Stella Sorgente su ritiro della candidatura a capitale italiana della cultura 2021
Livorno 26 gennaio 2020 – “Leggendo la notizia del ritiro della candidatura per capitale italiana della cultura 2021 avverto sensazioni contrastanti.
Da una parte infatti viene riconosciuta “l’idea dei 5 stelle” (cosa, di per sé, rara per Salvetti), ma si dice (per bocca dell’Assessore Lenzi) che “non basta lo stanziamento da 500 mila euro lasciato dalla precedente amministrazione”.
Di certo non sarebbe bastato come unica misura per affrontare la candidatura ma, intanto, se quei soldi fossero stati davvero spesi per questo scopo, oggi forse la decisione sarebbe stata diversa.
Con questo mezzo milione, infatti, era stato creato un bando per mobilitare le energie culturali della città: tanti progetti validi stavano nascendo e aspettavano solo di essere finanziati e valorizzati in un grande progetto unitario.
Per candidarsi per il 2021, nei 7 mesi passati, l’amministrazione PD avrebbe fin da subito potuto impegnarsi a fondo: il progetto nel suo complesso, oltre al già citato bando, prevedeva infatti il proseguimento del percorso di coinvolgimento già avviato con molti soggetti pubblici e privati che volevano sostenere una sinergia creativa che avrebbe potuto portare Livorno a vincere.
Ma se è stato fatto poco o nulla nel frattempo, allora non resta che condividere l’opportunità di non candidarsi per il 2021 e attendere il 2022.
Più che l’amaro in bocca dato da un arrendersi prima di iniziare, resta il dubbio che la decisione di non candidarsi fosse già stata presa da Salvetti, nonostante che nel novembre scorso l’Assessore Lenzi avesse dichiarato pubblicamente che Livorno si sarebbe candidata.
Non convince infine la narrazione per cui la scelta di non farlo sia maturata soltanto dopo un incontro in Regione: non vorremmo, a questo proposito, che ci fosse stata anche una qualche ingerenza da parte della Regione stessa in favore di altri comuni toscani.
Il resto è solo retorica, se si considera il passaggio in cui il Sindaco ci dice che preferisce stare con le “donnine di Shangai” e non nei salotti romani.
Alla luce della situazione non ci rimane che auspicare un vero percorso partecipativo per raggiungere l’obiettivo nel 2022 e che non vada perso il lavoro già fatto con gli incontri con le realtà culturali e i soldi già investiti (quelli pagati a Promo PA per iniziare il dossier).
Infine, un altro motivo di rammarico sta nel fatto che nel 2021 sarebbe stato possibile valorizzare al meglio il centenario dalla nascita del PCI e ciò dovrebbe stare molto a cuore all’attuale maggioranz”.