Willie Peyote con il suo innovativo e provocatorio Hip Hop sul palco del The Cage Theatre
Innovativo e provocatorio, l’hip hop di Willie Peyote sul palco del The Cage Theatre
Cantautore torinese con un passato punk rock, crea un hip hop meticcio tra funk, rock e jazz. Sul palco del teatrino, in collaborazione conDisco Rout, è in arrivo sabato 2 dicembre con il nuovo album “Sindrome di Tôret”. Le prevendite sono raccomandate. Il weekend comincia venerdì 1 con “Le radici del blues” e le sfrenate danze di Orto Cage.
VENERDÌ 1 dicembre – Il venerdì del The Cage Theatre comincia con un tuffo profondo nel blues dalle 20.30 con “Dalle radici del blues”. Sul palco The Ecoplaying, Mk5, Mundoo, Maf14, Wild Rush, capitanati dai batteristi della scuola Bartorelli Drum, saliranno sul palco con i Black Tunes di Martina Salsedo con Leandro Bartorelli, Gerard Grooveman, Ricky Portera, Mimmo Camporeale, Claudio Fabiani, Graziano Romani e Max Marmiroli. Sul palco salirà infine anche la band delle “Sfingi” e la O.S Jazz band di Lucca. In apertura alla band ed agli ospiti ci saranno gli allievi della scuola di batteria del batterista Leandro Bartorelli. La notte del teatrino proseguirà con il consueto appuntamento con Orto Cage e le selezioni musicali di Matteino Dj. Per vincere due ingressi omaggio con due drink inclusi la sfida è quella di indovinare il titolo di una canzone seguendo un indizio musicale pubblicato sulla pagina Facebook di Orto Dance. La febbre del venerdì sera alla Leccia parte a mezzanotte, con ingresso e drink a 5 euro entro l’una, 8 euro dopo.
SABATO 2 dicembre – “Sindrome di Tôret” è il nuovo concept album di Willie Peyote. L’intero disco affronta il tema della libertà d’espressione e dei limiti della stessa, in un’epoca in cui la comunicazione è cambiata profondamente a causa della tecnologia. Con riferimenti e citazioni più o meno velate alla musica italiana degli ultimi quarant’anni, oltre al già menzionato Signor G., Willie Peyote delinea un sound e una forma lirica che vanno da Battisti a Bruno Martino, passando dal nuovo cantautorato pop e prendendo spunto dalla narrazione tipica della stand-up comedy e della satira: capovolge il punto di vista collettivo e sviluppa un pensiero critico attraverso la provocazione e l’ironia. Schietto, asciutto, tagliente, le liriche di Willie Peyote ne fanno un vero e proprio cantautore moderno, pronto a mostrare le realtà intrecciate del mondo, delle relazioni, delle pulsioni, anche più fastidiose da accettare, con nichilismo raffinato. Gli arrangiamenti dei suoi album strizzano l’occhio al mondo live-rock, a seguire una scia che ci riconduce alle origini dell’artista torinese, che si affaccia alla musica misurandosi con il punk-rock, prima di consolidarsi definitivamente tra le figure più interessanti e piene di identità creativa nella scena hip hop nazionale. Tra cinismo, autoironia sorniona e denuncia sociale pungente nel 2011 pubblica il suo primo album solista “Il manuale del giovane nichilista”, seguito nel 2013 da “Non è il mio genere, il genere umano”. Il 2015 è l’anno di “Educazione Sabauda”, che lo lancia definitivamente nella scena musicale hip hop, spaziando in una mappa interiore musicale che lo porta a passare dai Cypress Hill a Luigi Tenco, con estrema fluidità creativa. Da “Educazione Sabauda” proviene anche l’hit di “Non sono razzista ma” che scatena il dibattito entrando nel cuore delle contraddizioni sociali sul tema delle migrazioni, andando con sprezzante ironia a stuzzicare l’Italia dei luoghi comuni sui migranti velati da un razzismo strisciante che prende piede nel linguaggio che fa parte della quotidianità, per cui “Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone / Invece qui da noi non facciamo le moschee/ Perché da loro non fanno le chiese / “L’Italia agli italiani!” ho sentito dire al bar/ E se non sbaglio il bar era cinese”. Il nuovo album “Sindrome di Tôret” è uscito il 6 ottobre con la sua fusione rock, hip-hop, funk e jazz pronta a stupirci sul palco del teatrino con prevendite fortemente raccomandate dati i successi che il tour di Willie Peyote sta registrando. Il titolo è un riferimento sia alla sindrome neurologica di Tourette che provoca tic verbali che ai tôret, fontanelle tipiche del torinese con una testa a forma di toro, per creare un’immagine simbolica della sua inesauribile, multidimensionale, attitudine lirica hip-hop, tra ironia e solennità.