Istituti comprensivi, delegazione incontra il sindaco: “nessuna possibilità di rinvio o blocco del processo”
In occasione del presidio che si è svolto mercoledì 10 novembre durante una riunione del consiglio comunale, il sindaco Salvetti e la vicesindaca Camici hanno incontrato una delegazione di partecipanti (una rappresentante del personale Ata e quattro docenti, due dei quali anche genitori).
In apertura dell’incontro l’amministrazione ha ribadito che non ammette alcuna possibilità di bloccare e rinviare il percorso di comprensivizzazione.
Il processo di comprensivizzazione viene presentato come un obbligo di legge; nonostante la delibera regionale usi il verbo “auspicare” per indicare la data del 2023/2024 come traguardo per il superamento dell’attuale modello, tale data viene indicata come “dead-line”. In questa ottica l’amministrazione comunale desidera attivare il processo di comprensivizzazione in anticipo ed usare l’anno precedente a quello indicato come reale scadenza per praticare degli aggiustamenti.
Il fatto che le precedenti amministrazioni comunali abbiano avviato il processo di comprensivizzazione, ma abbiano poi desistito non ha fornito all’attuale amministrazione comunale un campanello d’allarme sulle difficoltà oggettive e sulla scarsa attinenza del progetto alla realtà cittadina; anzi, questo ripensamento viene citato come esempio di inefficienza delle amministrazioni precedenti e come vanto per l’attuale.
Altro motivo per cui l’amministrazione comunale ha deciso di accelerare e di non voler rimandare la comprensivizzazione è che ritiene di avere in questo momento del potere contrattuale rispetto all’ipotesi di perdita di posti del personale ATA. In pratica pare che l’amministrazione comunale sia riuscita a strappare un accordo con gli uffici regionali che gestiscono il personale chiedendo la possibilità di salvare 13 posti per il personale ATA per un anno qualora il percorso di comprensivi di azione si concludesse entro il 2022-2023. La rappresentante degli ATA presente all’incontro ha da subito mostrato delle perplessità: anche qualora ci fosse questo accordo che vale un anno, due anni dopo che cosa accadrà? In ogni caso esistono delle tabelle ministeriali che impongono ai comprensivi dei numeri sugli organici di collaboratori scolastici e del personale tecnico amministrativo che non collimano con quelli attuali. Inevitabilmente queste tabelle ministeriali imporranno una riduzione del personale tecnico-amministrativo e dei collaboratori scolastici all’interno dei nuovi istituti comprensivi. Su questo tema il sindaco ha chiarito che la città di Livorno non può più permettersi perdite di posti di lavoro, dichiarando che interverrà in prima persona con il responsabile regionale e che se non sarà garantita una stabilità pluriennale al personale ATA rivedrà le decisioni dell’amministrazione comunale. Difronte a una presa di posizione così netta da parte del primo cittadino siamo rimasti molto sorpresi durante il primo incontro di monitoraggio sui comprensivi (convocato il giorno successivo, giovedì 11 novembre) nell’ascoltare che il dirigente regionale, pur garantendo la massima attenzione verso la tutela della tenuta occupazionale, non può assicurare, né formalizzare un accordo scritto. Ci chiediamo a questo punto cosa intenda fare il sindaco difronte a uno scenario da lui stesso ritenuto inaccettabile.
Noi confermiamo le nostre perplessità: ad oggi il vantaggio di avviare la comprensivizzazione risiede nella speranza di non avere un danno e di mantenere la situazione attuale in relazione al numero di Ata nelle scuole. Purtroppo non è nemmeno chiara la durata di questo presunto trattamento di favore che la città di Livorno avrebbe rispetto alle norme ministeriali.
Nonostante la fragile garanzia per la possibile tutela dei posti Ata, non sono state fornite rassicurazioni sul mantenimento dei posti dei Dirigenti Scolastici e dei DSGA, che passeranno da 12 a 9. Oltre alla perdita di sei posti di lavoro, ciò determinerà una perdita nella qualità del servizio offerto a tutti gli utenti della scuola, ma questo è un aspetto che non pare esser stato preso in considerazione dall’amministrazione comunale.
Rispetto a tutte le criticità che in qualche modo abbiamo raccolto nei documenti che abbiamo inviato sia all’amministrazione comunale che all’Ufficio Scolastico Provinciale non ci sono state date risposte. Si è parlato di edilizia scolastica (si fanno i comprensivi, ma gli edifici restano gli stessi; dovranno passare almeno vent’anni per predisporre scuole adatte, secondo le affermazioni della Camici), di offerta formativa (dell’interruzione dei progetti portati avanti dalle singole scuole in risposta a esigenze specifiche del territorio e che non potranno più essere proposti a seguito della riorganizzazione in comprensivi); di trasporti (l’incoerenza di alcune scelte nell’articolazione dei comprensivi che, non tenendo conto dei tradizionali flussi di alunni nel passaggio da un ordine all’altro, costringerà molti bambini e ragazzi a frequentare scuole più lontane da casa o meno corrispondenti alle esigenze familiari, senza neanche prevedere un piano di trasporti pubblici a sostegno di questi nuovi spostamenti forzati); della mancanza di informazione e trasparenza (le delibere di alcuni consigli di istituto sono state votate senza che la questione fosse stata discussa negli organi collegiali o in contrasto con la volontà emersa dai collegi dei docenti).
La netta sensazione raccolta dalla delegazione è che da parte dell’amministrazione non si abbia una visione programmatica sui comprensivi, ma che il percorso intrapreso è una semplice (e superficiale) adesione a un percorso consolidato nel paese da tanti anni. E quale è stata la tendenza nazionale negli ultimi venti anni anni rispetto alle politiche educative è storia nota: tagli e disinvestimenti. E infatti da parte dell’amministrazione non c’è nessuna capacità di sostenere nemmeno un’argomentazione sul fatto che l’attuazione dei comprensivi migliorerà la qualità dell’offerta didattica e amministrativa delle scuole. L’amministrazione comunale peraltro riconosce la qualità del modello e delle scuole attualmente attive sul nostro territorio, ma continua a dichiararsi pronta ad accettare il cambiamento suggerito dalla Regione senza saper fornire indicazione sui miglioramenti attesi.
L’amministrazione ribadisce che il processo di comprensivizzazione è quasi definito ed è pronta ad aprire soli tavoli di monitoraggio delle azioni già stabilite. Ritiene infatti che il coinvolgimento dei Dirigenti Scolastici sia stato sufficiente a garantire il coinvolgimento di tutto il mondo della scuola, spettando di fatto a loro di farsi portavoce delle istanze di tutti gli utenti della scuola. Anche su questo riscontriamo una grave criticità: non si comprende infatti che il Dirigente Scolastico pur essendo una figura importante non può essere in grado di rappresentare la complessità del mondo della scuola composta dai docenti e personale amministrativo, dei collaboratori scolastici, ma anche dalle famiglie che sono comunque portatrici di istanze. Per questo il coinvolgimento dei Dirigenti Scolastici come unico elemento attraverso il quale si è ritenuto far partecipare le scuole è l’emblema di un equivoco più o meno voluto dal quale emerge chiaramente la scarsa conoscenza dei meccanismi che governano la scuola, della sua organizzazione e degli organi collegiali che la compongono, nonché dei ruoli che ricoprono.
In conclusione appare fondamentale sottolineare come questo processo di trasformazione della scuola venga percepito dall’Amministrazione comunale come un semplice accorpamento di scuole che inciderà esclusivamente sugli aspetti organizzativi e amministrativi senza alcuna ricaduta sui processi didattici ed educativi, senza alcuna conseguenza concreta sulla qualità dell’azione formativa.
Una visione che denota la mancanza di una seria valutazione sugli effetti più profondi che un simile processo di trasformazione produrrà sulle attività didattiche, sulle relazioni scuola-territorio, sul rapporto scuola-famiglie.
E’ piuttosto disarmante per chi la scuola la vive e la costruisce quotidianamente con fatica ed entusiasmo percepire l’assenza di una attenta e profonda riflessione sugli effetti di un cambiamento del genere. Ogni volta che ci si appresta a cambiare qualcosa che, sebbene in mezzo a mille difficoltà, funziona, con qualcosa di nuovo, sarebbe utile e necessario accertarsi se questo “nuovo” è davvero in grado di apportare effettivi miglioramenti alla qualità di ciò che si offre, o al contrario produrre dei peggioramenti.
Ad oggi nessuno è in grado di affermare con cognizione di causa se ciò che verrà sarà migliore di ciò che già abbiamo, semplicemente perché nessuno all’interno dell’Amministrazione comunale si è posto questo problema. Un esempio su tutti. E’ stato proposto, in ultima istanza, all’Amministrazione comunale, di trasformare i momenti d’incontro ai quali siamo stati invitati da semplici tavoli di monitoraggio, e dunque di verifica a posteriori di decisioni prese, in tavoli di partecipazione condivisa alle scelte nell’ottica di una costruzione aperta e partecipata che coinvolga tutti gli attori in campo: La risposta – scioccante – è stata: “non c’è niente da costruire”.
Prendiamo atto pertanto che l’Amministrazione Comunale di concerto con l’Ufficio Scolastico Provinciale non ascolta proposte alternative e insiste per adeguarsi a una tendenza nazionale che punta al risparmio della spesa pubblica, in questo caso a danno della qualità delle scuole del territorio. Non sono infatti queste le modalità, né i tempi, per attuare una trasformazione che solo con adeguate strutture, risorse e competenze avrebbe potuto assumere un altro senso.
Dopo queste giornate, avendo toccato con mano l’impreparazione dell’Amministrazione Comunale nell’affrontare questa enorme partita, ribadiamo con ancor più convinzione che sospendere la partenza dei comprensivi e discutere davvero e insieme sul futuro della scuola è più che mai necessario.