Commissione anticorruzione, BL: “Il PD si accorge di noi, disperato tentativo di uscire da una posizione scomoda”
Come Buongiorno Livorno siamo costretti, nostro malgrado, a rispondere al comunicato stampa firmato dal Partito Democratico di Livorno in merito alla loro nomina di un Presidente leghista alla Commissione di indagine sulla corruzione.
Siamo stati tirati in ballo come possibile alternativa alla Presidenza
di tale Commissione; ci fa piacere apprendere che la maggioranza aveva
questa disponibilità, anche se a noi sembra più un disperato tentativo
del Pd di uscire dalla posizione scomoda e contraddittoria in cui è
finito.
La verità, infatti, è che mai, in nessunissima sede (neanche nell’ultima
Commissione), il Pd ha saggiato le nostre intenzioni né proposto il nome
di uno dei nostri consiglieri alla Presidenza.
Che si siano ricordati di BL soltanto adesso, un po’ troppo tardi, ci stupisce. Molto.
Eppure le occasioni sono state tante, se non troppe: mesi e mesi di discussioni per capire come istituire la Commissione e come farla funzionare, mentre la maggioranza si dimostrava sempre più confusa, sempre più indecisa.
Nel suo comunicato stampa del 24 settembre il Pd ricorda di aver chiesto
l’istituzione della Commissione di indagine subito dopo l’arresto di un
dipendente comunale:
vero, ma va detto che i gruppi consiliari di maggioranza – Pd, Casa Livorno, Futuro! Articolo Uno – chiedevano di “allargare” l’orizzonte temporale prendendo in esame il periodo che inizia dal 2014, e questo perché “i reati contestati dagli inquirenti”, spiegavano in una nota, “e oggetto dell’inchiesta, sono ascrivibili al periodo compreso tra il 2016 e il 2018”.
Il Pd e la maggioranza proponevano dunque di indagare solo ed esclusivamente gli anni in cui il Comune di Livorno era amministrato dal Movimento 5 Stelle.
Di questo abbiamo più volte chiesto ragione: forse il Pd temeva che si indagasse il periodo in cui aveva governato?
Per noi, come abbiamo detto e ripetuto, il fatto che alcuni dipendenti possano aver commesso reati non dovrebbe portare al coinvolgimento immediato, in termini di responsabilità, anche degli apparati politici che governavano in quegli anni. Almeno fino a prova contraria.
Purtroppo ci sono voluti innumerevoli incontri e confronti, anche aspri,
per riuscire ad allargare il perimetro di indagine, e tuttora non c’è un
accordo sulle modalità con cui la Commissione di Indagine selezionerà
gli atti e i procedimenti da analizzare.
Il Pd vorrebbe che a sceglierli fosse la maggioranza! Sì, avete letto
bene.
Sia ben chiaro: non abbiamo mai accettato di vedere questa Commissione
di Indagine come un tribunale politico. Farlo sarebbe non solo sbagliato
ma illegittimo.
Chi fa politica, secondo noi, deve mostrare ai cittadini
e alle cittadine la volontà di ricercare in ogni singolo atto quattro
cose:
trasparenza;
correttezza delle procedure;
imparzialità nell’amministrare la cosa pubblica;
comprensione degli errori fatti.
Poi, laddove il sistema ha mostrato carenze – che hanno pesato sul tutta
la collettività – dovrà trovare rimedi.
Chi fa politica dovrebbe essere il primo a chiedere di verificare il comportamento dei propri amministratori.
I veti e le valutazioni di opportunità (“no alla Presidenza a Stella Sorgente” era il veto espresso dal capogruppo Fenzi) non li capiamo e ci sembrano ben poco coerenti con la realtà dei fatti:
gli episodi di presunto reato sono emersi, sì, durante il periodo Nogarin, ma solo perché era stato proprio l’ex Sindaco a presentare le prime denunce.
Non si capisce davvero come questo possa sposarsi con sospetti di mancata trasparenza o chiarezza da parte di un consigliere del Movimento 5 Stelle.
Sostenere l’opposto crediamo sia non solo pericoloso politicamente ma
anche contraddittorio a quel principio di presunzione di non colpevolezza che spesso la maggioranza sbandiera – evidentemente, solo quando le fa comodo.
Potere al Popolo aveva proposto di candidare alla presidenza della
Commissione Lucia Grassi, consigliera a nostro parere in grado di
svolgere ottimamente il ruolo anche per l’esperienza professionale
acquisita nell’attività extra consiliare; noi, non ravvedendo nella sua
persona alcun tipo di rischio per la correttezza e trasparenza delle
indagini, siamo stati subito d’accordo.
Anche per questo non abbiamo neanche preso in considerazione l’ipotesi di proporre un nostro nome in Commissione.
Se si fosse consentito alle opposizioni di scegliere adesso avremmo Lucia Grassi a presiedere la Commissione.
Purtroppo il Pd ha preferito far pesare il proprio voto e nominare il leghista Ghiozzi.
Questo, nei fatti, è quanto. In periodo elettorale si agita lo spauracchio delle destre ma subito dopo ci sembra che non si abbia alcun problema a farci accordi e a spartirsi nomine: non ci scordiamo la vicepresidenza del Consiglio
assegnata a un altro leghista, Diliberti. D’altra parte a Roma governano
inseme, quindi c’è poco da stupirsi: proceduralmente sono scelte
legittime, politicamente non le condividiamo affatto.
Auguriamo comunque al Presidente Ghiozzi buon lavoro e ne sosterremo
l’attività, come sempre solo per il bene della nostra città.