Netti (Jobson) replica ai sindacati (RSU) di Azimut Benetti
In una intervista esclusiva a Livornopress, il presidente di Jobson Group Livorno commenta la recente presa di posizione a favore di Azimut Benetti da parte della Fiom/Cgil
Dopo la presa di posizione dei sindacati interni (RSU Fiom Cgil) di Azimut Benetti sul tema gara bacini, abbiamo sentito l’opinione di Massimo Netti, Presidente di Jobson Group Livorno, una delle nove basi Tecnologiche del Service internazionale del gruppo Jobson, nonché base Tecnica ingegneristica, che segue tutte le necessità di studio per la gara dei bacini in corso.
Le Rappresentanze Sindacali Unitarie Fiom Cgil dipendenti di Azimut Benetti hanno espresso preoccupazione per il persistente blocco del bando di gara dei bacini e pure per la loro azienda. Cosa ne pensa?
«Trovo giusto che i dipendenti di un’azienda si preoccupino dell’impresa cui fanno capo e del loro posto di lavoro, questo vuol dire seguire la vita dell’ azienda stessa. Certo che pero non è un buon segno se spontaneamente i dipendenti ed in detta questione i loro rappresentanti essendo RSU, prendono queste iniziative davanti a una gara di tale importanza. Normalmente i dipendenti dovrebbero essere rassicurati dalle proprie Direzioni Aziendali e non esprimere pubblicamente la loro preoccupazione….Questo non è molto chiaro nelle stabilità di sicurezza aziendale. E poi mi permetta: dei generali non mandano allo sbaraglio i propri soldati».
Fabio Raffaelli, Nicola Baglini e Vittorio Milella, come RSU all’interno di Azimut chiedono il rispetto del Piano Regolatore Portuale (PRP).
«Conosco da tempo Fabio Raffaelli, visto che frequentiamo gli stessi ambienti tecnici. È una brava persona! Ritengo opportuna la richiesta di accelerazione sui bacini e poi sul PRP portata avanti da lui e i suoi colleghi; quelle stesse posizioni si ritrovano nelle nostre linee sul bando di gara. Abbiamo le stesse visioni sulle tipologie e dimensioni che devono avere le navi in lavorazione: 28,8 metri di larghezza, come indicato nel bando di gara per la larghezza massima e quindi di rispetto per i 30 metri messi a disposizione per la banchina 76 nel PRP. Certo, loro parlano di yacht di lusso, noi di navi da crociera di lusso. Quindi la ricaduta occupazionale in termini di lavoro e di redditività nel nostro caso ha un effetto moltiplicatore».
Cosa intende per “effetto moltiplicatore”?
«È semplice. Uno yacht di lusso costa in genere un milione a metro lineare, ed ha un’altezza di un piano ed accessori. A quanto potrà arrivare uno yacht? 100 metri, uno-due piani? Lei pensi che una nave da crociera media di lusso è circa 230 mt ed ha una media di 9 piani sovrastruttura… faccia lei un conto immaginario! Altra cosa è lavorare su un refit (manutenzione) di uno yacht che esce tre mesi l’anno e un conto lavorare su una nave che viaggia 365 giorni l’anno in mediterraneo ed oceano. Loro un piano, noi nove. Loro 10 camere da sistemare e noi 2.000». Oltre tutti gli appalti di navigazione tecnica. Il moltiplicatore di lavoro e redditività è circa di 1 a 10».
I rappresentanti sindacali hanno parlato della lavorazione separata nei cantieri pisani – piombinesi e della necessità di utilizzo del bacino galleggiante per il varo finale…
«È una bella cosa sapere come avvengono le lavorazioni degli yacht in cantiere. Seppur siano piccole imbarcazioni o piccole navi rispetto a quelle medie da crociera. Vorrei si sapesse che non abbiamo mai avuto nessuna preclusione nei confronti di Azimut. Nei nostri progetti di gara – e le maestranze politiche / sindacali dovrebbero saperlo, dato che è già stato ampiamente spiegato e ripetututo loro – che nei progetti , all’ area di ingresso bacini, vi è dedicata un’apertura di ingresso della larghezza di 35 metri che consentirebbe il passaggio di uno yacht di media stazza fino a 100 metri e il varo programmato tramite il bacino galleggiante. Questo proprio perché rispettiamo l’occupazione dei dipendenti e la necessità di poter continuare le loro attività, evitando timori o terrorismo loro imposti».
Il bacino galleggiante però è ancora occupato dalla nave Urania.
«Abbiamo da tempo presentato una lettera all’Autorità Portuale con la nostra disponibilità a rimuovere la nave, ed il tutto in autofinanziamento per andare in soccorso alle necessità della città e problematiche collaterali a detta sorta, ma abbiamo saputo da questa che l’operazione non è fattibile perché ci sarebbero ancora indagini in corso».
I sindacati Cgil/Fiom hanno detto che i dipendenti diretti di Azimut sono 204, mentre 700 sono esterni.
«A noi fa piacere che Azimut Benetti abbia 204 dipendenti diretti e 700 facciano parte dell’indotto esterno, ma, da buon livornese, mi farebbe molto piacere se vi fossero 700 dipendenti livornesi invece di ditte estere e non. Nonostante ciò abbiamo il massimo rispetto per quel 65 per cento dei 204 dipendenti che i sindacati hanno rilevato ad oggi , tramite sondaggio essere livornesi».
Ed è in corso una mappatura degli appalti e delle professionalità.
«Ci fa piacere che i giovani sindacalisti della RSU facciano questa mappatura per migliorare gradualmente le condizioni di lavoro anche di quelli non direttamente dipendenti ma facenti parte dell’indotto esterno. Chi lavora nell’indotto del cantiere dovrebbe avere almeno il minimo del contratto nazionale italiano, come il buon Raffaelli e il segretario Fiom Simone Puppo ben sanno. Credo che la Cgil col nuovo corso di Fabrizio Zannotti stia facendo un buon lavoro, grazie anche alla mentalità aperta e dinamica del suo segretario generale».
I sindacati temono per il futuro a Livorno di Azimut Benetti
«In questa fase vorrei tranquillizzare Fiom, Cgil e i dipendenti Azimut. Più volte abbiamo cercato incontri con Poerio e offerto la nostra piena disponibilità a collaborare cercando di creare un accordo condiviso. Ci sono gli estremi per creare il più grande ed unico polo tecnologico di lusso nautico navale del Mediterraneo. Un risultato di questo tipo toglierebbe molte paure e perplessità ai dipendenti e porterebbe un grande risultato economico a tutta la città oltre ad un passo al futuro del nostro porto. Nonostante i vari incontri, tra cui l’ultimo poco tempo fa, lo stesso Poerio si è però sempre negato a tutte le forme di collaborazioni o fattibilità proposte, ribadendo che a lui serve tutto. Credo che il medesimo dovrebbe essere più sincero con i suoi dipendenti informandoli delle sue azioni ma cessando di terrorizzarli con la possibile emigrazione del lavoro. Per questo mi suona strano che alle riunioni sia così sicuro e inflessibile, mentre poi i sindacati all’esterno si preoccupano così tanto. Speriamo che le loro perplessità non siano il polso dell’attuale sicurezza Aziendale».
Alcune testate locali, riprendendo acriticamente il comunicato sindacale, parlano di 1500 posti di lavoro nel cantiere di Livorno. Le sembra praticabile?
«40.000 mq di Cantiere divisi per 1500 persone significa una persona ogni 26 metri quadri, senza contare le superficie occupate da navi e attrezzature… starebbero alquanto stretti. Spero di vedere veramente un giorno tutta questa gente, ma per il momento non l’ho vista passare dal solo tornello che c’è all’ingresso Vorrei far memoria a chi ha espresso questa dichiarazione che il famoso Cnfo era occupato in superficie tre volte tanto con 1800 dipendenti ….E le posso assicurare che tal numero si nota, non si crea a parole»!
I sindacati hanno detto che non c’è alcuna alternativa ad Azimut Benetti…
«Probabilmente 18 anni fa Livorno si è aggrappata all’unica realtà presentatasi dopo la disfatta della Coop CNFO (Cantieri Navali Fratelli Orlando), per non parlare dei retroscena immobiliari, eseguiti ed in corso. Ma noi del gruppo Jobson siamo riusciti a vedere da decenni oltre il piccolo yacht da 100 metri, portando ed applicando nuove Tecnologie sulle crociere di lusso, costruite nei più grandi cantieri del mondo. La nostra volonta è formare professionalità tecnologiche alle nuove generazioni, ricreando una forte economia nelle lavorazioni portuali del nostro porto livornese, guardando al futuro del sistema navale di lusso. Vi sarà posto anche per le professionalità over da riqualificare, partiremo proprio da loro e a seguire le necessità cittadine».
In effetti, se si parla dei bacini di carenaggio, i sindacati Fiom/Cgil sembrano essersi dimenticati di qualcuno..
«Rimango perplesso quando i sindacati sponsorizzano Azimut Benetti indicando anche Jobson, ma dimenticando e chiudendo le porte completamente alle vere protagoniste del tutto, o meglio: Le Aziende di Livorno, che fanno parte del gruppo ATI dei Riparatori Navali del nostro porto. Eppure i riparatori navali all’epoca del passaggio da CNFO a Benetti, per permettere la sua venuta, hanno rinunciato al 50 per cento dei loro crediti (110 miliardi di lire) in cambio dell’accordo a 3 gambe e di assunzioni cui hanno beneficiato 60 lavoratori delle aziende chiuse, tra cui la LIPS e lo stesso Raffaelli che ne era dipendente. Oggi probabilmente il tempo ha cancellato l’accordo ministeriale che Azimut ha siglato con la città ed i dipendenti hanno cancellato dalla loro memoria questo sacrificio eseguito per la loro salvaguardia del loro posto di lavoro…. Eppure ciò mi pare strano, perché queste cose si dimenticano solo volutamente».