“Inceneritore, voragine finanziaria ripagata dai cittadini, chi non crede ai numeri denunci Aamps e Comune”
L'intervento di Rifiuti zero Livorno
Inceneritore chiuso, inceneritore aperto, continua la polemica tra chi vuole chiudere l’inceneritore e chi vuole tenerlo aperto.
Di seguito dopo il comunicato dei sindacati che proclamano lo sciopero dei lavoratori Aamps contro la chiusura dell’inceneritore, riportiamo integralmente il comunicato di Rifiuti zero Livorno
(Leggi anche: Inceneritore, Rifiuti-zero ai sindacati: “Non trasformate i lavoratori in nemici della città”)
Rifiuti zero, Livorno:
“Buffonate sull’inceneritore, chi non crede ai numeri denunci Aamps e Comune
In questi giorni assistiamo increduli all’ennesima sceneggiata sull’inceneritore di Livorno, probabilmente dovuta più a giochi di potere tra partiti, sindacati e imprenditoria parassitaria, che al merito reale della questione.
Si continuano a chiedere dati, cifre ed approfondimenti, senza rendersi conto che l’Aamps è appena uscita da un concordato preventivo che ha già certificato, nero su bianco, che l’inceneritore ha causato un’enorme voragine finanziaria, dolorosamente ripianata dai cittadini, prima con il raddoppio della tariffa nel 2006, poi con un ulteriore aumento del 15% nel 2016.
Gli “addetti ai lavori” sanno bene che il raddoppio della tariffa del 2006 è da addebitarsi ai costi di revamping sostenuti allora per l’inceneritore, inoltre sanno che i debiti del concordato sono dovuti soprattutto alla necessità di:
– ripagare i mutui contratti per le continue manutenzioni straordinarie dell’inceneritore
– pagare beni e servizi per l’inceneritore
– far fronte ad ammanchi di cassa di oltre 3 milioni di euro l’anno a partire dal 2011, da quando l’Europa ha cancellato i contributi statali CIP6 sull’energia prodotta dall’inceneritore.
I cittadini livornesi non vogliono più pagare la “festa” per chi vuole continuare ad arricchirsi con l’inceneritore.
Ma soprattutto non vogliono più respirare le emissioni tossico-nocive dell’impianto, pari ad oltre 400 milioni di metri cubi all’anno.
Aamps ha già fornito la stima dei costi di un eventuale, ennesimo intervento di manutenzione: circa 20 milioni di euro, che avrebbero un impatto sulla tariffa di 3,5 milioni all’anno, più altri 4 milioni all’anno per i diritti di emissione di CO2 che dovremmo pagare all’Unione Europea.
Con quale faccia tosta qualcuno vorrebbe far pesare sui cittadini oltre 7 milioni l’anno in più di TARI, oltretutto dopo il dissanguamento patito dai livornesi per pagare decenni di sprechi per l’inceneritore?
Giudichiamo ridicolo proporre di utilizzare gli extra ricavi per la vendita dell’energia elettrica prodotta dall’inceneritore, perché vengono praticamente assorbiti dagli extra costi, dovuti all’aumento generale dei prezzi per le forniture necessarie al funzionamento dell’impianto.
Infatti, Aamps chiuderà il bilancio solo con un piccolo attivo risicato: dove sono tutti i milioni di utili che l’inceneritore avrebbe garantito quest’anno “grazie” alla guerra in Ucraina ed alla conseguente crisi energetica? Sarebbe ora di finirla con le buffonate.
Altrettanto ridicolo ci sembra paventare un aumento dell’inquinamento dovuto al trasporto su gomma per l’ormai residuale quantità di rifiuto indifferenziato prodotto a Livorno che dovrà essere collocato altrove sul mercato impiantistico, come fanno tutte le altre città che non hanno mai avuto inceneritori o che li hanno chiusi da anni.
Prima di tutto perché i camion che attualmente portano a Livorno da altre città e province almeno i due terzi dei rifiuti bruciati nell’inceneritore sparirebbero all’istante con la chiusura dell’impianto, con un beneficio netto per l’inquinamento da traffico.
Ma soprattutto perché le emissioni (a norma di legge) di qualche camion non sono paragonabili con quelle (a norma di legge) dell’inceneritore: oltre 6mila metri cubi di emissioni inquinanti per ogni tonnellata di rifiuti bruciati.
Tutte cifre ufficiali rese pubbliche da Aamps e Comune. Se le conosciamo noi, le conoscono anche coloro che dicono di aspettare ancora i dati e gli approfondimenti.
Abbiano il coraggio, invece, di mettere le carte in tavola, denunciando l’azienda e il municipio, se ritengono di aver ricevuto informazioni false e dannose per i conti pubblici.