La calda stagione del lavoro (che non c’è)
Dall’emergenza abitativa alle singole vertenze, il filo rosso che unisce tutte le questioni aperte è, e rimane, la disoccupazione. E il clima sociale si sta scaldando, nonostante la pausa estiva, tanto che in molti si aspettano un autunno pieno di contestazioni
La sconfitta elettorale del PD nel 2014, le infinite vetrine vuote dal centro alla periferia, gli stabilimenti industriali chiusi e gli ipermercati in crisi per i pochi consumi (e per altri motivi). C’è una sottile linea rossa che collega tra di loro questi eventi e fa presupporre un rientro dalle vacanze con forti contestazioni sociali che – è bene ribadirlo – poco o nulla c’entrano con la gestione politica della città. Questa linea è la disoccupazione che sta flagellando Livorno da anni e che dopo il consenso politico ha eroso la capacità di spesa e di sostentamento di moltissimi livornesi.
Non è facile fare un’analisi della situazione senza esprimere una valutazione politica, ma ci sforzeremo di farlo.
L’emergenza abitativa è oggi al suo culmine. Centinaia di famiglie, sfrattate oppure non in grado di pagare con continuità una locazione che adesso si fa solo con fidejussione bancaria, sono allo sbando e sono costrette ad accettare un tetto precario, magari occupato. La situazione del 2017 è figlia di decenni che hanno visto una gestione comunale dove le “case popolari” erano passate di padre in figlio, magari vendute a basso prezzo. USB l’ha detto chiaramente: “A settembre Livorno si sveglierà con una nuova occupazione abitativa“. Ci sarebbe anche da parlare dell’ex circolo ufficiali dell’esercito alla fine di via Grande e di altri spazi, ma questo è un altro capitolo, per quanto assimilabile.
I sostegni economici che si sgretolano. Il segretario generale della Cgil, Fabrizio Zannotti, l’ha ribadito a parole e l’ha scritto pure alla Prefettura. “….forti preoccupazioni sul clima che si verrà a creare sul territorio in relazione sui criteri di applicazione della norma stessa che potrebbero sfociare in tensioni sociali e ad iniziative di disperazione da parte dei disoccupati senza reddito che si trovassero discriminati”. Il riferimento è a un quadro normativo che mette di dubbio la mobilità per migliaia di disoccupati e pure il sussidio straordinario per tutti coloro che perderanno qualsiasi sostegno. Mancano indicazioni da Roma e le settimane scorrono nell’incertezza. Zannotti ricordava anche l’importanza della formazione dei disoccupati e di come i fondi andrebbero spesi al meglio
Le mille vertenze. Dai lavoratori di Porca Vacca a quelli della metalmeccanica di Vertenza Livorno, il parco disoccupati a Livorno, secondo stime ottimistiche, tocca le 25mila unità. Di molti di loro, magari dei più silenziosi, non conosciamo le storie personali, ma le condizioni di vita sono le stesse: coabitazioni forzate, conti in rosso e sostentamento che deriva solo dai parenti. A chi non può disporre di una rete di protezione familiare si aprono le porte delle occupazioni immobiliari e della protesta. Per non parlare di chi – bere o affogare – è costretto in silenzio ad accettare situazioni lavorative che anni fa sarebbero sfociate in manifestazioni di piazza in triplice sigla sindacale.
Le “miniere” chiuse. Ci sono poi le grandi aspettative, le miniere di lavoro che sono ancora chiuse in attesa che la burocrazia e gli enti preposti facciano quanto necessario: c’è una Darsena Europa da mettere in cantiere, i bacini da rimettere in funzione, un interporto che dovrebbe riacquistare un ruolo reale di produzione di valore con la logistica, e infine un utilizzo più redditizio del turismo stagionale. In questo quadro di crisi la grande distribuzione fa fatica a sostenersi, tra eccesso di offerta, capacità di spesa ridotta all’osso e sempre più sportelli “fai da te” al posto delle sorridenti cassiere.
Ricapitolando, c’è bisogno di nuovi posti di lavoro, di una visione di sviluppo a medio periodo e che ciascuno faccia la sua parte: politica, istituzioni, privati e associazioni di categoria, al di là dei singoli interessi e delle bandierine da mettere sui risultati. Non accadeva da decenni che le forze politiche e sindacali dicessero le stesse cose ed indicassero le stesse emergenze. Ci aspetta un autunno socialmente molto caldo se non si porrà mano alla questione e non si farà un cronoprogramma preciso con i settori che possono portare lavoro e la data di attivazione dei relativi posti.