Cronaca 7 Agosto 2017

Vaccinazioni obbligatorie: alcune indicazioni pratiche.

Questo l’elenco per i minori fino a 16 anni

 Il decreto legge n. 73 del 2017 ha esteso il numero di vaccinazioni obbligatorie nell’infanzia e nell’adolescenza da quattro a dieci (non più 12 come nella prima stesura).

Quali sono, quindi, le vaccinazioni obbligatorie per i minori fino a 16 anni?

Anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella.

Sono, inoltre, indicate e sono gratuite ma senza obbligo vaccinale, le vaccinazioni: anti-meningococcica B e C, anti-pneumococcica e anti-rotavirus. (Il rotavirus può causare una forma di gastroenterite pediatrica, che colpisce soprattutto i neonati e i bambini entro i cinque anni).

Le vaccinazioni obbligatorie sono gratuite e devono tutte essere somministrate ai nati dal 2017. Per i nati dal 2001 al 2016devono essere somministrate le vaccinazioni contenute nel calendario vaccinale nazionale vigente nell’anno di nascita (vd. tabella).

 

difterite tetano pertosse poliomielite Haemoplhilus influenzae tipo b epatite B morbillo parotite rosolia varicella
Nati dal 2001 al 2004 X X X X X X X X X
Nati dal 2005 al 2011 X X X X X X X X X
Nati dal 2012 al 2016 X X X X X X X X X
Nati dal 2017 X X X X X X X X X X

Con l’entrata in vigore del nuovo decreto, il rispetto degli obblighi vaccinali diventa un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni), mentre dalla scuola elementare in poi i bambini e i ragazzi possono accedere comunque a scuola ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato un percorso di recupero della vaccinazione ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative.

Il provvedimento ha l’obiettivo di contrastare il progressivo calo delle vaccinazioni, sia obbligatorie che raccomandate, in atto dal 2013 che ha determinato una copertura vaccinale media nel nostro Paese al di sotto del 95%. Questa è la soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per garantire la cosiddetta “immunità di gregge”, per proteggere, cioè, indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati.

Per l’anno scolastico 2017/2018, sono state emanate specifiche disposizioni transitorie:

entro il 31 ottobre 2017 per la scuola dell’obbligo, entro il 10 settembre 2017 per i nidi e la scuola dell’infanzia, per certificare l’avvenuta vaccinazione può essere presentata un’autocertificazione mentre per l’omissione, il differimento e l’immunizzazione da malattia, deve essere presentata la relativa documentazione, coloro che sono in attesa di effettuare la vaccinazione, devono presentare copia della prenotazione dell’appuntamento fissato dall’ASL.

Entro il 10 marzo 2018 nel caso in cui sia stata precedentemente presentata l’autocertificazione, deve essere presentata la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione.

Perché sono importanti i vaccini?

L’introduzione delle vaccinazioni è stato l’intervento di sanità pubblica più importante per l’umanità perchè ha determinato un abbattimento dei tassi di frequenza della malattia e di mortalità, nonché una riduzione del tasso di ospedalizzazione e degli eventuali esiti invalidanti.

La soglia di copertura vaccinale raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per raggiungere la così detta immunità di gregge è pari al 95%.

Se la quota di individui vaccinati all’interno di una popolazione raggiunge questo valore, si arresta la circolazione dell’agente patogeno. Il raggiungimento di tale soglia consente, quindi, di tutelare anche i soggetti fragili che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono essere vaccinati.

La copertura media nazionale delle vaccinazioni è oggi pericolosamente sotto le soglie raccomandate dall’OMS.

Le principali conseguenze della riduzione della copertura vaccinale sono:

–         aumento dei casi di malattie infettive in fasce di età diverse da quelle classiche (per esempio negli adulti) e quadri clinici più gravi, con maggiore ricorso all’ospedalizzazione;

–         ricomparsa di malattie infettive che erano sotto controllo, spesso accompagnata da ritardi nella diagnosi proprio per la difficoltà di riconoscere agevolmente quadri clinici raramente o mai incontrati dai sanitari e casi di infezione da virus della rosolia in donne in gravidanza con rischio di infezioni del feto (tra le possibili conseguenze: sindrome della rosolia congenita, parto pre-termine, aborto spontaneo o terapeutico);

–         aumento dei costi sanitari e sociali legati al diffondersi delle malattie, all’incremento dell’ospedalizzazione e degli eventuali esiti invalidanti. (dg)