaccino che è sperimentale senza prendersi tutte le responsabilità di quello che potrebbe accadere, non mi sembra tanto sano.
Mi ricordo che molte famiglie hanno ricevuto, durante la pandemia, l’anno passato, un contributo come buoni spesa sotto le feste natalizie.
Oggi però si chiede alle stesse famiglie, o almeno a quante di loro non abbiano fatto il vaccino, comprese quelle mono reddito, di sborsare più di duecento euro il mese per poter continuare ad andare a lavoro.
La cosa che mi lascia basito è che non c’è stata una presa di posizione da parte di nessuno, mentre i dipendenti di molte ditte si ritroveranno ad affrontare da soli questa situazione solo per aver scelto di non farsi un vaccino che fino a prova contraria è ancora sperimentale, che non scongiura la possibilità di prendere il covid, né di finire in terapia intensiva come invece ci propongono come unica verità.
Ricordo i tamponi gratuiti offerti ai turisti che tornavano con i traghetti dalle vacanze, l’anno scorso. Invece oggi gli operai si pagheranno i tamponi per evitare di rimanere a casa senza stipendio.
In pieno lock down i portuali hanno sempre lavorato, così come altre categorie, all’inizio di tutto quando scarseggiavano addirittura le mascherine e i disinfettanti.
Adesso anche a quei lavoratori non vaccinati si chiede di pagarsi il tampone per accedere al pass governativo.
Tutto normale?
Cioè, chi in passato poteva permettersi una bella vacanza aveva il tampone in regalo. Chi invece deve andare a lavorare e vacanze non ne fa, paga e basta oppure viene sospeso senza uno stipendio.
La scelta è stata presa dal governo, ok.
Ma la cosa che più fa male è che ci sia tutta questa omertà. In generale i sindacati, la politica a livello locale non prende nessuna posizione, le persone non prendono posizione, non una parola, pur sapendo che i lavoratori interessati da questo provvedimento saranno lasciati soli ad affrontare una situazione non semplice. Come dire, di certo non risolverebbe il problema, ma una parola da chi pretende di essere al fianco dei cittadini, sarebbe già qualcosa.
Sento dire da molti che se uno si prende il covid e non è vaccinato, allora dovrebbe morire o pagarsi le cure da solo.
Ma una persona che decide di fumarsi un pacchetto di sigarette per vent’anni e si ammala di tumore, deve morire o pagarsi le cure?
E poi, aldilà di tutto, c’è una costituzione.
Dovrebbe valere quella. Sempre.
Io sono un padre, un marito e sono operaio. Pago le tasse, chiedo che l’informazione sia libera e corretta sempre, che il lavoro sia rispettato perché è il futuro dei nostri figli, che non siano alimentate divisioni tra chi si vaccina e chi no. Siamo in un paese libero e certe cose non dovrebbero essere toccate.
È un’utopia?”